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Marino: “Lazio a un bivio. Tudor? Allenatore di livello internazionale”

Stefania Palminteri Redattore 
Intervenuto ai microfoni di Radiosei l'ex dirigente Pierpaolo Marino si è espresso sull'ingaggio di Igor Tudor sulla panchina biancoceleste

L'ex direttore sportivo dell'Udinese Pierpaolo Marino, intervenuto ai microfoni di RadioSei, ha raccontato e presentato Igor Tudor da poco ufficializzato sulla panchina della Lazio. Per l'ex dirigente il croato è un allenatore di livello internazionale. Di seguito le sue parole.

"Tudor produce un calcio aggressivo e spettacolare. Lo definirei intenso e vincente. Tudor è un allenatore di calibro internazionale, ha avuto esperienze in Francia, Turchia, Croazia, Italia, è un allenatore che nella gestione dell’one to one è perfetto. Niente da dire, però pretende, per andare d’accordo devi produrre, non basta il discorso della carezza e pacca sulla spalla. Ti dà la fiducia ma dopo pretende come giusto che sia. Lo avvicino molto al connazionale Juric come figura di allenatore.

Pretendere non è il discorso giusto sennò non avrebbe allenato l’Udinese per tre stagioni, ha una squadra di allenatori che permette di allenarla in autonomia. C’era un discorso intenso nei ruoli da rinforzare, ha proposto qualche giocatore, ma più che pretendere direi incidere. Oggi quando una società propone un allenatore, gli allenatori sono soliti a ricercarsi le statistiche, difficile proporgli una ‘sola’. A determinati mercati che lui conosce ha un buon livello di preparazione. Chiaro non sia onnipresente in tutto il mondo. Il mercato europeo, quello francese, dell’est e italiano li consce bene.

Ora la cosa più importante per la Lazio è impattare con la gestione di Tudor, la mia opinione è che sia a un bivio di rifondazione la Lazio. Ci sono 4 giocatori importanti che vanno rinfrescati o di stimoli o forse sono arrivati a fine ciclo, bisogna avere coraggio di andare a rifondare, ma Lotito e Tudor sapranno fare bene. Gasperini è il maestro di Juric. Lo paragono a Juric perché è uno della scuola gasperiniana. Per quanto riguarda le dimissioni di Sarri, con la partenza di Tare pensavo che qualche nervo scoperto ci fosse, Tare era una persona ingombrante e che sapeva occupare il suo spazio. Il fatto che sia andato via e rimasto l’allenatore, molto sposta.

E’ andato via un personaggio storico della Lazio, mi faceva riflettere, in questi casi l’allenatore deve vivere solo di vittorie per confermare la leadership. Le tensioni le avevo avvertite, vedere però Lazio-Udinese mi ha sorpreso, un addetto ai lavori dice ‘cosa sta succedendo a quella squadra’, sostituzioni inspiegabili. Io ho fatto anche il direttore dell’area tecnica, devo dire che si capisce subito quando la figura dell’allenatore comincia a essere consumata e logorata nello spogliatoio. soprattutto se lo spogliatoio è fatto dai soliti 4-5 leader, se ci sono i cambiamenti è possibile che l’allenatore sia figura di continuità. I presidenti che vivono a contatto con la squadra se ne accorgono subito".


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