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Roberto Rambaudi
Che Lazio contro il Bologna? È senza dubbio questo il principale interrogativo in casa biancoceleste, dai tifosi fino, ovviamente, a mister Baroni. Intervenuto ai microfoni di Radio Sei, anche l'ex attaccante della Lazio Roberto Rambaudi ha detto la sua in merito alla sfida dell'Olimpico e del peso delle assenza, possibili e certe, con le quali dovrà fare i conti Baroni.
"L’eventuale assenza di Pedro sarebbe pesante, ma c’è tempo per lui per recuperare. Poi invece di fare due gol, essendo magari un po’ debilitato, ne farà solo uno. Bene per Dia, mentre l’assenza di Tavares è pesante. A livello tattico mi aspetto una gara a grandi ritmi, giocata sulle transizioni, sul rubare palla e ripartire. Credo che la partita si deciderà sull’attenzione, soprattutto quando si perderà palla. Marusic o Lazzari? Dico il montenegrino, per fisicità e per l’equilibrio che può dare alla squadra. Per questa sfida, molto delicata, sceglierei quindi lui. Questa partita ti indirizza, è fondamentale per il momento, considerando la sosta e l’infortunio di Tavares. Voglio vedere un atteggiamento famelico, con voglia di giocare e vincere. Entrambe giocheranno verticalizzando. Dovremo stare attenti alla loro trequarti che può metterci in difficoltà; sarà importante chiudergli la linea di passaggio. Chi prenderei del Bologna? Ndoye, in una rosa che fa la Champions, ci sta; Freuler anche mi piace, così come Posch. Io a Roma ho trasformato i fischi in applausi. Ad un certo punto ho pensato di smettere, si era creata una situazione brutta ma poi ne sono uscito fuori col carattere.
Nella gara col Vincenza in casa avevo la febbre alta, giocai lo stesso; a tre minuti dalla fine del primo tempo il tecnico mi tolse, mentre perdevamo, e passai per il capro espiatorio. Arrivavano tanti fischi e il risultato sembrava colpa mia; dopo questa partita continuavano i fischi rivolti a me e per me era difficile giocare fino a quando è arrivato Zoff che mi ha messo nel finale di una partita vinta con la Fiorentina: feci fare gol e ottenemmo il successo, da quel momento ho trasformato i fischi in applausi. Questo è stato il traguardo più bello, in una piazza così importante. Per me Zeman, che in questa occasione è stato poco psicologo, rimane il numero 1, per come insegna calcio, per mentalità. Non conosce la parola recupero, ma ha più pregi che difetti. Io e Signori? La fortuna nostra, e di Zeman, è stata conoscerci bene, anche con Baiano. Eravamo forti lì davanti e ci completavamo. La mia qualità era dribblare e creare superiorità numerica, quella di Beppe è di segnare e Ciccio era un centravanti anche di manovra".
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