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Pellegrini si racconta: “Sognavo il trasferimento alla Lazio. Con i tifosi…”

Pellegrini
Il terzino ha raccontato la sua vita dentro e fuori dal campo, al canale YouTube del Team Raiola, nel primo episodio di Behind the Baller
Edoardo Pettinelli Redattore 

Luca Pellegrini sta vivendo un'ottimo momento di forma, come dimostrano i due assist nelle ultime due partite di campionato contro Roma e Genoa, ed ha decisamente fatto cambiare idea a mister Baroni dopo l'esclusione dalle liste biancocelesti. Il terzino ha dato il via alla rubrica YouTube del Team Raiola, chiamata Behind the Baller. Infatti, nel primo episodio, ha raccontato la sua vita dentro e fuori dal campo. Queste le sue dichiarazioni:

"Mio padre è stato molto importante per me, anche a livello calcistico. Quando ero più piccolo mi dava consigli perché anche lui ha giocato a calcio da difensore. Io nasco esterno alto, ma poi ho capito che forse era meglio arretrarmi. Mio padre mi ha tirato su in momenti di sconforto: sin da quando ero piccolo ci riguardavamo tutte le mie partite per capire dove potevo migliorare. Spesso ci scontravamo anche su alcuni argomenti, ma penso sia normale nel rapporto padre-figlio.

Mino Raiola? È stata un'altra figura che ha avuto una grande influenza su di me. L'ho conosciuto intorno ai 13/14 anni: mi ricordo la convinzione con cui diceva le cose, a volte ti freddava. La mia prima trattativa con lui non la scorderò mai, usava termini che io uso con i miei amici. Mentalmente era un animale, ancora oggi mi meraviglio nel pensare come vedeva le cose.

Sono cresciuto con tanto rap, ascoltavo Noyz Narcos, Gemitaiz fino a Geolier, Marracash e Gue. Con il tempo ho imparato ad apprezzare vari stili di musica un po' diversi conoscendo anche lo spagnolo e l'inglese. Ho iniziato ad ascoltare anche tanta musica latino-americana. La musica è stata sempre una parte importante nella mia vita, perché per la maggior parte del tempo ho vissuto da solo. La musica mi faceva compagnia e mi aiutava a elaborare dei pensieri per cui non avevi parole per descriverli. Prima della partita però non ascolto nulla, mi piace concentrarmi, ripassare nella mia testa le cose che devo fare e magari vado a vedere gli avversari contro cui devo giocare. Agli inizi, quando giocavo al Cagliari, avevo la playlist salvata su Spotify di Noyz Narcos con tutte canzoni che mi caricavano, tipo 'Attica' e 'Zoo di Roma'. Tutti brani hard, spinti, e la vivevo bene lì per lì. Poi ho capito che tutta quella energia in realtà la disperdevo".

All'interno del filmato, Pellegrini mostra la sua collezione di maglie della Lazio: "Sono fantastiche, mi vengono in mente tanti ricordi, tante partite. Vedere i nomi di Stam, Crespo, Nedved è bellissimo. Pavel l'ho conosciuto di persona quando giocavo alla Juventus, era il vicepresidente e avevamo lo stesso procuratore. Guardandole penso ai tempi passati e a tanti grandi calciatori. Non ho parole per descriverle".

Passando al tema dell'alimentazione il terzino si è espresso così: "Cucina preferita? Quella italiana, sicuramente. Mi piace anche quella giapponese, ogni tanto vado al sushi. Ho avuto anche la fortuna di fare una tournée in Giappone quando ero all'Eintracht Francoforte dove ho mangiato anche qualche piatto tipico. Di solito prima della partita faccio un bel carico di carboidrati. Se giochiamo la sera, alle 20:45, faccio una colazione dolce con yogurt greco, miele, fetta biscottata e frutta secca. Poi il pranzo è seguito dalla merenda, che è tipo una cena anticipata, mangio un bel piatto di pasta e niente verdure".

Tornado sulla sua carriera, ecco le parole del classe 1999: "Ho iniziato la mia carriera calcistica alla Roma, dove ho fatto tutto il settore giovanile lì dagli 11 anni ai 17/18. Ricordo che vincevamo ogni competizione che giocavamo, sono stato fortunato su quello. Ho esordito lì con la prima squadra, poi sono andato prima in prestito sei mesi al Cagliari e sono tornato per un anno.

A Cagliari ho tanti bei ricordi, lì ho iniziato a capire forse per la prima volta di essere diventato un calciatore sia per le persone che ho conosciuto sia per i traguardi che abbiamo raggiunto. Abbiamo fatto delle bellissime cose, la gente me la porterò sempre nel cuore. Nel frattempo mi aveva comprato la Juventus, dopo di che sono andato al Genoa dove non ho trovato molta continuità.

Ho preso il Covid all'inizio e ho avuto due infortuni gravi, non c'erano nemmeno i tifosi allo stadio purtroppo. Non me la ricordo come un'esperienza positiva, ma sicuramente è stata formativa. Per la prima volta però ho capito quanto fosse importante l'aspetto mentale per un calciatore. Alla Juve ho dei ricordi bellissimi dei compagni, dei tifosi e della società. Mi hanno insegnato molti bei valori che tutt'oggi mi porto dietro e se posso, nel mio piccolo, cerco di lasciare a qualcuno.

Anche a Torino ho fatto un anno, ho giocato molte partite per quanto poco avevo fatto a Genova. Dopo di che mi sono spostato all'Eintracht Francoforte, al loro primo anno in Champions League. La prima partita contro lo Sporting Lisbona abbiamo perso 0-3, da italiano avevo paura che i tifosi ci fischiassero e invece tutto lo stadio si è alzato in piedi.

