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Martini ricorda Chinaglia: “Simbolo della Lazio, la nostra amicizia…”

Chinaglia abbraccio

Luigi Martini, Campione d'Italia con la Lazio nel 1974, ha voluto ricordare Giorgio Chinaglia a dieci anni dalla sua scomparsa.

redazionecittaceleste

Oggi, dieci anni fa, veniva a mancare Giorgio Chinaglia, uno dei giocatori più forti e simbolici della storia della Lazio. Fu il bomber ed il trascinatore dello Scudetto vinto dai biancocelesti nel 1974 sotto la guida di Tommaso Maestrelli. Questo pomeriggio ci sarà la messa in ricordo di Chinaglia, ma anche di tutti gli eroi di quel campionato vinto. Intanto, in un'intervista per Il MessaggeroLuigi Martini, anche lui Campione d'Italia con la maglia biancoceleste nel 1974, ha voluto ricordare il su ex compagno di squadra.

Il ricordo: "Un trascinatore, il simbolo, l’anima, lo spirito guida dello scudetto. Un guascone. A volte arrogante e prepotente, ma con un cuore grande. E pure era un uomo fragile. In campo, reagiva alla fragilità caricandosi. Ma quando sei da solo, e non hai 70mila persone intorno, puoi essere sopraffatto. In quei casi, Maestrelli se lo portava a casa, lo coccolava, Giorgio rimaneva da lui anche due giorni senza uscire. Aveva avuto un vissuto pesante, l’infanzia in Galles col padre minatore, gli dicevano “italiani mafia e spaghetti”. Aveva una grande rabbia dentro, era la sua forza. L’immagine del dito puntato contro i romanisti dopo un gol in realtà è simbolica di chi fosse Giorgio: uno che sfidava tutti, anche il potere, anche la morte. Fino all’ultimo. Quando si sentì male, in ospedale i medici gli dissero che dovevano trattenerlo e lui rispose: “Attaccatevi al c…o, io firmo ed esco”. Morì poco dopo. Carissimo Giorgio. Lo ammettemmo anni dopo che ci volevamo un sacco bene".

Sul loro rapporto"Mi manca tanto il mio nemico amatissimo. E, ovviamente, tutta quella squadra del 1974. Io e Giorgio non ci piacevamo più di tanto, ma in campo guai a chi lo toccava. Cominciai davvero ad apprezzarlo solo dopo che smettemmo di giocare. Ci incontrammo un giorno al fleming e diventammo amici".