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Lazio, Marchetti: “A Roma i fischi ti entrano dentro il cervello. Tare…”

Edoardo Pettinelli Redattore 
Le parole dell'ex portiere biancoceleste sui momenti salienti della sua carriera e sulla sua esperienza nella Capitale sponda biancoceleste

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Intervenuto nel corso del podcast Calcio Selvaggio su YoutubeFederico Marchetti è tornato a parlare di Lazio e dei momenti salienti della sua carriera. Tanti gli spunti proposti dall'ex estremo difensore biancoceleste, oggi impegnato nella sua esperienza maltese con il Marsaxlokk. Queste le sue parole: "Malta? Sì, sto giocando. Diciamo che mi diverto, più che altro. Inzaghi? Lui è un gestore, lascia molto spazio sulle scelte singole in campo. Chi preferisco tra lui e Conte? Io dico il secondo.

Perché fin da subito lo vivi al 100%. In Nazionale mi parlò chiaro, venivo da un anno con problemi fisici, lui prende la guida della Nazionale e mi chiama subito dicendo: ‘Ti devo vedere’. Vado negli uffici della FIGC a Roma e mi fa: ‘Io credo in te, ho bisogno di te con Buffon e Sirigu, se tu stai bene sei dentro. Ho bisogno di gente del tuo spessore e che mi dai una mano’. E già così, uno che ti chiama e ti parla così, io ti do tutto! Posso fare il terzo o il quinto portiere, ma già questo aspetto è determinante".

Marchetti è poi tornato a parlare di Lazio, soffermandosi soprattutto sui calciatori di esperienza e classe che hanno fatto la differenza nella sua esperienza biancoceleste: "Vi racconto un aneddoto: Napoli-Lazio, in panchina c'era Benitez ed era lo spareggio per la Champions League. Pioli aveva come idea Djordjevic e Klose aveva fatto tante panchine. Al 70' entra e ci ha dato benzina a tutti. Quando entrano certi giocatori li senti, sai che in certi stadi non sbaglieranno la giocata. Tare? È molto bravo come direttore sportivo. Con tutto che ci ho litigato, ma siamo rimasti comunque in ottimi rapporti.

Competente, il carattere è un po' burbero, ma ha fatto un grande lavoro alla Lazio con un budget che, insomma, sappiamo non essere illimitato. Alla Lazio abbiamo sempre alternato stagioni buone ad altre molto meno buone, l'anno dopo la Coppa Italia arrivò Reja e c'erano bombe fuori da Formello. Lì devi avere un gruppo forte e giocatori di esperienza per uscire dalla tempesta. Nelle piazze come Roma i fischi ti entrano dentro il cervello. La mia parata più bella? Ce ne sono due o tre, dico quella che è rimasta più impressa. Cioè quella sul tiro deviato di Vidal allo Juventus Stadium. Mantenemmo lo 0-0, la Juventus era un tritacarne ma noi riuscimmo a non perdere.

Differenze tra Pioli e Allegri? Entrambi curano il rapporto con i calciatori, non trattano tutti allo stesso modo. Secondo me Allegri a livello di personalità ha qualcosa in più, anche nella lettura delle partite. Lo preferisco anche a Conte, arrivavo dall'Albinoleffe e le prime cinque partite mi lanciò in Serie A. Non andò subito bene, ma lui fu fermo e sereno: li ho sentito la fiducia. Lui è un fenomeno a farsi scivolare addosso certe cose. Gli ultimi anni magari non sono stati spumeggianti, ma dimenticare quanto fatto prima è ingiusto".