Il giorno dopo il tonfo è ancora più rumoroso. La Lazioperde 0-6 e cede il passo a un'Inter esagerata e straripante atleticamente davanti ai propri tifosi. Mai nella loro storia i biancocelesti avevano fatto registrare un passivo così pesante. Sono partite molto difficili da digerire, il divario tecnico-tattico evidenziato dal rotondo risultato maturato ieri è differente dai tre punti che separano i capitolini dai nerazzurri, che devono recuperare la partita contro la Fiorentina.
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Lazio, ripartire subito è l’unico modo per cancellare questa sconfitta
La Lazio sì è sciolta come neve al sole, dopo quaranta minuti di buon ritmo e di spunti il gol su rigore di Çalhanoğlu ha scombussolato i piani e la testa dei padroni di casa, inermi spettatori di uno spettacolo assurdo. Il gol del raddoppio ospite è la fotografia di una notte inconcepibile: Lautaro Martínez è bravissimo a giocare a muro attraendo Patric fuori dalla sua zona di competenza, con un passaggio orizzontale spezza in due i biancocelesti che non riescono a rinculare velocemente, Dumfries crossa di prima e Marusic, che aveva fatto una diagonale difensiva per tappare il buco di Patric, buca l'intervento, per Dimarco l'appoggio di piatto è un gioco da ragazzi.
L'approccio al secondo tempo è scioccante: era difficile ipotizzare una rimonta, soprattutto dopo l'avvicendamento tra Gila e Gigot e poi tra lo stesso francese e Lazzari, costringendo così Marusic centrale difensivo. Ma l'avvio di seconda frazione è shock: dopo pochi minuti Barella tenta un controllo che gli riesce a metà, ma ha tanto tempo e spazio da cambiare giocata e calciare violentemente verso la porta difesa da Provedel, il gol trovato è di pregevolissima fattura.
Da qui, la Lazio perde qualunque tipo di distanza e di motivazione: un brutto segnale, in controtendenza tra l'altro con quanto si era visto fino ad ora. Come da mantra di mister Baroni, era l'aspetto prestativo a restituire maggiore serenità ai tifosi biancocelesti grazie anche ai risultati. Ieri è mancato questo. Il gol di Dumfries è il tracollo totale: Bastoni ha estrema libertà e tenta una giocata telefonata, la difesa di casa è spettatrice e l'olandese, dominante nel gioco aereo, sorprende un Tavares da registrare, prende l'ascensore e infila Provedel per l'ennesima volta.
La partita è virtualmente chiusa, ma i biancocelesti non riescono a placare l'Inter, che recupera ferocemente un pallone strappato dai piedi di Tchaouna e mandano in gol anche il neoentrato Carlos Augusto. Chiude poi i conti Thuram. Lo shock è fortissimo, è una sconfitta bruciante che rischia seriamente di minare la serenità e la compattezza di un gruppo che mai prima d'ora aveva mostrato segnali di cedimento nervoso che, come testimoniato da Baroni, ieri c'è stato evidentemente. Adesso, però, c'è il Lecce e la Lazio deve tornare velocemente in scia.
Cancellare questa batosta non sarà facile: vari i punti critici della serata, ieri la squadra ha reagito in maniera sconclusionata e disillusa al micidiale uno-due che ha chiuso la prima frazione. Pesano gli errori difensivi, ma il cinismo dell'Inter ieri è stato fuori dal comune. Non può passare il messaggio che tra le due formazioni ci sia questa differenza, la sconfitta di ieri è figlia di un comune atteggiamento rinunciatario e sconnesso e anche di qualche episodio sfavorevole. E quanto fatto fino al fischio d'inizio di Lazio-Inter ne è la riprova.
Sabato la Lazio andrà dunque in Salento. Vincere è quasi obbligatorio, in una situazione normale verrebbe da dire che si sarebbe potuto abbonare anche un mezzo passo falso contro i giallorossi ma il calendario molto compresso e la scioccante sconfitta contro l'Inter rimandano ogni discorso. Concentrare tutti i malumori sarà il grande obiettivo di Baroni, che ieri non è riuscito chiaramente a riorganizzare e compattare una squadra completamente sfilacciata e mai in grado davvero di reagire alle criticità. E il dato che colpisce dell'assurda e dolorosa notte dell'Olimpico è che mai aveva dato sospetti finora di nessuno dei problemi già citati.
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