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Salas: “Sarei voluto tornare alla Lazio. L’emozione più grande? Lo Scudetto”
Uno Scudetto, due Supercoppe italiane, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe e - ovviamente - la Supercoppa Uefa decisa proprio da un suo gol: questo racconta il palmares in biancoceleste del MatadorMarcelo Salas. L'ex attaccante cileno è tornato nella Capitale, sarà presente all'Olimpico per la sfida tra Lazio e Torino ed è intervenuto ai microfoni ufficiali del club per un viaggio tra i ricordi della sua avventura in biancoceleste.
"È sempre un piacere tornare a Roma e qui a Formello dove ho tanti ricordi. Ora posso approfittare per girare di nuovo questa città. La Supercoppa Uefa l'ho portata io? No dai tutta la squadra, il merito è di tutti, non la vedevo da quella volta, approfitto per toccarla ancora (ride, ndr.). Mi fa piacere che la gente ricordi ancora questa coppa e lo Scudetto vinto con i miei compagni. Quella sera io ero arrabbiato perché non ero partito da titolare, purtroppo Simone (Inzaghi, ndr.) si è fatto male per colpa di Stam, che poi diventò nostro compagno e ho avuto modo di entrare e fare il gol per vincere questa coppa.
Credere nel destino? Ho avuto modo di vincere lo Scudetto dopo 25 anni in Cile e dopo 25 con la Lazio, il destino di certo ha ancora cose in serbo per me da farmi scoprire. River? La prima partita che gioco da titolare la gioco contro il Boca e ho fatto il gol del pareggio, i tifosi del River ancora lo ricordano. Il Superclasico poi è il derby della Capitale in Argentina, è stato un momento importante per me. Esordio con il Cile? Anche lì ho segnato il gol del pareggio contro l'Argentina di Maradona, Caniggia, Batistuta, Simeone: ho avuto la fortuna di bagnare il mio esordio in Nazionale con un gol a 19 anni.
La prima partita del Mondiale in Francia? Contro l'Italia fu una bella partita, segnai due gol: per me è una delle partite più importanti della mia vita perché ho potuto giocare solo quel Mondiale. Dopo quel Mondiale arrivai a Roma e quei due gol erano un biglietto da visita molto importante. La doppietta a Wembley contro l'Inghilterra? La Lazio mi aveva preso due settimane prima, il giorno dopo la partita dovevo essere a Roma per la presentazione, feci anche lì due gol. Gli U2 in Cile con la maglia della Nazionale? Durante il concerto fecero vedere sullo schermo dei gol, tra cui i miei.
Idolo dei laziali per il mio stile di gioco? È bello sentire questo, sembra di aver lasciato un bel ricordo nella gente. Io non ero solo un attaccante, sapevo di poter andare più indietro, iniziare una giocata o fare un assist. Io ho iniziato da centrocampista, ho giocato da 10 fino ai 19 anni: volevo essere Maradona come tutti i bambini sudamericani. Potevamo vincere più Scudetti? Nel 98/99 lo abbiamo perso con il Milan, non so cosa è successo, avevamo 6/7 punti di vantaggio ma non siamo riusciti a vincere e il Milan ci riprese. Ricordo che dicemmo che l'anno successivo dovevamo vincere e così è stato.
L'attesa di Juve-Perugia? Ero nello spogliatoio, ascoltavamo tutti la radio e quando la partita è finita siamo andati in campo con i tifosi, ho ancora le foto: è stato meraviglioso. Il segreto della mia Lazio? Io sono sempre stato uno che ascoltava i più grandi, abbiamo avuto tanti confronti che rimanevano nello spogliatoio e in campo eravamo tutti unito per vincere. Mister Eriksson e Sinisa? Ci hanno lasciato troppo presto, due grandi persone. Il mister è stato un grande per me, come riusciva a gestire questa squadra di campioni era impressionante. Sinisa mi ha aiutato tanto quando sono arrivato, avevamo una grande amicizia.
Parlo ancora con tanti miei ex compagni, però Sinisa mi ha lasciato qualcosa in più, i laziali sanno che ha fatto tutto ciò che poteva per questa maglia. Sarà sempre nel mio cuore. Pentito di aver lasciato la Lazio? Qui ho vissuto i miei migliori anni, sarei voluto tornare e stare un paio di anni in più ma quando sono andato via era il momento giusto. Quando sono andato via avevo qualche problema con Sven e ho avuto modo di andare in un grande club come la Juventus. Ho deciso di andare ma speravo di tornare ma per altri problemi familiari ho deciso di tornare in Argentina ma sarei tornato volentieri un paio di anni alla Lazio. Un'emozione che mi è rimasta più dentro? Lo Scudetto, senza dubbio. Mancava da 25 anni, penso che per tutti i laziali veri sia stato il momento più importante".
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