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Baroni
Nel corso di una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, Alberto Malesani ha ripercorso la propria carriera fino alla stagione 2002/2003, quando sedeva sulla panchina dell'Hellas Verona coadiuvato da un giovane vice-allenatore Marco Baroni. Oggi è Malesani a commentare la bellissima Laziodell'ex allenatore in seconda. Queste le sue parole: “Il presidente Pastorello pensava che Marco, già ex giocatore del Verona, volesse lavorare da team manager o dirigente. Ma dopo che abbiamo parlato con la società, e mi dava ancora del lei, mi dice ‘a me piacerebbe fare l’allenatore, non il team manager’. Allora siamo riandati dal presidente e abbiamo corretto il tiro. Marco sapeva quello che voleva. Marco mio allievo? No, dai. Però ha cominciato con me, siamo riusciti a salvare il Verona nonostante la fuga dei giocatori dopo la retrocessione, ma dopo abbiamo preso strade diverse”
Da apprendista allenatore com’era Baroni?
“È una persona talmente speciale. Entrai subito in empatia con lui, perché quando hai a che fare con una persona intelligente e sensibile è facile. Poi aveva esperienza da giocatore ad alto livello. Il feeling calcistico è stato immediato. Poi un’altra caratteristica, ancora più importante: Marco era ed è umile, e l’umiltà è merce rara, oggi tutti si credono fenomeni. Lui vuole mettersi sempre in gioco, approfondire e imparare. È un punto a suo favore”.
Pensava che si trovasse così in armonia con l’ambiente laziale?
“Sì, facevo il tifo perché andasse alla Lazio perché ha un presidente che tutti gli allenatori vorrebbero. Lotito non è umorale, ti dà la possibilità di sbagliare, non è uno che al primo inconveniente ti cambia. Ha la pazienza di aspettare, avevo capito che era la scelta giusta. Alzava l’asticella come obiettivo, finalmente era in una grande squadra”.
A questo punto della stagione si può dire che sia vera gloria quella di Baroni e della Lazio?
“Più indizi fanno una prova, Marco è riuscito velocemente a trovare la quadra e penso che sia un’annata buona quella della Lazio. L’ho vista anche contro l’Ajax: sa stare in campo molto bene. Mi piace molto l’equilibrio. La Lazio non ha alti e bassi nella stessa partita”.
Le etichette assegnate a Baroni in passato possono venire stracciate?
“Non è questione di etichette. Oggi non c’è tanta meritocrazia, scalare la vetta è più difficile e Marco ce l’ha fatta. Ha fatto un percorso simile al mio partendo dal settore giovanile, che ti fornisce l’esperienza. Magari un po’ ritardo, perché lo meritava prima, ma adesso è arrivato nel posto giusto al momento giusto. Lui era destinato ad arrivare”.
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