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Romagnoli
Ci sono voluti ventisette anni e sette mesi, giorno più e giorno meno, per vedere Alessio Romagnoli con la maglia della Lazio. Un’attesa lunghissima. Snervante soprattutto in questi ultimi mesi di trattative portate avanti fino allo sfinimento. Ma il matrimonio alla fine è arrivato, ed è questo ciò che conta davvero. Dopo un passato nelle giovanili - e non solo - della Roma, dopo una breve esperienza alla Sampdoria e dopo sette anni al Milan, Alessio Romagnoli è diventato finalmente un giocatore della Lazio. La data del matrimonio è quella del 12 luglio 2022, quella della presentazione è invece quella del 18 luglio. Sui social, infatti, i canali ufficiali biancocelesti hanno dato appuntamento a tutti i tifosi per le 22 di questa sera, annunciando Romagnoli come protagonista della serata.
“Credo che si sia realizzato il mio sogno di quando ero bambino, non volevo giocare in Serie A: volevo giocare alla Lazio. Penso sia stata l’emozione più grande della mia vita, sicuramente sportiva ma anche in generale. Indossare questa maglia significa coronare quello che volevo da bambino. Credo che non ci sia nulla di male a dire la propria fede, anche se ho giocato con altre squadre per tanti anni, credo che se uno porti rispetto e dia il proprio meglio può dichiarare tranquillamente di essere tifoso di un’altra squadra come feci io diverse volte nel corso degli anni. Andare via dalla Roma fu molto importante, andai in un grande club come il Milan e mi sentivo più libero di esprimere quello che tifavo, e che tifo. Quella maglia fu una delle più belle maglie di sempre della Lazio e volevo ricordare quel momento.
Credo sia un fatto fantastico, andavo sin da bambino allo stadio. Mio papà è della Lazio, mia nonna con cui ero molto legato è laziale. Significa finalmente indossare la maglia sempre sognata. La tredici me la porto dietro da diversi anni, penso che Nesta sia stato il più forte difensore di tutti i tempi. Credo che nessuno sarà mai come lui, quello che ha rappresento per la Lazio e per il Milan, per un’era, è stato eccezionale e irripetibile. Indossare la sua maglia e il suo numero è qualcosa di emozionante, l’ho indossato al Milan e ho l’onore di indossarlo qui. Cercherò di fare del mio meglio. La Lazio aveva dei problemi in quel periodo, lui era uno dei sacrificabili ma penso per lui sia stato un forte trauma. Ma poi è stato bravo a vincere tutto col Milan.
Il dispiacere è che ce lo siamo goduti poco, ma rimane sicuramente la felicità di averlo visto in quegli anni. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma in questi giorni non l’ho sentito, ho provato a isolarmi da tutto e tutti, anche dalle persone più care. Avevo solo la mia famiglia e pochi amici, ho provato a stare tranquillo e chiudere la trattativa. Prima volta allo stadio? Ero veramente piccolo, penso sia l’anno dello Scudetto, anche prima, nel ’99. Mio padre mi portava spesso e andavo. Nel giorno storico non c’ero perché mancavano i biglietti, ma me la sono goduta da casa, per noi laziali è uno dei più bei giorni sempre, anche per come è arrivata la vittoria del campionato. Mi dispiace di non essere andato allo stadio ma non avevo trovato i biglietti.
Ogni volta che giocavano all’Olimpico contro la Lazio era mio solito, ogni volta che entravamo in campo e c’era l’inno, mettermi la felpa sopra il naso e cantare l’inno, l’ho sempre fatto ogni volta che giocavo all’Olimpico. Credo che la non esultanza sia il rispetto dei miei ideali e della mia fede, qualcosa per cui vado oltre. Non ci sarei mai riuscito Sono fatto così, è un principio mio che ho. Il rispetto è la prima cosa, ho sempre rispetto questa fede e questa maglia. Ciro mi massacrava di chiamate, mi ha chiamato ogni giorno e ogni mattina. Anche Danilo, ma mi ha fatto molto piacere, è spettacolare sentire il calore dei compagni, oltre alla società. Dopo aver sentito il calore loro e dei tifosi era impossibile non accettare. Per me e per la mia carriera era impossibile non fare un percorso a Milano.
Ma ogni volta che giocavo contro la Lazio con Igli parlavamo della durata del mio contratto. Ho sempre detto che volevo giocare nella Lazio e non volevo andare avanti con gli anni. Credo che sia l’età giusta, vengo da un problema abbastanza serio, la pubalgia, che sto risolvendo. Credo che sia giusto dare il 100%, anzi molto di più, per questa maglia. L’emozione più bella che ho avuto fino adesso è stato lo striscione in un Lazio-Milan di Coppa Italia. Riceverlo da avversario è stato il momento più bello, giocando da avversario anche se tifoso.
Sapevo che in Paideia sarebbero arrivate tantissime persone, ma credo che tra compagni e tifosi la mia voglia di venire era moltiplicata al 1000%. Era impossibile dire di noi, li avrei traditi e non sarebbe stato giusto. Loro mi hanno dato tanto in questi giorni e ora toccherà a me restituire con gli interessi tutto quanto. Il mio augurio e la promessa è che solamente insieme potremo raggiungere dei grandissimi risultati. So che siete una parte fondamentale di questa famiglia e quindi mi raccomando, avanti insieme”.
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