Uscite ed entrate da completare per dare forma alla Lazio di Marco Baroni e un mese circa alla fine del mercato. La dirigenza continua a lavorare a Formello ma intanto, per fare il punto della situazione, il direttore sportivo biancoceleste Angelo Fabiani è intervenuto oggi ai microfoni dei canali ufficiali del club. Queste le sue parole: “Di tanto in tanto vanno rimesse le cose al proprio posto. Se ne sentono tante di sciocchezze e questo disorienta il popolo e il tifoso laziale. È giusto allora dire come stanno le cose. La Primavera? Peccato per il cucchiaio, ma è stata una bellissima esperienza per i ragazzi che si sono misurati con settori giovanili importanti. Siamo usciti ai rigori, ma è un’esperienza che rimarrà impresa nella mente dei ragazzi”.
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Lazio, Fabiani: “Non prenderò mai James. Mercato? Non è chiuso: ecco cosa faremo”
La Primavera e l'addio di Sardo
—“Da qualche anno abbiamo avviato un processo di rinnovamento, di meritocrazia all’interno del settore giovanile. Stiamo lavorando su profili in cui intravediamo qualcosa per il futuro. La Primavera è andata oltre ogni più rosea aspettativa, peccato che ce la siamo giocata male. Potevamo ambire a qualcosa di diverso, ma il calcio è fatto anche di questi eventi negativi. L’importante è che queste situazioni diano spunti per cose positive e per guardare avanti con fiducia e convinzione. Ci troviamo di fronte a delle norme che non tutelano i settori giovanili a qualsiasi livello. Purtroppo cresci un calciatore in casa per quattro, cinque o sei anni poi all’improvviso il calciatore può autonomamente prendere un’altra strada senza potersi opporre.
Oggi una legge dello Stato, con gli apprendistati che ancora oggi non si capisce come verranno regolamenti, c’è un vuoto. E ne traggono beneficio i giocatori mal consigliati. Un ragazzo come Sardo ha scelto di fare una cosa strana: andare a giocare in Germania per eludere il vincolo e poi sappiamo già dove andrà a finire. Mi auguro lo facciano nei tempi giusti, non dopo sei mesi, perché poi faremo un esposto perché sarebbe un raggiro delle norme per andare magari - dico a caso - dopo sei mesi al Milan.
Lui ha rifiutato l’apprendistato e qualsiasi cosa, la sua intenzione era andare al Milan in Serie C. Non ho capito perché dovrei dare un calciatore al Milan per 400mila euro come se la Lazio fosse figlia di un dio minore. La Lazio è tra le prime in Italia e vuole le stesse opportunità delle altre squadre. Non ritengo la Lazio e il suo popolo figli di un dio minore, non lo posso accettare. Poi fuga di notte, possiamo farci poco perché le norme FIFA lo consentono. Ma saremo molto vigili, perché sono convinto sia una fuga ponte. Ci saranno altri casi, anche l’Atalanta si trova in queste condizioni e sta facendo ricorsi che penso saranno respinti perché riguardano norme non interne a un paese. Ma ci sono cose che dobbiamo fare non per una vittoria del caso ma per una tutela dell’immagine della società
Oggi il mondo del calcio è particolare: molti investivano un tempo in borsa, oggi hanno capito che buttandosi nel calcio guadagnano di più illudendo molto ragazzi. Presterei attenzione e direi anche ai genitori di pensarci due volte prima di fare certe cose. Ma viviamo in un paese in cui vige la democrazia, ognuno è libero e padrone di fare ciò che ritiene opportuno. Ma non consentiremo mai di sbeffeggiare il nome della Lazio. E dove possiamo tutelare il buon nome lo faremo certamente. Non è un problema economico: ho rifiutato 400mila euro perché ho reputato che la Lazio non sia figlia di un dio minore”.
La prima squadra
—“Anche qui se ne sono dette e scritte tante. Spesso e volentieri anche notizie fuori luogo, destituite di qualsiasi fondamento. Ho sentito parlare di subbuglio, cazzotti nello spogliatoio, di tutto e di più. Questi opinionisti occasionali dovrebbero prestare attenzione a con chi parlano e alle fonti e dovrebbero, prima ancora di avventurarsi in considerazioni, dare anche uno sguardo alle norme e alle regole. Quest’anno la squadra ha fatto un ritiro straordinario, io ero chiuso qui per seguire altre vicende ma ero in costante collegamento con tutti gli operatori e i dirigenti in ritiro. Ho visto anche le immagini degli allenamenti, ho parlato col mister e c’era un clima straordinariamente sereno. Qualcuno ha detto di un clima positivo come non si vedeva da qualche anno.
