Come se la parentesi in biancoceleste non fosse mai esista. Dal Fenerbahce al Maiorca, Vedat Muriqi ha continuato a segnare senza fermarsi. Non fosse per il periodo nero vissuto con la maglia della Lazio. Quattordici giornate di Liga, dodici gare disputate, otto gol e un assist. Al bilancio del kosovaro in Spagna si aggiungono i cinque gol e i tre assist nelle sedici partite della seconda metà della scorsa stagione. Più la nazionale, cinque gol e due assist in sette partite. Dallo scorso febbraio, Muriqi ha giocato, contandone anche una in Copa del Rey, trentasei partite segnando diciotto gol e servendo sei assist. Una rete ogni due gare, una media incredibile. Il kosovaro si è ritrovato e, in una lunga intervista a Relevo, ha parlato del suo momento in biancoceleste, della guerra, del Maiorca. Questo un estratto delle sue parole.
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Ex Lazio, Muriqi: “Mi sono sentito una me**a, sono stati due anni difficili”
“In Italia ho passato momenti difficili. In Turchia le cose per me stavano andando molto bene. Quando ho ricevuto l'offerta dalla Lazio, non ero sicuro di prendere quella decisione. In Turchia segnavo gol, la gente mi amava... Ma dovevo andare a provare quell'esperienza. La Lazio è uno dei migliori club d'Italia e all'epoca giocava in Champions League. Ho deciso di andare, ma mi sono infortunato e le cose non sono iniziate bene. Passavano i giorni, segnavo due gol e pensavo di tornare. Ma non mi hanno dato la possibilità di giocare. Quando stavo male giocavo anche 35-40 minuti, ma quando stavo bene non me ne davano l'opportunità. Sono stati due anni molto difficili della mia vita. Nonostante questo, con i compagni mi sono trovato molto bene. Parlo ancora con alcuni ex colleghi come Milinkovic Savic, Marusic, Pepe Reina. Questi ragazzi mi hanno aiutato molto.
Ho avuto la sfortuna che quando ho giocato non sono andato bene, non ho avuto fortuna. All'allenatore non piacevo, ai tifosi non piacevo. Però era sempre calcio. Quando tornavo a casa non stavo bene. Arrivavo arrabbiato, triste, non potevo dare amore alla mia famiglia. È stata una situazione molto difficile per me, ma tutto è cambiato quando sono arrivato a Maiorca a gennaio. Quando tornavo a casa triste parlavo con i miei amici e soprattutto con mia moglie. È mentalmente più forte di me. Mi diceva che dovevo essere forte, che dovevo essere preparato per quando sarebbe arrivata un'opportunità. Dopo gli allenamenti mi mettevo a lavorare con il mio preparatore fisico e in due mesi sono riuscito a sentirmi meglio fisicamente e mentalmente. Stavo solo aspettando che arrivasse il momento, ma purtroppo non è successo.
Ci sono stati momenti in cui ho dubitato delle mie qualità. Ci sono stati due mesi in cui stavo molto bene e ho pensato che potessi essere di nuovo il giocatore visto al Fenerbahce. Ma poi mi sono sentito una me**a. Pensavo che il calcio fosse finito per me. Avevo segnato 20 gol con il Fenerbahçe e ora era finita. Sono arrivato a pensare che quello che mi è successo fosse solo fortuna. Dio aveva voluto così, ma era finita. Stavo molto male con la mia testa. Mia moglie e mia madre mi hanno aiutato molto. Dopo gennaio ho deciso di andare a Maiorca e questo ha cambiato la mia vita”.
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