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Lazio, la fondazione Nervi scende in campo per il Flaminio: “Gli interventi devono…”

Stadio Flaminio
Scende in campo la fondazione Nervi per il Flaminio. Presentata una missiva desinata ai ministri: della Cultura, dello Sport e dei Trasporti
Edoardo Benedetti Redattore 

È grande bagarre per lo stadio Flaminio e la sensazione è che lo sarà fino alla fine. Dopo le prime mosse ufficiali di Lotito per farne la casa della Lazio è tornata in campo la fondazione Nervi che, attraverso una lettera, ha messo al centro dei discorsi gli interventi di recupero del Flaminio. Missiva destinata ai ministri di Cultura, Sport e Trasporti: Alessandro Giuli, Andrea Abodi e Matteo Salvini nella quale vengono sottolineati i paletti non arginabili nel piano di conservazione dell'impianto.

La fondazione, assieme ad altre importanti associazioni che si occupano di architettura e paesaggio come Carte in Regola, Salviamo il paesaggio e Docomomo, ha inoltre esplicitato come gli interventi: "Dovranno rispettarne la struttura, l’impianto originario, nonché le finiture. Tutti fattori fortemente identitari e non modificabili in una strategia di valorizzazione dell’impianto”. Viene inoltre rimarcato come il Piano di conservazione sia: “Indispensabile in vista degli auspicabili interventi di restauro”.

La lettera è primo passo di una strategia pensata per fermare interventi invasivi sullo stadio. In merito è intervenuto anche Ugo Carughi, ex presidente di Docomomo Italia oltre che autore della lettera: "C’è un piano di conservazione del Flaminio che prevede alcune linee guida. Noi crediamo che si possano poter fare degli aggiornamenti all’impianto, ma rispettando alcuni elementi. Lo stadio è vincolato. Come lo è, ad esempio, l’arena di Verona. A qualcuno verrebbe mai in mente di fare una copertura metallica all’area? Io non credo".

Secondo le associazioni la Soprintendenza non è stata attenta, e infatti Carughi aggiunge come nuovi pilastri, volumi o coperture "Snaturerebbero completamente la struttura che non si percepirebbe più con i caratteri unitari che ne contraddistinguono la sagoma e che hanno giustificato il vincolo". Ma se le cose stanno così, come dovrebbe procedere il recupero? La via maestra indicata dalla stessa fondazione Nervi è il bando.Anche Elisabetta Nervi, segretaria generale della Pierluigi Nervi Project Foundation, è tornata sulla questione: "È molto grave il modo di procedere utilizzato per il Flaminio. Il processo si potrebbe guidare meglio con un bando che contenga delle direttive chiare da far rispettare ai proponenti degli eventuali progetti".

Arriva poi la chiosa delle associazioni: "Esprimiamo grande preoccupazione per le notizie in merito al recupero del Flaminio un’opera la cui rilevanza va ben oltre i confini nazionali. Assieme al Palazzetto dello sport, al viadotto di Corso Francia e al palazzo dello sport dell’Eur, il Flaminio conserva un rilevante valore testimoniale del momento storico vissuto da Roma durante le Olimpiadi del ‘60. Auspichiamo quindi che i programmi di intervento non siano guidati esclusivamente da logiche economiche immediate ma valorizzino il significato patrimoniale e culturale dello stadio". Detto ciò, occhio al mercato: Fabiani studia due colpi <<<