Da qui a uno spogliatoio in subbuglio ce ne corre: gli spogliatoi in subbuglio sono altri. Per saper comandare bisogna saper ubbidire, e non parlo di Cataldi a cui va tutto il nostro rispetto e la nostra stima. Ma quando si parla di un cambio e di un nuovo metodo - non perché il vecchio fosse sbagliato - e di un cambio dirigenziale e tecnico, ma anche di concetti, significa che ci si trova di fronte a una novità. Giusta o sbagliata lo dirà la storia, ma serve che tutti stiamo nello stesso concetto. La Lazio si deve riappropriare di se stessa. Siamo tutti dipendenti della Lazio, dobbiamo lavorare per la Lazio e per chi la ama. Prima mi sembrava di capire che ognuno si fosse impossessato di un pezzo di società raccontato la propria verità.
Dico ai tifosi, che a volte giustamente si arrabbiano, di prestare attenzione a ciò che pensano e non a ciò che dicono alcuni dirigente e calciatori quando parlano. Mi dispiace quando mi accorgo che il Fabiani di turno dice una cosa per prendere in giro i tifosi e chi ruota intorno a una società di calcio. È offensivo, non lo tollero: sono abituato a sottostare a delle regole, se queste vengono meno diventiamo qualunquisti. E nel qualunquismo si inseriscono i furbacchioni. Il diavolo è tentatore, alla volpe è furba. Amo stare al fianco delle persone leali, di chi dice davvero ciò che pensa. Siamo a un buon punto di trasformazione, è di tutta evidenza che un ciclo si fosse abbondantemente chiuso. Ci sono state attribuite responsabilità sui due tecnici dimissionari. Per arrivare a un atto così estremo significa che il vaso fosse colmo.
Le cose non stavano esattamente come venivano raccontate anche dall’interno dello spogliatoio, perché i pensieri erano altri. Sono nato a Roma, ho 63 anni, questa è la mia città e non è facile lavorare a casa propria. Ma allo stesso tempo ti agevola perché conosci tutto e tutti, pensieri, parole e opere. Quando dissi a tutti di stare attenti lo scorso anno, significava che avevo abbondantemente capito che qualcosa che andava al di là della logica non funzionava. Oggi è da villani prendersela con il presidente Lotito: io ho fatto una forzatura con lui per il rinnovo di Luis Alberto, che poi dopo cinque-sei mesi è tornato sui propri passi. Basta dire la verità, che voleva andare lì per guadagnare di più. E gli ho anche dato una mano poi a farlo. Ma a tutto c’è un limite”.
Gli errori passati
—“Solo chi dorme tutto il giorno non sbaglia, nessuno è infallibile. Ma il tema è un altro: va fatta salva l’idea di fare le cose fatte bene. Possiamo prendere anche un giocatore che ha fatto 20 gol e poi qui gli va tutto storto. Di errori ne abbiamo fatti, ne commettiamo. Ma non mi piace il termine ridimensionamento: lo tramuterei in rilancio, anche se ci vuole tempo. Dall’oggi al domani non si costruisce nulla. Noi stiamo ricostruendo qualcosa di importante per il prossimo futuro, per il prossimo triennio. E per consegnare ai tifosi una squadra in grado di far divertire e centrare obiettivi importanti. Mi piacciono, l’ho sempre detto, i modelli di Atalanta e Feyenoord. Andare su giovani che hanno già chiare caratteristiche anche dal punto di vista di esperienza europea.
Qui alla Lazio mi sembra però che se prendiamo un giocatore retrocesso viene giù il finimondo, ma questa non è una cosa che appartiene al tifoso, che i giocatori li conosce. Ma se invece un giocatore retrocesso va in un altra squadra si va non dico dove a fare manifestazioni e ad acclamare il giocatore. Non ho capito perché questa diversità, che non è tipica dei tifosi. Loro hanno capito da subito che stiamo facendo qualcosa di diverso. C’è qualche trombone, che forse non è laziale ma anti-laziale, che si trova invece lì a fare il gioco degli altri. Ma ripeto: i consigli del diavolo li mangia la volpe.
Si può convivere anche con tre società nella stessa città, il punto non è questo. La contestazione a Lotito? Non voglio entrare nel merito perché Lotito non ha bisogno delle mie difese o dell’avvocato. Non so dove e perché ci siano determinate contestazioni, non ne ho contezza e se devo dirla tutta non è un problema che mi riguarda. Certo, mi dispiace: conosco da tanti anni il presidente e ho già detto spesso che non mi ha mai fatto forzature e non si è mai intromesso sulle indicazioni tecniche. Io sono undici o dodici anni che mi trovo a mio agio perché tutto ciò che ho ritenuto opportuno fare per apportare migliorie ho potuto farlo. Il fatto che non tiri fuori i soldi è una bestemmia: nella Lazio Lotito ha messo tanti soldi a differenza di tante altre squadre.
