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Var, ma quale uniformità? Juve-Lazio l’ultimo atto di un bilancio tragicomico

Juventus-Lazio
Niente malafede e nessun complotto: quanto visto allo Stadium è l'ennesima dimostrazione dell'inadeguatezza della classe arbitrale italiana
Stefania Palminteri Redattore 

Riecheggiano ancora, tra le mura dell'Allianz Stadium, le parole decise del direttore sportivo della Lazio. Fabiani nel post partita è infatti lapidario sulle decisioni prese dall'arbitro e quelle non prese dal Var. Non mancano i complimenti alla Juventus: "Abbiamo fatto un'ottima gara su un campo difficile contro una Juventus che può vincere tranquillamente le partite senza queste sviste". Frase dovuta e di circostanza per rimarcare ancor di più quanto la protesta non sia in sé e per sé verso la squadra di Motta, quanto rivolta a una categoria che millanta uniformità di giudizio e fa dell’applicazione del regolamento un proprio caposaldo. Ma è proprio qui che c’è la mancanza più grande.

D'altronde il "Regolamento del Giuoco del Calcio corredato delle decisioni ufficiali Figc e della Guida Pratica AIA", aggiornato al primo settembre 2024, parla chiaro. "Un calciatore si rende colpevole di condotta violenta quando usa o tenta di usare vigoria sproporzionata o brutalità contro un avversario in mancanza di contesa per il pallone, o contro un compagno di squadra, un dirigente, un ufficiale di gara, uno spettatore o qualsiasi altra persona, a prescindere dal fatto che si concretizzi o no un contatto".

Sacchi non può vedere il colpo di Duglas Luiz ai danni di Patric: gli occhi del direttore di gara sono, giustamente, sul pallone (vigoria sproporzionata o brutalità contro un avversario in mancanza di contesa per il pallone). E quindi l’interrogativo è consequenziale: il Var Di Paolo - che la passata stagione aveva confermato la condotta violenta di Guendouzi ai danni di Pulisic in Lazio-Milan - in che modo non è stato in grado di riconoscere tutti gli estremi (eccessiva vigoria del colpo, palla lontana non contesa) per richiamare al monitor Sacchi? Sacchi reo di una svista inevitabile ma comunque grave (condizione sufficiente e in questo caso anche necessaria, per un richiamo, stando a quanto ci dicono le istituzioni del mondo arbitrale).

Come a Lissone non si è ritenuto necessario l’on-field review giustamente consigliato invece dopo una mancanza altrettanto grave da parte di Sacchi in occasione dell’intervento di Romagnoli su Kalulu? La risposta di certo non è da ricercare nella malafede, quanto nell'inadeguatezza confermata partita dopo partita, della classe arbitrale: colpevole di cercare soluzioni più volte alla propria, scarsa, comunicazione piuttosto che mettere definitivamente un punto a una serie di errori reiterati, non più giustificabili. Poco importa dunque se invece di un pugno Douglas Luiz ha colpito Patric con una gomitata, ancor di meno se il colpo è stato sferrato sulla schiena anziché sul collo: il regolamento parla chiaro e ancor più chiaramente non è stato applicato. Il Var è in Serie A da otto stagioni: non essere in grado di utilizzarlo non è più accettabile.