Barba sfatta, tuta e voglia di far sentire la sua voce senza remore. Probabilmente anche per questo, nel giro di poco tempo, ha rapito presidente e tifosi. Mister Sarri è l'uomo del popolo biancoceleste e come tale sente il dovere di far sentire la propria voce a nome di quel popolo che ha più volte chiamato e definito "suo". Maurizio Sarri è l'allenatore che ora lotta contro il potere, chiede spiegazioni e le pretende, lasciando a casa i francesismi per evidenziare e sottolineare una mancanza perseverante nei confronti della sua squadra. Le proteste dell'allenatore della Lazio non iniziano di certo oggi; ha discusso i calendari decisi dalla Lega, la Nations League e il nuovo mondiale deciso dalla Fifa. Sarri è il Comandante e non lo è solo in senso metaforico, vuole guidare la propria rivoluzione contro ciò che rende "usa e getta" il calcio.
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Lazio, Sarri: l’uomo del popolo biancoceleste in lotta contro il potere
Un anno
E la sua voce Sarri non sta cercando di farla sentire certamente dallo scorso sabato. Sarri dopo la sfida al Napoli si è sfogato, ora rischia il deferimento, dopo che le sue parole sono state segnalate alla Procura Federale. Poco importa all'allenatore biancoceleste se questo comporta aver fatto sentire la sua voce e quella della Lazio tutta. Già un anno fa Sarri si era lamentato con gli arbitri dopo la rissa scatenata dall'Inter dopo il famoso gol di Felipe Anderson e il turno di squalifica rimediato per quel "dito minaccioso" nei confronti di Saelemaekers.
Oggettività
"Forse è anche colpa nostra, ma qui l'atteggiamento p diverso, spesso difficile da accettare" aveva dichiarato la scorsa stagione. Il tecnico biancoceleste rimane oggettivo anche nella sua analisi. Sabato ha comunque sottolineato la grande prova fatta dal Napoli e la percentuale di nervosismo della Lazio non viene di certo dimenticato. Non può tuttavia non storcere il naso davanti ai meri numeri che evidenziano che molte volte ciò che manca al calcio è proprio l'oggettività.
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