Senza inimicarmi nessuno, vado all’estero: mi vergognerei a vincere un trofeo grazie a un sistema amministrativo dopato. La cosa bella è vincere con le proprie forze e proprio per questo quando accettai anche la prima squadra dissi al presidente che c’erano tante cose da rivedere per migliorare un po’ tutta l’organizzazione, non ultima quella tecnica-sportiva. E lo dico anche a fronte del fatto che negli ultimi anni la Lazio ha vinto diversi trofei, ma io sono ambizioso per natura. Sto nel calcio da trent’anni, nella vita non conta vincere materialmente, ma la mentalità che è una cosa diversa”.
Il mercato
—“Il mercato non è finito, io l’ho sempre paragonato al dio denaro che non dorme mai. Ma va fatta una riflessione: ci sono delle norme che ti impongono determinate azioni. Per esempio, la norma della lista non l’ho inventata io. Vai a prendere giocatori che potrebbero risultare in esubero: se oggi faccio entrare due Over, ne devono uscire altrettanti dalla lista di chi già abbiamo. È difficile fare il mercato da questo punto di vista, allora si cerca di andare sui giocatori nati nel 2003/2004, perché non rientrano in questa famosa lista. Ma trovare un giocatore così giovane all’altezza della situazione è difficile. Poi quando l’hai scovato vengono fuori le squadre più grandi e se lo prendono.
Avevo individuato un giocatore del Metz, come è apparso su un quotidiano è arrivato il Monaco e se l’è portato via. Io sono costretto a non far circolare i nomi, perché quando poi viene accostato un nome a un club come la Lazio procuratori e mediatori si presentano altrove e fanno nascere competizioni. Noi possiamo esserlo fino a un certo punto, bisogna anche sapere le proprie disponibilità e parametri. Non puoi competere con i colossi del calcio che hanno dietro le multinazionali. A volte si fanno sponda, chiamano giornalisti e procuratori. Oggi il calcio è materia complessa, bisogna saperci convivere e navigare in queste acque agitate. Molte squadre non possono fare le coppe europee perché non rispettano il FFP. È accaduto in Italia, ma anche all’estero. Sono norme non inventate dalla Lazio, ma che la Lazio rispetta. Poi se qualcuno non lo fa, va nel doping amministrativo. Noi dobbiamo rispettare l’integrità e la moralità della Lazio per rispetto di tutti i tifosi. Se domani mattina torna in vita Italo Allodi e può prendere il posto di Fabiani e migliorare il management sportivo, Fabiani va fuori lista”.
Gli abbonamenti
—“Di cosa vogliamo parlare? Il tifoso laziale è innamorato terminale. Non è una sviolinata: solitamente sono abbastanza burbero. Stiamo parlando del nulla. Molte critiche, anche giuste, che ci hanno rivolto i tifosi sono nate sul volersi fidare dei soggetti che predicavano bene e razzolavano male. Non si può nascondere che i tifosi abbiano contatti con Fabiani, con i giocatori o i magazzinieri. Bisogna vedere cosa gli hanno raccontato però.Io da uomo di mondo e di sport accetto tutto: se uno ritene di aver fatto il suo tempo alla Lazio deve andare via”.
Saná Fernandes
—“Poi oggi il mondo social… guardate Saná Fernandes: io ti prendo tre anni fa, ti pago, ti rinnovo il contratto, ti mando in ritiro in prima squadra. E poi fai un post dettato dal tuo management. Poi hanno capito la cazzata e lo hanno fatto rettificare. La Lazio ha investito su Saná, se qualche squadra lo vuole deve venire in ufficio dal sottoscritto e farci capire bene le intenzioni, altrimenti rimane alla Lazio perché in forza di un contratto stipulato tra le parti, non è il Sardo della situazione. Ma su questo post subito si è attribuita alla società ogni colpa, senza analizzare il contenuto”.
Greenwood, Castrovilli e Castellanos
—“Greenwood lo volevamo già lo scorso anno, poi c’è stato un intoppo tra società e calciatore, sapete la problematica quale è stata. Quest’anno un agente aveva riavventato l’idea di poterlo prendere, noi gli abbiamo dato un tempo massimo per decidere. Poi si è aperta un’asta gigantesca per questo ragazzo, ho ritenuto poter arrivare fino a un certo punto: abbiamo offerto 22 milioni di sterline, circa 26 di euro, per il 50% del cartellino. Ha preferito un’altra strada. Io voglio Rovella, Zaccagni, giocatori attaccati a certi valori, che amano l’ambiente in cui sono. Per questi mercenari a volte è una fortuna non cadere nel trappolone. Io credo molto nel lavoro e nei valori fin quando sono stati in vita. Se Greenwood ha scelto un’altra strada, gli auguriamo le migliori fortune.
