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Lazio, Luis Alberto: “Che bello il gioco di Baroni! Lotito? Un capitolo chiuso”

Edoardo Benedetti Redattore 
Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport l'ex centrocampista biancoceleste ha parlato del passato, del suo presente e del futuro della Lazio

È tornato a parlare Luis Alberto e lo ha fatto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. L'ex centrocampista della Lazio, oggi in forza in Qatar all'Al-Duhail, ha toccato vari temi, spaziando dal suo passato biancoceleste fino alle concrete possibilità Scudetto della squadra di Baroni, passando ovviamente per una riflessione sulla coppia Lotito-Fabiani.

Una volta disse: "Sono uno a cui piace fare casino".

"Sì, ma contestualizziamo. Io alzo la voce quando vedo cose che non mi stanno bene o le ingiustizie. Non riesco a stare in silenzio. Sono diretto e istintivo".

Come in campo tra l' altro: il suo assist più bello?

"A Ferrara, in un 5-2 contro la Spal. Un tocco d’esterno destro di prima per Immobile. La palla girò in un modo assurdo. Poi anche il tacco per Zaccagni contro la Juve. Un calcio libero".

Oggi la Lazio vola: contento?

"Certo, spero vinca lo scudetto. Ha tutto per competere. L’Inter resta la più forte, poi metto il Napoli, ma la Lazio se la gioca. Il

calcio di Baroni mi piace molto. All’inizio sembrava un’incognita, ma adesso strega e stupisce. E Castellanos segnerà molti gol".

Il suo amico Pedro ha trovato la pietra filosofale?

"È un fenomeno e lo è sempre stato, glielo scrivo ogni volta. In estate stavano per mandarlo via, ora si parla di rinnovo. Il gioco di quest’anno lo favorisce: è libero di calciare, e quando lo fa…".

La favorita resta l’Inter?

"Sì, ma sarebbe un sogno vedere i laziali festeggiare un titolo. Noi ci andammo vicini".

Quand’è che vi siete detti: "Stavolta si può fare"?

"A metà dicembre, dopo quel Cagliari-Lazio finito 1-2 con gol di Caicedo al 97'. Chiudemmo l’anno con otto vittorie di fila e la Supercoppa Italiana. In casa, poi, eravamo devastanti. A fine primo tempo la partita era già finita. Il bello è che dopo Natale abbiamo continuato a vincere, a vincere, a vincere, poi…".

Poi è arrivata la pandemia.

"Già, maledetto covid. Siamo stati anche sfortunati: infortuni, squalifiche, Leiva che si fa male al ginocchio, poi cartellini a ogni diffidato. Se il campionato non si fosse fermato avremmo lottato punto a punto, chissà".

Milinkovic-Luis Alberto-Immobile: che trio è stato?

"Il più forte. Abbiamo divertito tutti. E ci siamo divertiti noi".

Le sarebbe piaciuto giocare in questa Lazio?

"Certo. Del resto, come ho detto non sarei mai andato via".

Il bello è che nel 2016 pensò addirittura di smettere.

"Avevo già fatto i bagagli. Non giocavo mai, e quando entravo facevo l’esterno. Un ruolo mai coperto in vita mia. Così dissi al mio agente che a gennaio sarei tornato a Siviglia. Quest’ultimo mi spinse a chiamare il mio vecchio mental coach del Barcellona B, Juan Campillo…".

E alla fine rimase a Roma.

"Mi ha cambiato la carriera".

Anche Inzaghi, forse.

"Senza di lui sarei tornato in Spagna. Nel 2017 gli chiesi di andare via, ma si oppose".

Dica la verità: le ha mai chiesto di venire all’Inter?

"No, no (sorride, ndr.)».

Litigi da raccontare?

Nessuno, mi conosceva. Quando avevo una giornata no mi invitava ad andare a casa”.

In cosa è il numero uno?

"Nel gestire le persone. Una volta mandò a casa un giocatore perché aveva un problema familiare. A uno così dai tutto".

In Europa è a livello dei big?

"Senza dubbio. E da quando è all'Inter è cresciuto molto".

E di Sarri cosa ci racconta?

"Siamo simili, l’ha detto anche lui. Il nostro è stato un rapporto strano, ma mi ha insegnato a difendere. Quando è andato via hanno detto che è stata colpa mia e che l’ho cacciato da Formello, ma non è vero. Mi è dispiaciuto quando si è dimesso".

Scaramanzie da segnalare?

"Un’infinità. Lo guardavamo da lontano mentre camminava verso la sala video. Il passo era sempre uguale, la testa bassa, la schiena curva. Inoltre, lasciava sempre un pacchetto di sigarette con tre mozziconi l’uno sopra l’altro. Guai a toccarglielo. Quando lo facevi, impazziva. In più era fissato con gli angoli".

Lotito ha detto di lei: "Non riesce a vivere in un contesto dove ci sono interessi comuni”.

Guardi, è un capitolo chiuso. L’unico appunto è sul rinnovo: è lui che è venuto da me per non farmi andare via. Io sono tranquillo, non voglio parlare né di lui e né dell’altro (Angelo Fabiani, ndr.)".

Oggi il calcio la annoia?

"Sì, non c’è più talento. Mi dica un numero 10 che vale la pena guardare. Gli Ozil, i Guti, i Riquelme e i Valeron non ci sono più. Dominano tattica e fisico".

E in Serie A chi la intriga di più?

"Nico Paz e Zielinski, uno da Barcellona o da Real Madrid".

In Qatar come procede? Già 9 assist in 13 partite.

"Non sono in vacanza, eh. Siamo primi in campionato e in semifinale di coppa. Mi avevano già cercato l’anno scorso, però Sarri non mi lasciò andare via".

In Italia tornerà mai?

"No. Non c’è altro club al di fuori della Lazio in cui giocherei. Se in futuro dovessi fare l’allenato re magari sì, ma la mia carriera da calciatore finirà qui”.