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Sarri
Di Michele Cerrotta
Frutti positivi quelli raccolti dalla Lazio dopo un anno di cura Sarri. La fase difensiva, in particolare, dopo le difficoltà della scorsa stagione si sta dimostrando di ben altro livello. I numeri sorridono ai biancocelesti, che hanno oggi la seconda miglior difesa del campionato. Tuttavia c’è ancora qualche dettaglio da sistemare, in particolare per quanto riguarda le punizioni e gli angoli a sfavore, così come i rigori contro. È il problema principale di questa nuova versione della Lazio di Sarri. Considerando le prime nove gare della stagione, preoccupa il dato difensivo.
Sarri sui calci piazzati aveva basato buona parte delle sedute anche ad Auronzo di Cadore, ma i risultati per il momento non sono stati quelli sperati. Di base c’è anche un problema di natura strutturale, legato alla statura dei calciatori. La difesa della Lazio e tutta la squadra in generale tende a farsi preferire per la tecnica piuttosto che per la fisicità, una questione evidente rispetto a molte altre squadre di Serie A.
Dei cinque gol subiti fin qui in Serie A solo quello segnato da Gabbiadini a Genova, valso il pareggio della Sampdoria, è arrivato da palla in movimento. Gli altri quattro gol sono arrivati tutti all’Olimpico e tutti da palla inattiva. Il rigore di Arnautovic, la deviazione di Lautaro sulla punizione di Dimarco e i due calci d’angolo che hanno portato ai due gol del Napoli. Guardando all’Europa League cambia poco. Quattro delle sette reti arrivate in due partite - pesa la disfatta con il Midtjylland - sono arrivate da gioco fermo. Il rigore di Gimenez contro il Feyenoord, quello di Evander contro i danesi, la ribattuta di Isaksen e la conclusione di Sviatchenko sugli sviluppi di una punizione. Un trend insomma da invertire il prima possibile: la solidità difensiva deve arrivare anche da palla inattiva per poter puntare in alto.
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