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Lazio, Rodia: “Ecco le parti critiche del ritiro. Le amichevoli e Immobile…”

redazionecittaceleste

Le parole del medico biancoeleste al termine dell'allenamento mattutino agli ordini di mister Sarri nel ritiro veneto di Auronzo di Cadore

La Lazio continua a lavorare sotto le Tre Cime di Lavaredo. Quattordicesimo giorno ad Auronzo, domani l'ultima amichevole alle 18:00 contro l'NK Bravo. Questa mattina, invece, la consueta seduta mattutina agli ordini di mister Sarri davanti agli ancora tanti tifosi biancocelesti. Al termine, il dottor Rodia è intervenuto ai microfoni del canale ufficiale della società. Queste le sue parole.

Come sta procedendo il ritiro?

Molto bene, non ci sono stati chissà quali problematiche. Giusto qualche caso sporadico, ma è una situazione normale. La prima e l’ultima fase del ritiro sono le più critiche”.

Quest’anno c’è la Champions…

Dovremo prendere in considerazione allenamenti più ravvicinati e il fatto che in alcuni casi non potremo. Sarà importante programmare bene i recuperi e sperare di avere sempre la rosa al completo. Abbiamo fatto degli investimenti nel Lazio Lab, vogliamo avere numeri e dati che ci facciano capire le eventuali criticità”.

Immobile?

Lo scorso anno ha avuto il problema di non avere continuità di allenamenti. Le lesioni sono sempre arrivate in punti diversi, non ha mai avuto troppo tempo per recuperare. Dopo ogni infortunio è importante avere tempi di recupero adeguati per tornare agli allenamenti”.

Sul ritiro...

Sì, diciamo che in un ritiro di 17 giorni come Auronzo in cui per diverse giornate si fanno doppi allenamenti le fasi più critiche sono quelle iniziali e finali. I calciatori prima di arrivare si allenano, ma in palestra e da soli è diverso rispetto allo stare sul campo. Poi è critica la parte finale perché i giocatori si affaticano, sta a noi medici e al gruppo dei preparatori graduare i carichi di lavoro adatti per permettere un aumento di forza e ossigenazione delle masse muscolari”.

Quanto timore c’è per le amichevoli?

Il problema è che magari i nostri giocatori prendono le amichevoli con il senso giusto, poi giochi con i dilettanti o comunque con squadre non di alta categoria che sfruttano l’occasione per mettersi in mostra e danno un intento alla gara diverso. Ecco perché può essere meno pericoloso fare amichevoli con squadre dello stesso livello. Timore comunque non c’è, ma consapevolezza che alcune squadre possono entrare in campo con determinazioni diverse. Servirebbe lo spirito giusto da parte di tutti: divertirsi e riprendere la forma. L’intento non dovrebbe essere quello di vincere e dimostrare superiorità rispetto agli avversari”.

I calciatori hanno tutti una determinata dieta. Qualcuno di loro ce l’ha personalizzata per esigenze personali fisiche?

Diciamo che i calciatori provengono anche da nazioni e continenti diversi, nascono con abitudini alimentari differenziate. Ci sono i nutrizionisti, qualcun che li consiglia. La nostra difficoltà è giungere a una sintesi tra le loro abitudini e le nostre necessità. Per salutarci, sottolineo l’importante lavoro dello staff medico con il dottor Colautti e dei fisioterapisti, che si trovano tutto il giorno a lavorare su atleti con carichi di lavoro estremamente importanti in quantità e qualità”.