Cercare gli aggettivi per Milinkovic-Savic è compito arduo, quasi scorretto. Perché Milinkovic-Savic di questa Lazio, non ce ne vogliano Luis Alberto e ovviamente Immobile, è il diamante più prezioso. E' arte, è genio, è follia nel saltare un avversario al limite della propria area di rigore. Milinkovic è il centrocampista più forte della Serie A con un oceano di differenza sul secondo, chiunque esso sia. Kezman, il suo procuratore, che aveva detto recentemente che forse 100 milioni di euro per lui erano troppi dovrebbe sedersi e riavvolgere il nastro sul passaggio chiave del Sergente per Immobile. L'assist di Milinkovic è un inno alla gioia che riempie gli occhi di chi di calcio ci vive. Un tacco che ricorda Salerno, ma forse ancor più bello per potenza e precisione, poi Immobile fa il resto. "Mamma mia Sergio" il labiale del capitano che ringrazia e che, ancora una volta, parla per tutti i laziali.
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Lazio, Milinkovic disegna calcio. In Europa solo Neymar è partito meglio
Neymar
Quattro partite, tre assist. Se il fuoriclasse serbo è ancora alla ricerca del primo gol stagionale, il conto dei passaggi chiave si aggiorna di novanta minuti in novanta minuti. In Europa solo Neymar (con sei assist) è partito meglio di Milinkovic nel computo dei passaggi chiave forniti. Un visionario lo ha definito mister Sarri a fine partite. Miglior appellativo non poteva esserci per un giocatore che quello che succederà lo sa minuti prima e che, più di chiunque altro, da del tu al pallone e lo accarezza come se fosse qualcosa di estremamente prezioso. Sergej a fine partita è incredulo, si siede a terra e incarna a pieno ogni tifoso laziale al triplice fischio di Aureliano. Perché Milinkovic, che piaccia o no, è laziale dentro e seppur l'opinione pubblica si interroghi sul perché un fuoriclasse di questa portata sia ancora in biancoceleste la risposta è già stata scritta: perché Sergej la Lazio la ha dentro.
Ancora
Milinkovic anche ieri si è preso la Lazio e se l'è caricata sulle spalle. Un'ancora di salvataggio per il calcio biancoceleste. Nello stadio della lanterna, la luce la porta lui e spinge ancora la squadra alla ricerca del bel gioco. Quel bel gioco che alla fine alla Lazio è costato tanto ma non di certo per eccessiva sicurezza di Milinkovic. Ora il Napoli per ripartire dopo la delusione di ieri. La rabbia c'è e deve esserci perché, a differenza delle uscite contro Bologna e Verona dello scorso anno, dove si è perso per manifesta inferiorità, questa volta è stata solo l'arroganza di non chiuderla prima a tradire Milinkovic e compagni.
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