Lazio? La cosa che mi ricordo di più erano gli sguardi dei miei amici nelle chiacchierate e nelle telefonate nei giorni prima dell'ufficialità del mio arrivo. La maggior parte di noi tifosi della Lazio sognavamo questa cosa. Ricordo i fumogeni non tanto all'aeroporto, ma arrivati a casa mia con tutti i miei amici più stretti che mi hanno accolto. È stato l'inizio di una favola che ancora oggi continua e che spero possa continuare ancora per molto tempo. Stiamo facendo bene, Roma è casa mia e non penso ci sia qualcosa che un calciatore possa chiedere di più rispetto a ciò che sto vivendo io".

Pellegrini ha poi mostrato il suo guardaroba: "È cambiato negli anni. Per adesso è praticamente mezzo vuoto perché ci siamo trasferiti da poco. Non sono molto un tipo da completo, come potete vedere. Mi piace molto più vestirmi street-wear. In parte per il trasloco e in parte perché la mia ragazza ha deciso di farmi buttare metà del mio armadio perché non le piaceva. Compagni di squadra che ho avuto che si vestivano meglio? Perin, molto elegante, sempre camicia, pull-over, abito, non proprio il mio stile; Patric anche, che è più vicino ai miei gusti street-wear. Di chi si veste peggio ho una lista abbastanza lunga, soprattutto di quando ho giocato in Germania.

Ho anche le maglie di Toni Rudiger, abbiamo giocato insieme nei miei primi anni di carriera. È una persona spettacolare e un bravissimo ragazzo. Poi ne ho una di Chiellini, che me l'ha data quando ho fatto la tournée in America con la Juventus, stava già al Los Angeles. C'è una maglia anche di Fabio Pisacane, che è stato forse una delle persone che mi è stata più vicina nel mondo del calcio. Nel mio anno e mezzo a Cagliari mi ha sia fatto da chiocchia che ci è andato giù pesante, ma ha fatto bene. Ne ho una di Kolarov all'Inter nei miei primi anni di carriera, ho grande stima di lui per la persona oltre che per il calciatore. Ci tenevo ad avere una sua maglia. Del Real Madrid ho una maglia di Carvajal, non serve che dica qualcosa. Non ci ho mai giocato insieme, ma è uno dei migliori terzini destri degli ultimi vent'anni. Poi ne ho una di Frattesi al Sassuolo, con lui siamo cresciuti insieme.

Prima di arrivare alla Lazio ho chiesto la maglia a Milinkovic-Savic, c'era la patch di miglior centrocampista. Della Juventus ne ho una di Pogba, autografata con dedica. È molto simpatico, è stato veramente d'ispirazione sotto tanti punti di vista per come viveva la sua vita. Mi ha dato tanti consigli, anche se abbiamo giocato poco insieme. Forse mi voleva bene dall'inizio. In Champions League con l'Eintracht ho giocato contro Bentancur, di cui ho la maglia del Tottenham. Pure lui una persona squisita: con il tempo capisci che i grandi giocatori hanno anche un grande lato umano dalla loro parte. Poi ce n'è una di Nainggolan, forse il più fuori di testa con cui ho giocato. Ma gli voglio bene, è un'anima buona.

Ho una maglia anche di Pandev, al Genoa: è un idolo per me, come penso per molti tifosi della Lazio. Un grandissimo giocatore, persona simpaticissima. Abbiamo iniziato il giro degli attaccanti con le maglie di Bale, Salah, con cui ho giocato agli inizi, Di Maria, che mi ha dato tanto in soli due mesi, Morata, Ibrahimovic, mi ricordo che con una 'rinviata' mi alzò di mezzo metro dal campo perché avevo provato a fargli il tunnel, Ronaldo, che stargli vicino anche solo in ritiro mi ha lasciato tanto. Mi piace avere questa collezione, soprattutto dei giocatori che mi hanno lasciato qualcosa.

L'ultimo argomento trattato è quello dei tatuaggi: "Ho sempre voluto farli, sin da bambino. È una maniera di raccontarsi, tutti quelli che ho hanno un significato. Il primo l'ho fatto con dei miei amici in vacanza. Poi mi sono concentrato su un braccio con la Basilica di San Pietro, quindi Roma, un cavallo alato che è sinonimo di libertà e purezza. Mentre di qua ho tatuato un cherubino con un'arma in mano, è una mitraglietta; poi un orologio rotto con un occhio al centro che ha due significati: non importa quali difficoltà la vita ti fa affrontare perché il tempo è galantuomo, per quanto riguarda l'orologio, e l'occhio invece riprende una frase di mia nonna che mi diceva sempre che gli occhi sono lo specchio dell'anima, da cui si possono capire tante cose. Dall'altra parte ho tatuato un leone, che è l'attitudine che uno deve avere nella vita. Sempre affamati e positivi nel vedere le cose. Sulla gamba ho altri tatuaggi con le cose che più mi hanno interessato nella vita, come Da Vinci, Achille, l'Uomo Vitruviano, l'Atlante. Ma dovrò finirli perché mi manca tutto l'interno coscia. Sotto al costato ho un tatuaggio con mia sorella con scritto 'Ubi tu, ibi ego', che significa 'Ovunque tu sarai, io sarò'".

Infine, Pellegrini ha dedicato un pensiero speciale ai tifosi della Lazio: "Con loro ho un rapporto speciale. Per me sono stati importanti fin dal primo momento, essendo anche io un tifoso della Lazio sin da piccolo mi sono subito sentito vicino a loro. È difficile spiegare quello che provo dentro al campo quando guardo gli spalti e incontro i loro sguardi. So quanto ci tengono, quello che pensano e quello che vorrebbero dalla loro squadra. Io mi sento sempre in debito con i tifosi".

 

 

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