Torna a parlare Claudio Lotito. Impegnato nella campagna elettorale in Molise, il presidente della Lazio concede un’intervista esclusiva a Leggo in cui affronta tantissimi temi, da Sarri fino al mercato e non solo. Sul feeling con il tecnico biancoceleste, per esempio, non ha dubbi: “Ci siamo capiti subito. Non lo conoscevo, però mi ha fatto immediatamente una grande impressione: come ho già detto Sarri è una persona che vive per il calcio. Per questo gli ho affidato un progetto ad ampio raggio, che mi sembra stia mostrando tutte le sue potenzialità anche in queste prime giornate di campionato che fanno ben preludere a questa seconda stagione”.
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Lazio, Lotito svela tutto: “Milinkovic, Flaminio, Sarri: ecco gli obiettivi”
Una scelta, quella di prendere Sarri, ben precisa e motivata: “Dopo l'uscita di scena di Simone Inzaghi, per certi versi improvvisa e inattesa, abbiamo scelto un allenatore in linea con le ambizioni di questo club. Non, dunque, un mister di transizione, ma uno in grado di far partire subito un progetto nuovo, che puntasse sui giovani e al miglioramento della rosa. Ho valutato tanti tecnici validi, più o meno blasonati. Ho scelto di non accontentarmi. Non ho preso un nome: ho scelto un'idea di fare calcio”.
Dopo Sarri, il mercato: l’ultima sessione ha dato risposte importanti e lo stesso Lotito vuole sottolinearlo. “È stato uno dei mercati più dispendiosi sotto il profilo economico, ma si è fatto un investimento per gettare le basi del rinnovamento necessario che attendeva il nostro parco giocatori. Avevamo figure e ruoli da coprire nell'immediato, ma anche bisogno di dare alla rosa più ricambi di quanti ce ne fossero lo scorso anno. Senza fare collezioni di figurine, ma comprando chi fosse veramente utile. E, cosa che molti brillanti commentatori trascurano, non abbiamo venduto le nostre pedine migliori, a partire da Sergej Milinkovic-Savic. Altre grandi squadre hanno sacrificato tasselli importanti, noi no”.
Un mercato caratterizzato dalla ciliegina Romagnoli, che si è subito dimostrato fondamentale e che si è inserito a pieno nell’ambiente Lazio, coronando il suo sogno da tifoso. “Essere laziali è un plus importante, perché aiuta a entrare da subito in sintonia con questi colori. Da solo però non basta. Prima di tutto viene l'aspetto tecnico: e Romagnoli è davvero quel che ci serviva, per capacità ed esperienza internazionale. Del bianco e celeste ti innamori da bambino, così è stato per Romagnoli, oppure giocandoci: penso che Immobile, Milinkovic, ma anche altri che sono qui da meno tempo di loro, siano diventati ormai tifosi della squadra in cui giocano”.
Lotito traccia poi la linea anche per il futuro: obiettivi chiari, volontà evidente. “La crescita. Non possiamo permetterci di andare indietro. Si può raggiungere o meno un trofeo, che dipende da molteplici fattori. Bisogna però sempre arrivare a giocarsi tutto fino in fondo. Ricordo ancora quando arrivai a Formello: era rimasto poco e niente, sia nelle attrezzature che nel patrimonio tecnico, tranne qualche importante giocatore del vecchio ciclo. Presi tanti giocatori, alcuni dei quali sono entrati nella storia della Lazio, come per esempio Tommaso Rocchi. La crescita però è sempre stata tangibile e oggi siamo in alto, nelle posizioni che contano”.
Crescita che magari potrebbe passare anche dallo stadio di proprietà: il Flaminio rimane un obiettivo, la conferma arriva dallo stesso Lotito. “Ci siamo mossi ufficialmente, come sapete. Fare uno stadio di proprietà non è come andare a prendere un caffè al bar. Ci sono procedure, condizioni mutevoli, variabili a non finire che possono incidere sul risultato finale. Per questo parlerò a tempo debito e non ha senso fare annunci di qualsiasi tipo su questo tema. Di certo la Lazio vuole un suo stadio di proprietà”. Passi avanti di gestione che hanno dato vita ai complimenti di Cragnotti, che Lotito prende volentieri. “Mi fanno piacere le sue parole. Noi cerchiamo di conciliare i risultati sportivi con quelli economici”.
Poi il patron scende in campo per Ciro Immobile, troppo spesso criticato. “Trovo incredibile che un giocatore così non sia celebrato come merita. La Lazio non vuole trattamenti di favore da nessuno. E lo stesso vale per i suoi calciatori. Vorrebbe soltanto che fosse guardata la realtà. Un giocatore che segna moltissimi gol da anni, che è sempre decisivo, con colpi da grande giocatore, va sui giornali per vicende che nulla hanno a che vedere con le sue qualità umane e sportive. Ha vinto la sua Scarpa d'Oro ma forse a qualcuno dà fastidio che stia alla Lazio. Lo conosco e so che ama i tifosi laziali e questa società proprio perché lo fanno sentire ogni giorno importante”.
Riguardo alla Lazio, al futuro e ad alcuni cambiamenti dirigenziali, Lotito conferma qualche cambiamento. “Girano sempre tante voci attorno alla Lazio. Bisogna guardare ai fatti e non alle indiscrezioni. Nella società sono in corso alcuni cambiamenti, come sapete ho affidato un ruolo per tutto il settore giovanile e la Primavera, oltre che Lazio Women, a mio figlio Enrico, che porterà sicuramente energia giovane e grande attaccamento ai colori biancocelesti. È arrivato il Direttore Fabiani, persona di grande esperienza che gode della mia considerazione e stima personale. Ho apportato alcuni cambi nella comunicazione, per essere sempre più pronti e propositivi, visto che non abbiamo, a differenza di altri, trattamenti con i guanti bianchi”. In ogni caso, Lotito ha un sogno chiaro: “Portare la Lazio ai vertici del Campionato italiano e d'Europa. È un sogno sportivo, professionale, personale”.
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