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Lazio, Luis Alberto: “Il campo fa schifo e il pallone è da pallavolo: così…”

Michele Cerrotta

Le parole del calciatore biancoceleste, intervenuto ai microfoni del canale ufficiale del club per commentare il momento della rosa di Sarri

Ripartenza del campionato alle porte. La Lazio ha iniziato ieri a preparare la gara di Salerno, anteprima di un decisivo scontro di Champions League contro il Celtic. Per commentare il momento dei biancocelesti è intervenuto ai microfoni dei canali ufficiali biancocelesti Luis Alberto. Queste le sue parole. “Il ruolo di guida della squadra? Sono qua da tanti anni, so come vanno le cose. A inizio stagione non eravamo al top, ho ritenuto dovessimo essere noi più esperti a parlare. Ogni anno è una stagione diversa, noi quest’anno abbiamo avuto tanti acquisti dall’estero e abbiamo avuto bisogno di tempo. La squadra è cresciuta tanto, ci sono state gare in cui non ci siamo stati. Ora si vede una squadra diversa, che ha iniziato a difendere come chiede il mister. Dobbiamo guardarci però un po’ dentro: è chiaro che ci sia bisogno di più gol da parte di tutti, dagli attaccanti alle mezzali. Le partite devono essere vinte.

Siamo in fiducia, anche se arriva un calendario tosta senza sosta fino a marzo. Ma dobbiamo metterci in testa che dobbiamo difendere come nelle ultime gare provando a fare più gol per trovare i punti. Stiamo andando male dal punto di vista realizzativo ma siamo lì in classifica: tornando a segnare la Lazio tornerà in zona Europa. Il palo al derby? Era un tiro difficile, con quella direzione di solito tocca il palo ed entra, ma questa volta non è stata così. È un peccato, non era una partita normale ma un derby. E quel gol avrebbe cambiato la gara. Non si può fare sempre lo stesso gioco. Bisogna anche attaccare la profondità e non andare sempre sull’uno contro uno per creare più difficoltà alla squadra avversaria.

Ci sta mancando un po’ quel movimento anche a noi mezzali, anche il mister ce lo sta dicendo. Nel momento in cui Ciro tornerà al 100% ci darà tutto quello che ci ha dato in questi anni, mentre Zaccagni deve impararlo al meglio perché sa che con quel movimento può far molto male agli avversari. Il nostro gioco in queste ultime due o tre gare è stato anche un po’ penalizzato, perché il campo fa un po’ schifo, è stato difficile dal punto di visto tecnico: il pallone rimbalzava troppo, come fosse pallavolo e non calcio. Però per esempio contro il Sassuolo l’abbiamo vinta con la pressione alta.

I nuovi palloni? Conta anche la barriera, il coccodrillo in passato non c’era. Ora è più difficile, ma per quanto riguarda i palloni… quella bianca andava bene, ma con questa gialla non si può giocare e lo dico dall’inizio: è una palla da pallavolo, non da calcio, si alza sempre. Spetta alla Lega controllarlo, ricordo che in Spagna l’anno scorso si erano lamentati e hanno giocato sempre col pallone bianco. Mi auguro sia possibile farlo anche in Italia, tanto è sempre estate qui. Kamada? Tutti i giocatori possono giocare insieme. In Italia c’è molta più tattica e forse rispetto all’Europa fa differenza. Ma lui è molto intelligente, mi piace: attacca lo spazio, ha buona tecnica. Ma alcuni giocatori hanno bisogno di tempo e altri si adattano prima, come per esempio Guendouzi. Abbiamo preso giocatori forti, come anche Rovella che ha grande personalità.

Ciro ha fatto tanti gol, è un bomber. Ha bisogno di spazi, gli piace stare in area e prendere i palloni per poi attaccare la porta. Taty invece lavora anche fuori dall’area con il corpo a corpo e i colpi di testa, al servizio della squadra. A seconda delle partite c’è bisogno di cambiare, sta al mister capire quando schierare i giocatori più adatti. Ciro ancora non mi ha pagato nessuna cena per gli assist che gli ho fatto (ride, ndr). Ora siamo in un momento che per noi è fondamentale in ogni gara, per sistemare la classifica e per chiudere il discorso qualificazione in Champions e andare agli ottavi. La mia corsa? È un po’ strana, sembra che io non stia correndo ma i dati dicono che sono sempre il primo. Ma sono un giocatore che viene visto più palla al piede, tanti non vedono il lavoro difensivo che faccio.

Il talento non si può allenare: puoi allenare le abilità, il controllo. Ma chi nasce con talento è diverso dagli altri. Adesso serve gente che giochi in strada, non serve andare solo all’accademia e poi tornare a casa a fare cazzate o a giocare alla play. Serve il talento della strada, quello che c’era prima si è perso un po’. Oggi tanti giocatori sembrano robot. Non solo la gente, ma anche noi ci stiamo un po’ annoiando del nuovo calcio. È più difficile oggi vedere un Del Piero, un Iniesta, uno Zidane. Così il calcio diventa noioso. La mente? Quella si può allenare, penso sia una delle cose più importanti da fare sin da piccoli. Credo che le società dovrebbero mettere due-tre persone a lavorare subito sull’aspetto mentale con i più piccoli. A vent’anni pensavo di essere un fenomeno ma non lo ero, al Liverpool non giocavo mai.

Il mio tempo libero? Sto spesso a casa, quando usciamo i miei figli non si divertono: non gli piace quando ci chiedono le foto e un po’ si arrabbia. Ma ogni tanto usciamo, più che altro a cena o in posti per i più piccoli. Ma siamo una famiglia che passa tanto tempo a casa. Mia figlia ha un dono per gli sport, fa tutto. Ora sta giocando con me e con la mamma a golf, ma anche a tennis è brava. Vuole fare tutto: balla, canta. Luca invece dice che vuole fare l’ingegnere. Patric? Ha avuto un cambio pazzesco negli ultimi due anni. Lo conosco da tanti anni, da Barcellona. Lui ha quella qualità tecnica tipica spagnola, è una cosa che lo aiuta molto. Ma negli ultimi anni sta lavorando tanto a casa, anche mentalmente. Sono contento per lui, se lo merita lui e la sua meravigliosa famiglia”.


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