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Lazio, il Porto ti somiglia: 4-2-3-1 e tanta ampiezza, così gioca Vítor Bruno

Vitor Bruno
Un'analisi approfondita ed uno sguardo al Porto di Vítor Bruno, il prossimo insidioso avversario in Europa League della Lazio di Marco Baroni
Stefania Palminteri Redattore 

È squadra vera la prossima avversaria della Lazio in Europa League, che i biancocelesti affronteranno giovedì sera all'Olimpico: il Porto di Vitor Bruno, che ha raccolto la pesantissima eredità di Sergio Conceicao, non è solo solido difensivamente parlando, ma presenta tanti calciatori di qualità in rosa, in grado di fornire un gioco complessivamente piacevole e moderno.

La prima chiave di lettura ce la offre il quartetto composto da difensori centrali e mediani del 4-2-3-1 solitamente utilizzato dagli Andrades: come nella Lazio di Baroni, dove gli interpreti Guendouzi e Rovella sembrano aver immagazzinato quasi a memoria questi movimenti, i due mediani lavorano di coppia per offrire passaggi semplici ed evidenti, così da cambiare conformazione tattica nella prima costruzione e forzare il pressing avversario per trovare spazi e soluzioni dietro la prima linea di pressione.

Nello specifico, Vítor Bruno adora utilizzare la salida Lavolpiana, dal nome dell'inventore Ricardo La Volpe, che prevede l'abbassamento di uno dei due mediani sulla linea dei difensori centrali, in modo da formare una linea a tre che offra diversi sbocchi, soprattutto sulle corsie laterali. Una situazione più che codificata alla Lazio, dove questo lavoro viene egregiamente svolto da Rovella, aiutato da Guendouzi, primo ricevitore in una costruzione che prevede tre difensore, un mediano ricevitore che lavora alle spalle degli attaccanti avversari e due ricevitori laterali, cioè i terzini.

In alternativa, qualora gli avversari riuscissero a prendere le misure, entrambi i mediani vanno a sviluppare lateralmente il gioco, in maniera tale da eludere le marcature a uomo predisposte e a ricevere il pallone di taglio, facilitando così la giocata dei due mediani e permettendo ai terzini di alzarsi subito in costruzione e cercare le combinazioni con gli esterni di fascia.

Il Porto, infatti, predilige il gioco sulle corsie esterne, andando a formare dei veri e propri rombi sulle due corsie e cercando sempre la verticalità in fase di sviluppo anche con i centrali difensivi, in modo da sorprendere gli avversari, costretti spesso a riorganizzarsi velocemente a causa delle molteplici rotazioni e spesso fuori posizione per la bravura degli uomini di Vítor Bruno.

Uno stile di gioco molto simile a quello proposto dalla squadra di Baroni, la quale dovrà essere brava a non abboccare alla prima costruzione proposta dal Porto, che fa molta fatica ancora ad attaccare le squadre che giocano con blocco basso. Come i biancocelesti, infatti, gli ospiti fanno del ritmo incalzante e degli spazi la loro arma principale, dando il meglio quando vengono attaccati durante il primo palleggio, ma lasciando un po' a desiderare quando non vengono pressati.

La qualità, comunque, non manca nella rosa dei Dragoes: oltre all'ottimo Diogo Costa tra i pali, difeso dagli ex Serie A Nehuen Perez e Tiago Djalo, in mediana a comandare c'è quasi sempre il canterano classe 2002 Nico Gonzalez, mentre davanti darà non poche noie il trio composto da Pepe, Wanderson Galeno, esterno duttile cercato dalle migliori squadre d'Europa negli ultimi mesi, e Samu Omorodion, centravanti classe 2004, l'unico in grado di contendersi lo scettro della Primeira Liga con l'infermabile Gyokeres e attualmente considerato tra i migliori talenti del calcio mondiale.