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Fabrizio Ravanelli
Da Peruzzi a Nedved, da Lichtsteiner a Marcelo Salas. Tanti sono i doppi ex di Lazio e Juventus partita da sempre storica nella nostra Serie A. Tra i tanti figura di certo Fabrizio Ravanelli: attaccante di razza, dotato di un grande senso del gol e che con le due squadre si è tolto non poche soddisfazioni. Una Coppa Uefa, una Champions League, uno scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa con la maglia della Juventus; trionfi nazionali poi replicati anche in biancoceleste. Ha guidato il reparto offensivo bianconero riportando a Torino uno scudetto che mancava da nove anni, nella Capitale ha avuto uno spazio non da poco nella storica stagione 1999/00. Ravanelli è stato intervistato da Il Cuoio, presente quest'oggi all'interno del Corriere dello Sport, raccontano le sue emozioni con entrambe le maglie.
"Juve e Lazio rappresentano le squadre che mi hanno dato più emozioni, oltre ad essere quelle con cui ho vinto di più. Due esperienze bellissime, che porterò sempre nel cuore. Chiaro che l'esperienza alla Juve è stata fantastica: da tifoso bianconero uscire a vincere con quella maglia è stata un'emozione unica. Un sogno che si avvera. Ma nel mio cuore c'è una grande parte biancoceleste. Ho un grande sentimento mi è stata vicina nei momenti in cui stavo vivendo una momento personale molto difficile".
Il gol segnato al Bologna nel giorno del centenario del club biancoceleste, fu dedicato a suo padre?
"Sarò sempre grato a colori della Lazio. Quel giorno è stato memorabile per me e per la Lazio tutta. Un'emozione grandissima: dedicai a mio padre quel gol, che ci permise di chiudere la partita e iniziare a festeggiare".
Storicamente si dice che vincere uno scudetto alla Juventus è quasi normale, farlo alla Lazio rappresenta un’impresa.
"Ho sentito questa frase tante volte, ma ti posso dire che io non sono d'accordo. Per me è stato esattamente il contrario".
Più complicato vincere un titolo con la maglia bianconera?
“Quando abbiamo vinto lo scudetto a Torino, la Juve veniva da un'astinenza che durava nove anni e ce la siamo giocata con il Milan che era considerato come il club più forte a livello europeo, nel bel mezzo dell'epoca Berlusconi. In quella stagione giocò e perse la finale di Champions League con l'Ajax. Noi iniziammo a fari spenti: nonostante il DNA e il blasone, non partimmo con i favori del pronostico. Ce l'abbiamo fatta. Con la Lazio fu completamente diverso".
La squadra biancoceleste era più forte della sua Juve?
"Sicuramente era stata costruita dal presidente Cragnotti per vincere in Italia e in Europa. Era una squadra formidabile, con un tecnico come Eriksson che era bravissimo. Sono stati due scudetti indimenticabili per me, ma rispetto a quello che si possa pensare, quello alla Lazio era più nei pronostici: lo scudetto alla Juventus arrivò quasi a sorpresa. Vincere a Roma con quella squadra, anche se lo abbiamo fatto solo all'ultima giornata e dopo una lunga rincorsa, era quasi più scontato".
Battendo proprio la Juve in volata.
"Quella Lazio era nettamente superiore a quella Juventus. Ripeto, sono state due stagioni esaltanti: la mia Juve non partì tra le favorite, ma poi fu capace di fare un percorso straordinario che l’ha portata a trionfare anche in Champions League. La mia Lazio era invece costruita per vincere fin da subito. Anzi, se posso trovare un difetto, credo che abbia vinto meno di quello che poteva. Già nella stagione precedente al mio arrivo a Roma, meritava di più".
Lippi ed Eriksson, che differenze ci sono tra questi due tecnici?
"Due allenatori vincenti. Diversi tra di loro, ma con una leadership e uno stile che li accomuna. Alla Juve Lippi ha avuto a che fare con giocatori pronti a tutto pur di vincere. Che avevano voglia e fame. Venivamo da un cambiamento di metodologie di lavoro e ci impegnammo tutti tantissimo. Erano gli anni in cui la Juve passo dalla gestione Boniperti a quella di davamo qualcosa in più. Alla Lazio Eriksson fece un lavoro completamente diverso. È stato bravissimo ad occuparsi della gestione di tutti i campioni. E ce n'erano tantissimi".
In Italia ha vinto gli stessi trofei con le maglie di Juve e Lazio. L'unica differenza sono i successi europei con i bianconeri.
"A Torino ho vinto una Coppa Uefa e una Champions League. A Roma è mancata la vittoria europea. Non so dirti bene il perché. Come ti dicevo, la squadra era stata costruita per vincere ed era fortissima. L’anno prima del mio arrivo portò a casa la Coppa delle Coppe, ma in Champions non siamo riusciti a ripeterci. Ancora oggi mi capita di pensarci e di chiedermi come sia possibile".
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