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Lulic a Dazn: “Il campo mi manca. Sono diventato tifoso della Lazio. Su Immobile…”

Ai microfoni di Dazn ha parlato l’ex capitano e l'eroe biancoceleste del 26 maggio Senad Lulic. Il bosniaco ha parlato delle sue esperienza

La storia è tale perché rimane nella mente delle persone. Se parliamo di storia in casa Lazio, è doveroso ricordate il 26 maggio 2013, quando, Senad Lulic è voluto diventare uno dei giocatori più importanti della prima squadra della Capitale. In merito all’evento che ha segnato la carriera del giocatore bosniaco, l’ex Lazio ha parlato ai microfoni di Dazn durante la trasmissione Croquetas.

Sto bene, sono due anni che sono a casa e mi godo la famiglia. Io non sono un tipo che non fa niente, mi manca il campo. Infatti quando porto mio figlio a giocare penso sempre al passato e al futuro, magari allenerò. Ho fatto il corso da allenatore a Coverciano, quindi non si sa mai.

Quando porto i bambini a scuola è bello vedere i suoi compagni che ti guardano con quegli occhi grandi. La presenza per un giocatore per loro è importante e pensano che un giorno possano diventare come te, fare autografi e foto è una cosa bella.

Le 371 partite con la Lazio è una cosa importante e sono orgoglioso. Io arrivavo dalla Svizzera e non era facile per me giocare in una piazza che quella biancoceleste. Quindi, ribadisco che sono orgoglioso di aver giocato tanto per questa società. I primi due anni a Roma prendevo il caffè ovunque a Roma, poi dopo due anni me lo pagavano. Il gol del 26 maggio è stato di dominio pubblico, è stato importante. Fortunatamente è capitato a me, sono contento, però sono ancora più contento per la società e la squadra. Mi ricordo i giorni prima, non sentivo la tanta pressione, però nell’aria si percepiva. Quel periodo vedevo tanti giocatori che erano lì alla Lazio da tanto tempo ed erano tesi.

Non posso pensare che solo quel gol è stato importante per me, ho fatto 371 partite, quello del 26 maggio è stato tra i più importanti. Ma sono state tante le gare che mi ricordo. Con il passare degli anni non rimani soltanto un giocatore della Lazio, ma anche un tifoso. Quindi, giochi con più nervosismo e serietà, ti senti più responsabili. Tra le prime partite che noti nel calendario è il derby, inizialmente non lo guardavo, dopo si. 

Incredibile che un giocatore come Marco Parolo abbia fatto un poker. Era a Pescara se non sbaglio, è incedibile. Non mi ricordo se ha offerto una cena, inizialmente aveva un po’ il braccino corto, poi si è sciolto. lui è stato 7 anni alla Lazio, abbiamo fatto grandi cose. Io ammeto di essere stato fortunato di essere arrivato l’anno di Klose, Marchetti, Cissè, Cana, Konko, quindi era uno dei tanti e non c’erano molte aspettative su di me.

Luis Alberto? Non so perché lo chiamano il mago. Sicuramente è un giocatore fortissimo, quindi basta vederlo per capire. Ma non so da dove nasce il nome. Non posso dire niente su di lui, è un giocatore incredibile. Da fuori vedo che è cambiato un po’ e lui sembra che abbia preso in mano la squadra. Invece, Milinkovic manca tanto, era un giocatore unico, tra i più forti della Serie A. Lui ha fatto la sua scelta, pensando di stare lì 2/3 anni, ma poi avrà 30 anni.

Immobile ha abituato troppo bene la gente, ogni anno faceva 30 gol. Doveva fare peggio prima, è stato troppo bravo. Penso che lui andrà oltre le critiche, lo ha fatto anche con la Nazionale. Come tifosi mi auguro che migliorerà tutta la stagione della Lazio, seguendo Sarri possono fare bene, c’è bisogno di tempo. 

Con i giovani c’è bisogno di tempo, non sono facili da gestire. Una volta, quando giocavo io, o prima, c’erano giocatori diversi alla loro età. E venivano gestiti da giocatori di vecchia guardia, per esempio da Brocchi o Scaloni".

 

 


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