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È vero: è una Lazio diversa rispetto a quella dello scorso anno, i risultati faticano ad arrivare e il gioco latita. La strada è quella giusta, ne è convinto Sarri e merita credibilità: i commenti da bar lasciano il tempo che trovano, lo hanno sempre fatto. Ma è vero anche che iniziano a pesare le scelte arbitrali: non si devono trovare alibi, ma non per questo si deve far finta di nulla. Dal rigore di Bani su Zaccagni con il Genoa fino al gol annullato inspiegabilmente a Guendouzi contro il Napoli. Come dimenticare poi il gol di Vlahovic a Torino su assist di McKennie con palla fuori dalla linea laterale. La lista è lunga e passa anche per la mancata espulsione di Gyomber, per i contatti dubbi nel derby tra cui quello clamoroso tra Bove e Guendouzi e per la trattenuta su Castellanos in area di rigore col Cagliari.
Ora, per non fare mancare nulla, il gol annullato a Casale. Per carità, il fallo su Duda c’è e non ci sono dubbi. Ma ci sarebbe stata anche l’espulsione diversi minuti prima per il calciatore del Verona. E ci sarebbe un protocollo Var spesso alzato come scudo di fronte a un mancato intervento, sabato messo facilmente da parte invece da chi ha richiamato l’arbitro Ayroldi al monitor. E lasciamo stare anche il fatto che ad Ayroldi stesso siano bastati tre o quattro secondi, con una sola immagine, per decidere che quello fosse fallo. Perché, ripetiamo, il fallo c’è. Ma è un contatto di campo e tale dovrebbe rimanere: solo in presa diretta si può valutare l’entità di una spinta.
Qualcuno lo spieghi a Daniele Paterna, una sola gara arbitrata in A a maggio in mezzo a direzioni in B, C e a Cipro. Poi, a luglio, dismesso dall’Aia per “motivi tecnici” prima di essere subito reintegrato come Var. “Era meglio il babbo” ha detto Sarri in riferimento ad Ayroldi dopo la gara. Erano meglio tutti gli arbitri di un tempo, ci sentiremmo di aggiungere noi.
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