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Di Michele Cerrotta
È un dolce risveglio, stamattina, quello dei tifosi biancocelesti. Dopo tredici giorni di trattative e una firma che sembrava sempre distante un passo, ieri è arrivata l’ufficialità: Maurizio Sarri sarà il nuovo allenatore della Lazio. Una frase che, prima di due settimane fa, sarebbe stata pura utopia, per due ragioni. La prima, ovviamente, è da ricercare nel fatto che la Lazio un allenatore lo aveva già. E, al di là di contratti da rinnovare e paure di addii, era difficile immaginare chiunque altro seduto su quella panchina. Sono stati cinque anni ricchi di successi e colmi di soddisfazioni quelli di Inzaghi, che era ormai identificato dai laziali come laziale: uno di famiglia. E, soprattutto, uno di famiglia lo considerava anche il presidente Claudio Lotito. A questo - e per questo - si lega la seconda ragione.
Mimmo Caso, Giuseppe Papadopulo, Delio Rossi, Davide Ballardini, Edy Reja, Vladimiri Petkovic, Stefano Pioli, Simone Inzaghi. Questi sono i nomi di tutti gli allenatori dell’era Lotito. Nomi per cui arrivare alla Lazio era, in quel momento, praticamente il punto - raramente uno dei punti - più alto della carriera. Inzaghi era un figlioccio di Lotito - per stessa ammissione del presidente - ed è un allenatore diventato grande in biancoceleste. C’era stato, prima di lui, il tentativo di portare Bielsa a Roma, è vero, ma di fronte a un carente progetto tecnico ricordiamo tutti come andò a finire. Per questo motivo l’arrivo di Sarri alla Lazio è una svolta epocale. Per la prima volta nell’era Lotito arriva a Formello un allenatore già campione d’Italia, capace di vincere anche un’Europa League. Con squadre fortissime, certo. Ma il cambio di mentalità è evidente.
Lo ha ammesso lo stesso Lotito, con la nota di ieri. È una Lazio che vuole crescere, la scelta dell’allenatore lo testimonia. Arriva, abbiamo detto, un allenatore titolato, ma non solo: arriva un allenatore che esige un bel calcio dai suoi giocatori. Sempre con concretezza, quella toscana, e con la consapevolezza della gavetta a far da base a una carriera decollata negli ultimi anni. E sempre con uno sguardo all’azienda: niente grandi nomi ma profili giusti da un mercato che - l’arrivo di Sarri garantisce - ci sarà e sarà del giusto livello. E ancora una volta, forse per l’ultima, i tifosi biancocelesti devono ringraziare Simone Inzaghi: l’unico capace di convincere Lotito a progettare davvero una grande Lazio.
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