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Stefano Fiore
Centrocampista dal 2001 al 2004 con la Lazio, Stefano Fiore ha trascinato i biancocelesti alla vittoria della Coppa Italia 2003/2004. Cittaceleste ha contattato in esclusiva durante Quelli della Libertà, in onda su Cittaceleste TV - canale 85 del digitale terrestre - e Radiosei, Stefano Fiore, ex calciatore biancoceleste.
Sei un allenatore svincolato e legato allo staff di Massimo Oddo, avete puntato qualche squadra?
"Si siamo insieme, faccio parte del suo staff e in questo momento bisogna aspettare. Non ho puntato nessuno ma le cose non sono cambiate: quello che oggi ti sembra impossibile magari domani diventa possibile. Al Valencia? Ci ho giocato un'epoca fa, sono cambiate tante cose. Ci andrei di corsa, ma credo che dobbiamo avere mire più basse. Non sapevo avessero esonerato Gattuso, mi dispiace. Non seguo tantissimo la Liga ma penso che le prestazioni che ha fatto nell'anno nuovo non siano positive".
Cosa pensi della Lazio? E sulla partita di ieri?
"Mi piace vederla anche se mi lascia sempre quel senso di una squadra incompiuta. Vorrei vederla forse anche meno bella ma più cinica e più continua. Soprattutto dopo la sfida vinta col Milan, nonostante i rossoneri siano in un momento di difficoltà. Ieri mi aspettavo almeno che raddoppiasse, anche se la Fiorentina è una squadra che gioca bene nonostante gli manchi un bomber che finalizzi. La squadra nel secondo tempo si è un po' spenta. Credo che la testa sia il fattore più incisivo, guarda anche il Milan fino al 2-0 contro la Roma: era a 5 punti dal Napoli. Si è fatta riprendere e poi ha perso la Supercoppa... Riportato alla Lazio dico che è quel fattore che a volte non ti fa essere cinico, cattivo, spietato e alla lunga fa la differenza tra ottimi calciatori e campioni".
Il tuo legame con la Coppa Italia è storico: che ricordi hai di quella stagione contro la Juve?
"Era una casualità, certe cose accadono e non ti spieghi il motivo. Per me è stato meravoglioso: il miglior anno in carriera, sia per le prestazioni che per i gol, mi sembra furono 16-17. E' l'anno che ricordo più volentieri e quella partita era un po' la mia: c'era qualcosa di magico quando affrontavo la Juve ero solito segnare. Una partita che guardo sempre con un occhio speciale".
La differenza tra i campioni e gli ottimi calciatori di cui parlavi prima, è un riferimento a Milinkovic?
"La qualità tecnica non abbinata allo spirito di sacrificio non porta a nulla. Non è mai questione di singoli, non sono d'accordo che Milinkovic incarni tutto ciò. Secondo me è una questione di squadra, sono stato giocatore e ci sono passato: ci sono momenti in cui hai la testa e le gambe vuote. Poi ognuno di noi ha determinate caratteristiche. Zaccagni per esempio ieri ha fatto una partita importante: per caratteristiche lo vedi nelle due fasi. Italiano è un allenatore molto bravo e l'ha preparata in quel modo. La catena di sinistra, soprattutto quando gioca Luis Alberto è il lato più forte della Lazio e Italiano l'ha studiata bene. Ci sono giornate in cui devi essere meno bello e più cinico. Milinkovic sta alternando prestazioni buone ad alcune meno brillanti dopo il Mondiale. Io però non facevo riferimento ai singoli, è sempre un discorso di squadra".
Che ne pensi di Felipe Anderson in quel ruolo? Quanto è importante recuperare Immobile?
"La Lazio ha fatto bene anche senza ma non solo da un punto di vista dei numeri ma anche per carisma e capacità di attaccare la Lazio ha bisogno di Immobile. Felipe Anderson lo può fare quel ruolo ma per caratteristiche non è proprio il suo modo di giocare. Sarri è un artista nel fare di necessità virtù come con Mertens, ma le caratteristiche rimangono quelle. Panchina lunga? Dirò un'ovvietà: oggi con i cinque cambi la panchina è metà squadra. La partita può cambiare proprio dal punto di vista tecnico, purtroppo è un limite per squadre come la Lazio che hanno l'ambizione di arrivare in alto ma per i tanti impegni soffrono questo aspetto".
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