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Immobile: “La Lazio? Un amore folle. Mi ha dato tutto e io ho dato tutto a lei”

Immobile
Le parole dell'ex capitano biancoceleste, intervenuto ai microfoni di Radio Serie A per ripercorrere il suo periodo nella Capitale e non solo
Edoardo Pettinelli Redattore 

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È tornato a parlare Ciro Immobile e lo ha fatto, a pochi giorni dall'inaugurazione della sua academy, ai microfoni di Radio Serie A. Tanti i temi trattati dall'ex capitano della Lazio, dalle avventure all'estero fino ai progetti per il futuro passando, ovviamente, per la storia scritta in biancoceleste.

"I primi sei mesi al Borussia non sono neanche andati malissimo, tuttavia era alla fine di un ciclo. Klopp andò via, ma mi tolsi qualche soddisfazione, come allenarmi proprio con il tecnico tedesco. Ho conosciuto giocatori importanti, ero giovane, ma c'erano già problemi. Al Sivigilia non sono riuscito a mettermi in mostra e dopo sei mesi sono andato via. A quell'età potevo buttarmi giù, ma sono riuscito a riprendermi alla Lazio. Superare il record di giocatori che hanno fatto la storia della Lazio è stata una soddisfazione enorme. Se mi guardo indietro, i sacrifici fatti, mi rendo conto da dove sono partito e dove sono arrivato. La Lazio mi ha dato tutto e io ho dato tutto per lei, è stato un amore folle.

Non ero visto molto bene all'inizio, perché mi ero perso un po' in Spagna. Intorno a me c'era scetticismo, ma questo fu spazzato via dopo sei mesi. Sogno Scudetto? Ricordo l'alchimia nel gruppo del 2020, è stata un'annata in cui fino alla gara d'andata contro l'Atalanta Inzaghi rischiava l'esonero e noi la contestazione. Poi scattò qualcosa che ci unì tra tifosi, staff, squadra: c'era un'energia positiva pazzesca. Le partite finivano prima di iniziare, era complicato giocare contro di noi. Poi ripartì un campionato nuovo, abbiamo perso punti e quel treno. Ricordo la gara contro il Genoa, avevamo festeggiato i miei 30 anni in settimana. Eravamo tutti insieme e si vociferava dello Scudetto, noi eravamo un po' ingenui, ma quando si scendeva in campo era bellissimo. A Marassi segnò subito con Adam, un'azione travolgente.

Stavamo bene fisicamente, ma la testa quando gira bene aiuta anche il fisico. Inzaghi? Riesce a unire aspetto maniacale della tattica all'unione della squadra e questo per me è fondamentale. Ai giocatori non si dev voler bene per forza, non devono essere amici anche fuori, ma passi tutta la stagione con i compagni, quindi se non c'è alchimia, voglia di vincere insieme, è dura. In questo Inzaghi è davvero forte. Sulla Nazionale posso dire che le critiche social sono fastidiose perché non te le aspetti, ma questa è una cosa che è successa a tutti. Ora i social danno potere di parola a chiunque, devi stare bene attento a capire la gravità della cosa. Nell'ultimo periodo sono stato male, il calcio dimentica in fretta. Fino alla prima gara dell'Europeo ho vissuto male il non poter esprimermi per le troppe pressioni.

Rappresentavamo una Nazionale che ha vinto tanto, è normale che sia così. Dopo la vittoria dell'Europeo ciò che si diceva non importava più: chi vince ha sempre ragione. Quello che c'è stato prima della gara con l'Inghilterra in finale, non ha contato più. Non puoi vincere e ricevere critiche anche se non hai giocato un minuto, questo conta. le chiacchiere stanno a zero. Se perdi la finale e ti hanno criticato dieci poi ti criticano centro. Ora ho la Coppa a casa. Addio alla Lazio? Io, Jessica e i bimbi stavamo pensando di andare via perché ogni cosa come inizia finisce. Le difficoltà della fine, la Lazio stava cambiando identità, sono state tutte componenti. Sono andati via Inzaghi, Felipe Anderson, Leiva.

Tutti giocatori che hanno fatto la storia con me, ma alla fine non me la sento di biasimare i tifosi che ci sono rimasti male. Io invece ci sono rimasto male di non averli salutati, è una cosa che ancora mi pesa. Mi avrebbe fatto piacere fare l'ultimo giro di campo con la mia famiglia per dare il mio amore a loro e per darlo a me da parte loro. Il gol più bello? A Cagliari con la maglia della Lazio. Giorgio Chiellini è il difensore più tosto da affrontare: mi ha iniziato a "menare" quando avevo 17 anni quando mi allenavo con la prima squadra mentre ero in Primavera. Un gol mangiato che mi è rimasto in mente? All'Europeo contro l'Austria, mi è rimasto in gola. Sarebbe stato un gol fantastico e sarebbe servito alla squadra per non soffrire. Sul futuro posso dire che sto ancora bene in testa e di voglia, poter ritornare in Italia sarebbe bello per finire. Non è detto che poi alla fine decida di smettere dopo la Turchia, anzi sto lavorando per portare un gran finale da un'altra parte".

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