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Lazio, ripartire subito è l’unico modo per cancellare questa sconfitta

Edoardo Benedetti Redattore 
La Lazio soccombe contro un'Inter esagerata, Baroni ora ha il compito di lavorare sulla testa dei calciatori per limitare le ripercussioni

Il giorno dopo il tonfo è ancora più rumoroso. La Lazioperde 0-6 e cede il passo a un'Inter esagerata e straripante atleticamente davanti ai propri tifosi. Mai nella loro storia i biancocelesti avevano fatto registrare un passivo così pesante. Sono partite molto difficili da digerire, il divario tecnico-tattico evidenziato dal rotondo risultato maturato ieri è differente dai tre punti che separano i capitolini dai nerazzurri, che devono recuperare la partita contro la Fiorentina.

La Lazio sì è sciolta come neve al sole, dopo quaranta minuti di buon ritmo e di spunti il gol su rigore di Çalhanoğlu ha scombussolato i piani e la testa dei padroni di casa, inermi spettatori di uno spettacolo assurdo. Il gol del raddoppio ospite è la fotografia di una notte inconcepibile: Lautaro Martínez è bravissimo a giocare a muro attraendo Patric fuori dalla sua zona di competenza, con un passaggio orizzontale spezza in due i biancocelesti che non riescono a rinculare velocemente, Dumfries crossa di prima e Marusic, che aveva fatto una diagonale difensiva per tappare il buco di Patric, buca l'intervento, per Dimarco l'appoggio di piatto è un gioco da ragazzi.

L'approccio al secondo tempo è scioccante: era difficile ipotizzare una rimonta, soprattutto dopo l'avvicendamento tra Gila e Gigot e poi tra lo stesso francese e Lazzari, costringendo così Marusic centrale difensivo. Ma l'avvio di seconda frazione è shock: dopo pochi minuti Barella tenta un controllo che gli riesce a metà, ma ha tanto tempo e spazio da cambiare giocata e calciare violentemente verso la porta difesa da Provedel, il gol trovato è di pregevolissima fattura.

Da qui, la Lazio perde qualunque tipo di distanza e di motivazione: un brutto segnale, in controtendenza tra l'altro con quanto si era visto fino ad ora. Come da mantra di mister Baroni, era l'aspetto prestativo a restituire maggiore serenità ai tifosi biancocelesti grazie anche ai risultati. Ieri è mancato questo. Il gol di Dumfries è il tracollo totale: Bastoni ha estrema libertà e tenta una giocata telefonata, la difesa di casa è spettatrice e l'olandese, dominante nel gioco aereo, sorprende un Tavares da registrare, prende l'ascensore e infila Provedel per l'ennesima volta.

La partita è virtualmente chiusa, ma i biancocelesti non riescono a placare l'Inter, che recupera ferocemente un pallone strappato dai piedi di Tchaouna e mandano in gol anche il neoentrato Carlos Augusto. Chiude poi i conti Thuram. Lo shock è fortissimo, è una sconfitta bruciante che rischia seriamente di minare la serenità e la compattezza di un gruppo che mai prima d'ora aveva mostrato segnali di cedimento nervoso che, come testimoniato da Baroni, ieri c'è stato evidentemente. Adesso, però, c'è il Lecce e la Lazio deve tornare velocemente in scia.

Cancellare questa batosta non sarà facile: vari i punti critici della serata, ieri la squadra ha reagito in maniera sconclusionata e disillusa al micidiale uno-due che ha chiuso la prima frazione. Pesano gli errori difensivi, ma il cinismo dell'Inter ieri è stato fuori dal comune. Non può passare il messaggio che tra le due formazioni ci sia questa differenza, la sconfitta di ieri è figlia di un comune atteggiamento rinunciatario e sconnesso e anche di qualche episodio sfavorevole. E quanto fatto fino al fischio d'inizio di Lazio-Inter ne è la riprova.

Sabato la Lazio andrà dunque in Salento. Vincere è quasi obbligatorio, in una situazione normale verrebbe da dire che si sarebbe potuto abbonare anche un mezzo passo falso contro i giallorossi ma il calendario molto compresso e la scioccante sconfitta contro l'Inter rimandano ogni discorso. Concentrare tutti i malumori sarà il grande obiettivo di Baroni, che ieri non è riuscito chiaramente a riorganizzare e compattare una squadra completamente sfilacciata e mai in grado davvero di reagire alle criticità. E il dato che colpisce dell'assurda e dolorosa notte dell'Olimpico è che mai aveva dato sospetti finora di nessuno dei problemi già citati.