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Edy Reja
Ci sono allenatori che nella storia di un club ci entrano non solo per il numero di trofei conquistati durante la loro esperienza. Per la Lazio uno di questi è di certo Edy Reja. Due le sue esperienze in biancoceleste: la prima iniziata nel 2010, subentrando in corsa a Ballardini, fino al 2012. Dopo due anni, il 4 gennaio 2014, Reja tornò sulla panchina della Lazio sostituendo questa volta Vladimir Petkovic. Tante le soddisfazioni che lo legano alla Lazio, indimenticabile il derby firmato Klose del 16 ottobre 2011. In esclusiva al Corriere dello Sport l'allenatore classe '45 e attuale ct dell'Albania ha parlato del campionato in corso, ripercorrendo anche momenti della sua esperienza laziale. Tanti i ricordi di Reja che ha avuto modo di raccontare aneddoti anche su un fuoriclasse come Miro Klose.
A Napoli e alla Lazio si dimetteva e ci ripensava il giorno dopo.
"La delusione per un risultato o per le complicazioni ambientali ti può far pensare. Superato il momento, dimentichi e torni in campo. Fa parte del nostro lavoro".
Una volta, dicono, Klose bussò allo spogliatoio per farle cambiare idea.
"Volevo andarmene e lo comunicai alla squadra, salutandola. Dopo cinque minuti, vennero in due o tre a cercarmi nel mio spogliatoio. Miro mi guardò e disse: Dai su, mister, mettiti la tuta e andiamo in campo. Non facciamo scherzi. Mi cambiai e ripresi in mano l’allenamento".
E’ il più forte che abbia mai allenato?
"Non per i colpi, ma dal punto di vista professionale era imbattibile. Prendeva i palloni e li metteva nella sacca a fine allenamento, vedere i ragazzi della Primavera andare via senza raccoglierli, lo disturbava. Il primo giorno a Formello disse ai magazzinieri di non pulire i suoi scarpini, perché ci avrebbe pensato da solo. Questi sono i campioni. Gente da ammirare. Studiava gli avversari. Chiedeva le cassette per vedere i difensori che lo avrebbero marcato. Giocava sul centimetro, sugli anticipi. Grandissimo centravanti. Non so se diventerà un grandissimo allenatore. Di sicuro potrà essere di insegnamento a tanti ragazzi".
Lotito ha riscoperto in Sarri la saggezza che aveva smarrito con l’addio di Reja?
"Credo di sì, Lotito adora Maurizio, insieme fanno una bella coppia. Dal punto di vista tattico, come il primo anno a Napoli, Sarri ha avuto alti e bassi, ma c’è un filo logico, ora i calciatori lo conoscono, la squadra gioca bene. Ha vinto tatticamente e meritando il derby. La Champions? Ci spero, ma è dura. La Lazio dovrebbe uscire dalla Conference per arrivare tra le prime quattro in Serie A".
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