È una lunga intervista quella concessa da Vedat Muriqi, ex attaccante biancoceleste, a Extra Time, su SuperSport. Il giocatore oggi definitivamente passato al Mallorca ha parlato della sua situazione, ma ha anche svelato la verità sul mancato trasferimento al Brugge. Poi, ha anche ringraziato Igli Tare, il ds della Lazio, per il supporto ricevuto. Di seguito tutte le sue parole
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Ex Lazio, Muriqi: “Grato a Tare, mi ha aiutato. Il Brugge? Ecco la verità”
Ti vediamo in forma a Maiorca, ma anche felice...
“Infatti, quando fai bene il tuo lavoro non puoi non essere felice. Sono a Maiorca non per piacere, ma per la mia professione e spero di continuare così. Ho avuto problemi alla Lazio, quindi ora sono molto felice. Quando le persone hanno fiducia in me, mi sento bene e cerco di ripagarle”.
Sembri più acclimatato al campionato...
“Da gennaio mi sono adattato velocemente. Fortunatamente siamo rimasti nella Liga ed è stata una ricompensa per me il fatto che il Maiorca abbia chiesto di comprarmi. Ho un contratto quadriennale. I tifosi ti adorano se segni e dai tutto per il club. Spero di continuare così, siamo solo alla terza settimana”.
Hai segnato due gol ora, ma hai segnato sette gol in totale nella Liga, qual è la chiave del successo?
“Fiducia in se stessi e fiducia dei compagni di squadra, del personale, della città, ecc. Sono fatto così: se sento la fiducia, do tutto per ripagarla. Mi sto divertendo molto con i fan e i miei amici. Quando esco in città, vengo accolto bene, ma è troppo presto per parlare, mancano ancora 35 giornate”.
Prima di trasferirti a Maiorca, non sei riuscito a superare Brugge... Che cosa è successo realmente?
“La verità è che è stata una mossa del club belga per ridurre il prezzo, una cosa che non è affatto professionale. Ho fatto dei trasferimenti che hanno richiesto tempo, mentre con il Club Brugge si è fatto tutto in 3-4 giorni e sono rimasto sorpreso, essendo anche io in vacanza. Ho avuto una brutta sensazione, perché quando sono arrivato in aeroporto non c'erano membri del club, solo i dirigenti. Mi hanno messo in una villa, visto che a quanto pare non c'era un albergo, ma ho acconsentito. Non ho avuto nessun benvenuto e il giorno delle visite c’era solo il medico del club a fare gli esami.
Hanno parlato di un test con la maschera che, se non ti sei allenato, è difficile superare. Ho detto loro che ero fuori allenamento e che non volevo avere gli stessi problemi di infortuni che ho avuto all’inizio alla Lazio. Poi mi hanno detto che non avevo superato gli esami medici. Ho pensato di avere problemi cardiaci, ma i test fisici hanno detto di no. Poi mi hanno chiesto in prestito, perché così si poteva abbassare il prezzo del cartellino. Io ci sono stato male e ho parlato con la dirigenza laziale. Sono grato a Igli Tare, che mi ha sostenuto sin dal primo giorno. Dopo che gli ho raccontato la storia, mi ha sostenuto e mi ha detto che i dirigenti della Lazio avrebbero parlato con quelli del Club Brugge. Poi sono tornato ad allenarmi ed eccomi qui oggi”.
Cosa ti ha spinto a tornare al Mallorca?
“Il Mallorca aveva un'opzione per comprarmi. Quando ho parlato con il direttore sportivo, mi ha detto che non potevano comprarmi per quella cifra. Poi ho avuto 4-5 offerte serie, ma dopo quello che è successo a Brugge, il direttore del Maiorca mi ha detto che mi voleva qui, senza nemmeno chiedermi quali fossero i problemi fisici. È un orgoglio di essere l'acquisto più costoso di Maiorca, superando persino Samuel Eto'o. Tutti sanno chi è Eto'o”.
Fai parte del Maiorca da sempre, è cambiato il concetto di gioco offensivo, con te come punto di riferimento in attacco?
“Io come attaccante devo adattarmi a ciò che chiede l'allenatore. L'anno scorso la partita si giocava direttamente con me, perché non dovevamo subire gol, ma quest'anno loro sanno quali sono le mie armi, quindi stiamo cercando di sistemare il gioco a terra, visto che in attacco posso combattere bene. Al momento non vedo il gioco basato su di me. Non ci sono molte opportunità a Maiorca. Giocare palloni lunghi è una tattica, mi sento a mio agio e spero di continuare così”.
Ti piace il soprannome di 'Pirata del Mediterraneo'?
“Sì, mi piace, ma al Fenerbahce mi chiamavano cannibale, mentre alla Lazio Igli Tare mi chiamava Pirata. Mi piace”.
Come valuta il successo del Ballkani, che ha scritto la storia, andando nei gironi della Conference League?
“Successo fenomenale del Ballkani, ha aperto una porta e potrebbero esserci altre squadre del Kosovo in futuro a fare lo stesso. Mi piacerebbe se passassero anche i gruppi. La gente era orgogliosa solo della Nazionale. È un traguardo straordinario grazie al lavoro del presidente e dei calciatori. Il Ballkani lavora da 4-5 anni con il presidente e i calciatori, che meritano molto. Sarà un'esperienza molto importante per i giocatori”.
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