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Lombardi: “Felice di rientrare nella famiglia Lazio. La vita da allenatore…”

Cristiano Lombardi
Intervenuto ai microfoni ufficiali del club l'ex biancoceleste Cristiano Lombardi ha parlato del ritiro e di quello che sarà il suo futuro
Edoardo Pettinelli Redattore 

Ha detto basta con il calcio giocato neanche a 30 anni, ora per Cristiano Lombardi si aprono le porte di un futuro da allenatore. Intervenuto ai microfoni ufficiali del club l'ex Lazio ha parlato della sua decisione e di quello che sarà il suo futuro, di nuovo nella famiglia biancoceleste.

"Quello recente è stato un periodo lungo e complicato in cui la mia famiglia è stata essenziale. La scelta di lasciare il calcio giocato è stata quella giusta. In questi casi decidono il corpo e la testa: il primo mi ha dato dei segnali, la testa andava a una velocità, soprattutto per gli infortuni. Per tornare grande ho capito che dovevo partire da allenatore piuttosto che iniziare la gavetta da calciatore. Con alcuni dei ragazzi ho vissuto di qualcosa di talmente intenso che fa sempre piacere risentirli.

Se devo guardare il lato umano Inzaghi è stato più di un allenatore: è l'allenatore e si merita tutto quello che sta raggiungendo, una persona straordinaria e un grande allenatore. A livello calcistico dico De Zerbi, Baroni e Ventura a Salerno. Con Bollini ho un ottimo rapporto. In quell'anno dello scudetto non gli perdonai che non giocai la finale. Ora però abbiamo fatto pace! Ho dovuto imparare che l'allenatore deve fare il bene della squadra, da giovane me le legavo più al dito certe scelte.

Dove ho rubato tanto a livello di gestione del gruppo, di come parlare con i ragazzi, delle idee da proporre? C'è tanto dei miei ex allenatori. Ho voluto perdere una palla al balzo grazie a Fabiani e abbiamo deciso di fare questo percorso insieme. Anche di rientrare nella famiglia Lazio, per me è importante. Io ho fatto molti errori da giocatore. L'Under 18 è un'età che si affaccerà alla Primavera e voglio essere una risorsa per loro. Ci ho messo tanto a maturare calcisticamente, poi mi sono infortunato. Voglio aiutarli a bruciare le tappe.

Io non ascoltavo i consigli, voglio insegnare questo ai ragazzi. Voglio essere una risorsa importante per loro. La vita da allenatore? Ha di unico che entri in campo ancora con la stessa energia da calciatore, ma senza voce quando arrivo a casa. Capisco ora Inzaghi! Se uno vuole mettere passione e grinta in allenamento ti porta via tantissimo. Questa è la parte che non mi aspettavo. Da allenatore la giornata non dura 24 ore ma c'è da preparare tanto.

 Inzaghi da quando è diventato così grande è difficile sentirlo. L'anno scorso mi ha ospitato a Milano. Per me è speciale e mi auguro che un giorno potrò affrontarlo da avversario, sarebbe per me la sfida massima. Per me fu importante quel gol-autogol sul mio tiro cross che arrivò dopo il rinnovo. Quell'anno fu talmente grande che vorrei tornare indietro. La Primavera è stato il periodo più bello della mia vita. Auguro a tutti di vivere quello che ho vissuto io nella Lazio.

Ho pensato di cambiare vita a causa di alcune cose brutte che ho visto, ma ho rivisto Coverciano in un documentario e ho capito che non sono pronto ad abbandonare questo mondo. Il mio obiettivo? L'ambizione ha sempre fatto parte di me Voglio sdoganare il fatto che bisogna avere 50 anni per fare l'allenatore. Ho un'ambizione massima e il fatto di crescere con la Lazio alle spalle è qualcosa di unico. Non deluderò".