Castrovilli? Non lo scopro io, è un giocatore straordinario. Ha avuto alcune problematiche, con gli interventi, e quando mi è stato proposto abbiamo fatto tutte le verifiche del caso. È stata accertata la stabilità del ginocchio, ora sta ultimando la preparazione e questo fa sì che qualcuno possa pensare lui abbia qualcosa che non va. Stiamo facendo questo tipo di percorso proprio per preservare l’atleta. L’arto operato a livello di muscolatura è diventato addirittura più grande dell’altro. Castrovilli, con il suo procuratore Alessandro Lucci, lo voglio ringraziare: è stato corretto, si è voluto mettere in discussione firmando per un anno e in bianco poi per secondo, terzo e quarto.
Castellanos? È arrivata un’offerta che abbiamo rispedito al mittente. Poi viviamo tutti in un mondo in cui circola il denaro, se arriva un’offerta irrinunciabile la si valuta. Lui secondo me ha fatto discretamente come primo anno, ha alcune qualità importanti. Ma è chiaro che deve dimostrare il proprio valore nel prossimo futuro. Noi siamo qui vigili a osservare se ci sarà o meno la crescita. L’allenatore ha detto esplicitamente di volere Castellanos e Noslin in rosa, individuando in lui il ruolo anche di prima punta all’occorrenza. Il mister si sente tranquillo e sereno in quel ruolo, ci ha chiesto eventualmente un esterno. Esterno che corrisponda ovviamente ad alcune caratteristiche. Da qui a fine agosto possono accadere tante cose”.
Il ritiro e il no a James Rodriguez
—“La squadra? Ci sono difficoltà oggettive dovute alla preparazione, Baroni ha un modo di preparare la squadra molto duro. Un conto è fare un carico a Pedro, che ha fisico piccolino, un altro è farlo con Dele-Bashiru, Tavares, Romagnoli. Questi sono fisici che hanno bisogno di tempo prima di carburare. Ma già ieri intravedevo brillantezza in più, si sta facendo un ottimo lavoro e la cosa che più mi è risaltata agli occhi è che di ragazzi ai box se ne siano visti pochissimi.
Rodriguez? Non lo prenderò mai. È un ragazzo di 33 anni, negli ultimi anni non ha mai superato 12 o 13 partite l’anno. Ha fatto un’ultima Copa America discretamente bene, ma il nuovo metodo va verso giovani importanti. Prendere il ragazzo per uno o due anni porterebbe ad andare contro ogni logica. Ripeto: massimo rispetto per il ragazzo, per il calciatore, ma dobbiamo fare valutazioni a 360 gradi. Abbiamo preferito e preferiamo fare altre scelte. Molti nomi che girano sui giornali sono messi in giro dai procuratori. Chi vuole Fabiani non lo sa neanche Fabiani”.
Lazio Women
—“La squadra non è ancora stata ultimata, la proprietà ha il desiderio di allestire una squadra competitiva per preservare la categoria. Chiaramente, però, come con tutte le neopromosse c’è scetticismo da parte di procuratori e calciatrici. Stiamo cercando ragazze con un curriculum importante, dobbiamo ancora individuare due o tre elementi in ruoli chiave. Siamo in Serie A, vogliamo e dobbiamo rimanerci per la gioia di tutte le tifose laziali. Abbiamo una struttura della Women all’avanguardia, invidiato da tutti. Vogliamo anche lì attestarci al massimo livello e magari a stretto giro diventare competitivi nella categoria.
In chiusura, mi preme molto ribadire sul settore giovanile: purtroppo non possiamo farci nulla, non siamo noi a lasciar scappare i giovani. Non dipende da noi, ma non possiamo stare ai ricatti. Lo scorso anno ci fu una richiesta di cinque milioni per far rinnovare un contratto di un giovane, io non volevo ma chiesti a Sarri che mi disse: ‘Non se ne parla proprio’ e non l’abbiamo fatto. Questo serve per interrompere certe dinamiche, quei soldi piuttosto lo investiamo sulle infrastrutture, come stiamo facendo per portare qui i settori giovanili maschili e femminile. Lavoriamo per i ragazzi, se poi scappano per andare altrove non ce ne importa nulla. Noi dobbiamo dare un servizio a questi ragazzi”.
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