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Rovella
Gli manca solo il gol e poi fa veramente tutto: Nicolò Rovella non è una sorpresa nel centrocampo biancoceleste. Andava aspettato, un po' anche gestito perché un talento del genere non si può fermare alle prime difficoltà. Non è di certo abituato a farlo lui, che due anni fa è andato via stizzito da Torino, dove la Juventus ha preferito mandarlo via per fare cassa e dargli la possibilità di giocare con più continuità.
Poco importa, perché lui a Roma, dopo un breve periodo di adattamento, ormai sta benissimo: sembra laziale di nascita, si sente laziale e vive il rapporto con la tifoseria e tutto l'ambiente circostante quasi in simbiosi. Era quasi venuto fuori l'anno scorso, un po' a sprazzi, per poi sbocciare completamente come un fiore maturo quest'anno, con una condizione fisica che definire straripante è appena sufficiente.
Anche perché se è vero che si sapeva fin troppo delle sue capacità tecniche, erano meno note quelle da interditore, tra l'altro elegante e puntuale: merito di Baroni prima e Guendouzi poi, perché la coppia con il mediano francese è forte, completa e sa adattarsi molto bene ai vari contesti di gioco, come ieri sera quando è servita un'inedita linea a tre con Vecino per intasare le linee avversarie.
I numeri di ieri sono solo l'ennesima riprova di una crescita veloce e vorticosa: 13 mila chilometri percorsi(più di ogni altro calciatore in campo), 74 palloni giocati e il 95% di passaggi riusciti, oltre a 4 recuperi nel corso della gara. Il tutto in un netto crescendo, che si è manifestato prima con la gestione del primo spezzone della gara e poi con interventi e amministrazione del traffico intorno all'area di Provedel nel secondo tempo.
"Non mi sono goduto tanto la convocazione, adesso sono pronto a raggiungere i compagni aCoverciano" ha dichiarato alla termine della vittoria di misura sul Monza. Da lì era partito tutti, oggi Nicolò si gode una ritrovata fiducia e il calore di tutto i suoi tifosi, affascinati da questa chioma bionda che ricorda tanto alcuni vecchi interpreti biancocelesti del ruolo, come Lucas Leiva. Un paragone che evoca solo dolcissimi ricordi.
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