05:35 min

news

Lazio, Panella: “Unicità e storicità, la Lazio è qualcosa di indissolubile”

Stefania Palminteri Redattore 
Francesco Panella, ristoratore e grandissimo tifoso della Lazio, ha raccontato la sua fede nel corso di un'intervista con Fabio Caressa

Nel corso della rubrica di Fabio Caressa"Febbre a 90", Francesco Panella, ristoratore di fama internazionale e conduttore televisivo, nonché grande tifoso della Lazio, ha parlato della sua immensa passione per i colori biancocelesti, tramandata proprio dal padre. Di seguito, un estratto dall'intervista a Francesco Panella a "Febbre a 90".

Quando hai capito di essere entrato nella famiglia laziale?

"Prestissimo. Prima i colori, richiamano la purezza, lo stile. La Lazio nasce da molto lontano, quindi la storicità di questo club mi ha sempre appassionato. A Roma negli anni in cui sono nato c'era un 50 e 50. Roma all'epoca era divisa diversamente, poi dopo si è spostata la bilancia verso i giallorossi. All'epoca, c'erano tanti laziali quanti romanisti. Mio padre era un tifoso laziale un po' anomalo perché nel mio quartiere, Trastevere, dove c'erano pochissimi tifosi laziali, ma quelli che c'erano erano abbastanza particolari. Papà prese le difese di questo signore in uno storico bar del quartiere. Prendevano in giro questo signore perché era laziale, per cui mio padre divenne della Lazio per difenderlo. Era un laziale atipico, ma ha trasmesso questa cosa a me e ai miei fratelli". 

Hai vissuto così così lo scudetto del '74, essendo nato nel 1969?

"Ho dei ricordi flebili, ma le gesta di quella squadra si sono tramandate di generazioni in generazioni, anche quando le cose andavano male nella Lazio, quella iconicità è rimasta indelebilmente nella nostra mente. Era una squadra fortissima. Perdemmo lo Scudetto all'ultima giornata a Napoli(nel 73', ndr), era una squadra folle, pazza ed è per questo che ha fatto innamorare tutti noi."

Secondo te è mancato un leader, un appiglio alla Lazio dopo Giorgio Chinaglia?

"Un appiglio c'era. Ed era già in campo con loro nel '75 quando esordì a Genova con gol, Bruno Giordano. Per me è il più grande giocatore della storia della Lazio, un centravanti fortissimo, un mostro. Maradona mi ha raccontato di lui, era super legato e affezionato. Siccome era di Trastevere come me, lo vedevo spesso perché era molto amico di mio padre. Con lui sono molto amico, ci sentiamo due volte al giorno". 

Per te cosa vuol dire essere laziale?

"La consapevolezza che la Lazio, facendo un rapporto con i dovuti parametri, è la cosa che è entrata nella mia vita per prima e che io non tradirò mai. Se io penso alla Lazio penso ad un'unicità, un qualcosa di indissolubile. Tu diventi laziale con una squadra che ti ha fatto più soffrire e questo è strano. Sono legato più ai momenti difficili che a quelli di felicità per la Lazio".

La tua prima partita allo stadio?

"Ero piccolo, Lazio-Bologna del '79-'80, mi sembra".

Qual è la differenza tra un laziale ed un romanista?

"Il tifoso della Roma è un po' più sognatore, legato da una passione pazzesca. Pensa che la Roma faccia parte dell'élite mondiale del Calcio per titoli ecc. E' tanto euforico, a volte vede cose che non sono mai esistite e si paragona a club di un altro rango. Il tifoso della Lazio in questo è più obiettivo: ha sofferto di più e sa quali sono i suoi obiettivi. Alla fine, per palmarès siamo lì, eppure il tifoso della Roma pensa di avere un club centomila volte più forte di quanto non lo sia".

Della Lazio di Cragnotti cosa ricordi?

"Tanta roba. Grande divertimento, una roba pazzesca. A New York incontrai Ferguson, che mi fece una dedica sul libro in cui lui dice che la squadra più forte che abbia mai incontrato era proprio quella Lazio. C'era Stam, Salas, Mancini, Bobo Vieri... aprivi il giornale e si prendeva l'aereo per andare a prendere un giocatore. Una squadra incredibile. Ricordo delle partite allucinanti. La prima cosa che abbiamo pensato dopo Lazio-Reggina del '99-'00 è che fosse successo qualcosa di assurdo, qualcosa 'da laziali'".

Che ne pensi della Lazio attuale?

"Grande risposta del pubblico, il tifoso laziale non lascia mai la maglia. E' una squadra dinamica, aggressiva, anche se orfana di un certo fascino che aveva lo scorso anno quando c'erano grandi campioni a vestire quella maglia come Luis Alberto o Milinkovic. Vederli andare via mette una pietra su quelle che potevano essere le ambizioni della Lazio, al netto di sorprese. Siamo curiosi, grandissima stima per Baroni, che ha fatto bene in piazze dove c'era meno pressione. Fiducia sempre, riempiamo lo stadio. Una cosa è certa: noi saremo sempre lì a tifare".