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Pedro, Immobile e Felipe Anderson
Quando Ciro Immobile si è fermato, al 28' contro l'Udinese, sugli spalti dell'Olimpico è calato il gelo. L'uscita dal campo del bomber biancoceleste ha inciso anche sulla squadra da un punto di vista mentale e psicologico. Da quando il capitano ha lasciato il terreno di gioco la squadra ha pagato il contraccolpo. C'è un evidente motivo tattico: la capacità di Immobile a dettare la profondità è una dote che nessun altro giocatore in rosa può offrire. Guardare il movimento di King Ciro è il primo input nella testa della squadra. Sono pensieri che si sono cementati grazie a degli automatismi che la Lazio ha mantenuto anche dopo il cambio di guida tecnica. Perché l'intelligenza di Sarri, come confermato da lui stesso in una recente intervista, è quella di adattarsi alle caratteristiche dei propri interpreti.
Una Lazio che gioca sì di palleggio ma molto più verticale rispetto alle passate esperienze sarriste. Senza la presenza di Immobile Sarri dovrà reinventare le gerarchie offensive, studiare diversi movimenti e trovare soluzioni alternative. Magari non spostando Milinkovic da prima punta ma mettendolo al centro delle azioni offensive biancocelesti. Insomma, quando hai in rosa un attaccante che segna 30 media di gol a stagione costruisci attorno a lui le tue idee di gioco, perfezioni movimenti ed affini l'intesa. Adesso, però, servirà trovare altre vie: ciò che è certo è che la qualità non manca.
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