Un'ultima sigaretta sulle scale di Formello con Bianchi e Fabiani, l'armadietto svuotato e poi l'addio al centro intorno alle 16:55. Si è chiuso così l'ultimo giorno di Maurizio Sarri da allenatore della Lazio. Un ultimo giorno in cui ha deciso di togliere il disturbo, soprattutto quello degli altri 8 milioni lordi che mancavano del suo stipendio. La società ha accettato di pagargli le mensilità passate più le tre fino al 30 giugno. Se ne va da gran signore e da grande uomo, come se mai ci fossero stati dubbi.
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Lazio, Sarri lascia: la ricostruzione dell’ultimo giorno. Cosa è successo
Una decisione quella presa dal tecnico che comunque ha spiazzato tutti. Lotito e Fabiani si erano interrogati fino all'una di notte dopo la sconfitta con l'Udinese. La società continuava a considerare Sarri il meno responsabile del crollo, non voleva darla vinta a chi remava contro sia all'interno e all'esterno. A questo si aggiunge poi il fatto che la società non intravedeva alternative possibili. Sarri ha colto dunque il club di sorpresa.
Nella notte il tecnico si era confrontato con il suo staff nella sua villa all'Olgiata fino alle 3 di notte. La Lazio ha provato invano a respingere le dimissioni, ma ha capito che accettarle sarebbe stato l'unico modo per provare a dare un senso a questa stagione. A nulla è servita anche una "finta" delegazione di 6 senatori per provare a fargli cambiare idea. Il punto era di non ritorno, come la strada presa da Sarri alle 16.55 quando il cancello di Formello si è chiuso dietro le sue spalle per l'ultima volta.
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