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Claudio Lotito
Strategie di mercato, atto secondo. Claudio Lotito si prende palco, pubblico e microfono e intrattiene i presenti, ripetendo quanto fatto e detto venerdì davanti all’Albergo Auronzo. Dopo essere stato nell’ombra per tutto il pomeriggio, e dopo ripetuti colloqui con Sarri, il presidente della Lazio si affaccia inatteso su uno Zandegiacomo semi deserto. Sono le otto meno un quarto quando il patron arriva nel centro sportivo, il mister è andato via da cinque minuti. Gran parte dei calciatori sono ancora presenti all’interno della struttura, pronti a salire sui van per tornare in albergo. Qualche decina di tifosi è ancora accalcata in cerca di un autografo, ma sono i bambini a dare il via libera intrufolandosi dietro i cancelli. Qualche adulto prova inutilmente a seguirli, finché non arriva Lotito e apre le danze. Un gruppo ristretto inizia il colloquio, ma nel giro di poco tutti i presenti sono concentrati esclusivamente sul patron.
Non cambia la linea su Berardi, che appare sempre più lontano. “Non è in vendita, ho parlato con l’ad del Sassuolo (Carnevali, ndr) che è un mio amico e mi ha detto: ‘Non lo vendiamo e se lo dovessi vendere lo venderei per 35 milioni più i bonus. Ma al di là di tutto questo ti do un consiglio, lascialo perdere perché l’anno scorso ha firmato il contratto con la Juve e mi ha messo in difficoltà e l’ho dovuto strappare’”. Dal mercato a quanto realizzato in questi anni: “Sto facendo una battaglia per rendere credibile la società, sia a livello nazionale che internazionale. Tu dovresti essere contento. Se non ci fossi stato io…”. E ancora: “So cosa devo fare, i giocatori che ho portato hanno sempre reso bene”.
Qualcuno rimprovera al presidente anche un eccesso di goliardia, ma Lotito si difende: “Dico sempre la verità, se non posso fare battute allora cosa devo fare?”. È fiero di quanto fatto negli anni e lo ribadisce. “La Lazio dopo la Juve è quella che ha vinto più di tutti. Non abbiamo mai comandato nelle istituzioni sportive, mai prima d’ora. Nel calcio non mancano giocatorI, ds o allenatori, ma presidenti che mettono i soldi. La Lazio non è mai stata nella sua storia in queste condizioni. Facevano le collette prima. Abbiamo scampato la Serie C e abbiamo avuto un periodo di auge con Cragnotti, ma poi la società era morta. Se in una famiglia si incassa 100, non può spendere 500. Noi paghiamo gli stipendi in anticipo, siamo stati l’unica squadra nel mondo che a settembre pagava gli stipendi di gennaio”.
Dalle spese sostenute a quelle da sostenere, Lotito è un fiume in piena: “Castellanos è tornato in Spagna per il visto, lunedì o massimo martedì mattina sta qui. È stato pagato 20 milioni, stiamo comprando giocatori importanti. Devono essere giocatori all’altezza”. È una ricerca minuziosa, fatta scandagliando l'intero panorama calcistico e prestando attenzione a ogni dettaglio: “Abbiamo scrutinato qualcosa come mille giocatori in tutto il mondo. La Lazio ha un centro video con otto postazioni. Abbiamo valutato ogni caratteristica, perché tutti nella testa hanno un nome. Io vedo l’aspetto tecnico, del nome non mi frega nulla. Perché se io vado appresso ai nomi spendo il triplo e non porto il risultato. Vuoi che ti porto Lo Celso o Paredes? Vengono tutti: Cuadrado voleva venire da noi e alla fine è andato all’Inter, anche Bonucci voleva venire da noi”.
Chissà che nell’elenco di coloro che sarebbero venuti alla Lazio non ci siano anche tre nuovi acquisti di un club di A: “Tre giocatori che abbiamo scrutinato sono andati poi al Milan (Okafor, Reijnders, Pulisic ma soprattutto Loftus-Cheek, ndr). Poi io alla fine mi attengo anche a quello che dicono gli altri, è un lavoro di squadra. Abbiamo già i nomi per alcuni ruoli: la mezzala, l’esterno, il vertice basso e il terzino sinistro”. Ma non solo: novità arrivano anche sul portiere, con Maximiano che vede risalire le sue quotazioni: “Si sono ricreduti: lo abbiamo pagato 12 milioni lo scorso anno, lo vogliono tutti e adesso non è buono?”. Non mancano promesse o almeno barlumi di speranza. “Chiudere i giocatori non è una cosa semplice. Adesso ci sono due nomi che abbiamo condiviso tutti e speriamo di chiuderli in settimana, sempre a cifre importanti”.
Anche se per Lotito, alla fine, le cifre contano relativamente: “Mi sono stufato di stabilire che le persone valgono per quanto costano. Vanno stabilite le qualità tecniche e morali: che succede se uno arriva e mi spacca lo spogliatoio?”. A chi chiede di agire subito, Lotito chiede pazienza e assicura di avere tutto sotto controllo: “In un anno solare abbiamo comprato sedici giocatori, passando dal 3-5-2 al 4-3-3. Ora dobbiamo perfezionare ma bisogna arrivarci. So che ci sono delle priorità, serve il sostituto di Milinkovic poi faremo il vertice basso, ma se aggiungi un altro qualcuno deve andare via, i giocatori devi venderli. Akpa Akpro l’ho prestato all’Empoli gratis, li ha salvati, poi hanno venduto due giocatori a 34 milioni e mi hanno chiesto ancora Akpa in prestito. Non va bene, me lo devono pagare”.
Soldi che servono, però, per pagare soprattutto il primo nome sulla lista, quello del sostituto di Milinkovic, quello di Zielinski. “Ha 30 anni - spiega Lotito - ed è in scadenza di contratto. Quanto lo pagheresti? Io ho offerto 20 milioni, 18 più bonus, e mi hanno detto di no. Adesso però l’offerta scende, bisogna fare le operazioni con i cervello. I calciatori poi girano, ma la società va mantenuta sana: a spendere ci vuole un minuto, poi si finisce dove stavamo”.
Lotito è incalzato dai tifosi, pronti a provare a dimenticare Milinkovic con Zielinski. E qui, forse, il patron si lascia scappare un indizio di troppo: “Zielinksi verrebbe? Penso di sì, però bisogna abbassare l’offerta. Se rinnova col Napoli? Un altro io l’ho già comp…”. Si ferma appena in tempo Lotito, che poi fa finta di niente e cambia discorso. Pretattica o no, difficile dirlo. E, allora, non resta che consolarsi con una frase ribadita con fermezza: “Ciro non è in vendita”. E, per ora, tanto basta. Fino a lunedì, quando tra Lega e promesse inizierà una settimana decisiva per la Lazio.
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