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Valdifiori
Era il regista dell'Empoli dei sogni che fece conoscere al grande pubblico Maurizio Sarri. Interprete ideale nel centrocampo dell'allenatore della Lazio. E allora, proprio per parlare con chi quel ruolo lo ha interpretato al meglio, Cittaceleste ha contattato in esclusiva Mirko Valdifiori. Il calciatore, oggi alla Vis Pesaro, è intervenuto su Cittaceleste TV - canale 85 del digitale terrestre - durante Io tifo Lazio, condotto da Lorenzo Beccarisi e Valerio Marcangeli.
Come ti spieghi questo calo della Lazio a inizio anno?
“Il campionato è stato fermo per i Mondiali, non sempre è facile ripartire e riattaccare la spina. La Lazio ha pagato, ci sono sempre delle squadre che incappano in giornate difficoltose. Con l’Empoli aveva bisogno dei tre punti, poi è arrivato il 2-2 nel finale che ha lasciato tanto amaro in bocca”.
È successo anche ai tuoi tempi con Sarri di avere qualche difficoltà a inizio anno?
“A volte in questo periodo ti carichi di lavoro. La Lazio dovrà affrontare altre 3-4 mesi con tante partite, quindi la squadra potrebbe essere sembrata meno brillante del solito per gli alti carichi. Anche noi al primo anno di Serie A con Sarri abbiamo avuto un momento in cui facevamo fatica a segnare, per fortuna però era rimasta la solidità difensiva di squadra. È normale che per una squadra che punta alla Champions però non basta pareggiare partite come quella con l’Empoli, sono punti che poi vengono a mancare”.
Come ti spieghi questo crollo difensivo di quella che era la seconda difesa del campionato?
“Il gioco di Sarri prevede un lavoro di squadra, non è solo colpa della difesa. La linea alta e il modo di difendere aggredendo in avanti permette di recuperare palla anche in zone alte per fare male all’avversario. Se si aprono le distanze tra i reparti si può andare in difficoltà. Aver sofferto più del solito può essere dipeso da questo, dal non lavorare insieme in partite ufficiali da un po’. Magari c’è bisogno di riprendere le distanze che si erano trovate”.
L’Empoli da sempre punta tanto sui giovani. Che sensazione hai su questa strategia della società che alla fine premia sempre?
“Ci sono tanti profili, anche pensando all’Empoli di quando giocavo io. C’è questa politica che permette anche di sbagliare qualche partita. Ma lì i giovani sentono la fiducia, è fondamentale per l’Empoli che così può anche costruire il proprio futuro. È un lavoro che viene portato avanti dal settore giovanile, hanno dimostrato di essere tra i migliori d’Italia nel cercare e lanciare i giovani. Fazzini per esempio è un giovane molto interessante, lo ricordo nelle giovanili quando io ero a Empoli. È un percorso anno dopo anno, quando poi sono pronti danno risposte sempre importanti”.
Parisi piace molto a Sarri. Quanto è importante per lui avere un mancino lì a sinistra per aprire il gioco?
“Parisi è ormai un giocatore affermato. Già l’anno scorso ha fatto un grandissimo campionato e anche quest’anno è tra i terzini sinistri migliori del campionato. Nell’economia di Sarri potrebbe essere molto utile anche perché in questi anni il ragazzo ha lavorato con Andreazzoli e Zanetti che intendono la linea in modo simile a Sarri. Potrebbe essere già pronto, è un giocatore affidabile in grado di creare superiorità numerica”.
Quanto è importante un terzino nel 4-3-3 di Sarri che possa spingere proprio su quella fascia e che sia mancino?
“Giocando anche con due esterni alti il fatto che il terzino possa andare in sovrapposizione può creare superiorità numerica e imprevedibilità. Poi non so se il fatto che Marusic rimanga più in posizione sia una scelta dell’allenatore. Anche lui è un giocatore straordinario che può fare entrambe le fasce, ma magari un mancino di ruolo potrebbe tornare utile anche perché Sarri è molto maniacale anche nei piazzati”.
Pensi che venerdì Napoli-Juve possa esser decisiva per lo Scudetto?
“Mi auguro che il Napoli possa vincere, potrebbe essere un bel segnale al campionato. Ma la Serie A è lunga e la Juve con i numeri dell’ultimo periodo può far paura a tutti. Ha solidità difensiva e può far gol da un momento all’altro. Vincendo comunque il Napoli darebbe un bel segnale al campionato, prima dei Mondiali giocava con una superiorità incredibile”.
Quanto è stata importante l’esperienza a Napoli? C’è qualcosa che recrimini?
“È stata la mia prima esperienza in una big, poi è normale che uno speri di giocare sempre. Ma non ho rimpianti, ho sempre dato il massimo poi in quella stagione è esploso Jorginho e per questo ho giocato meno. L’anno dopo sono andato a Torino, ma il Napoli lo porto sempre nel cuore e mi auguro possa vincere lo Scudetto”.
In quel ruolo si stanno vedendo giocatori importanti in Serie A in questo momento, tutti con caratteristiche diverse. Sta emergendo nuovamente il ruolo del regista nel nostro campionato?
“Quando c’è un tipo di calcio in cui si cerca il fraseggio da dietro e il palleggiatore si prova a mettere il regista nelle condizioni di distribuire il gioco. Con Sarri mi sono sempre trovato bene perché ha questa mentalità. Adesso a volte si tende ad avere lì anche un giocatore più incontrata, ma dipende dalle scelte degli allenatori e dagli stili di gioco”.
Pensando al Mondiale, la Francia ha scelto di andare avanti con Deschamps. Secondo te è giusto puntare su un allenatore che non ha rapporto con il Pallone d’Oro in carica?
“Sono situazioni che dall’esterno non possiamo conoscere. La Francia ha fatto un gran Mondiale perdendolo ai rigori. Giroud ha fatto bene il Mondiale, Deschamps ha perso Benzema ma ha gestito bene la rosa. Vuol dire che aveva dato una sua idea di gioco a tutta la rosa, il suo l’ha fatto. Le altre situazioni non possiamo saperle, evidentemente se hanno deciso così è perché credono sia la scelta migliore”.
Cosa ci lascia questo Mondiale, se ci lascia qualcosa?
“Il Mondiale ci lascia sicuramente il fatto che Messi abbia finalmente vinto. Se lo meritava per la carriera che ha fatto. È giusto così. Poi ci ha lasciato il fatto di vedere squadre organizzate anche se magari a livello di campioni non c’erano nomi importantissimi. Penso al Marocco, che ha corso senza mai mollare e che ha fatto del ritmo la sua caratteristica principale facendo un gran Mondiale. A quei livelli lì ci possono sempre essere sorprese”.
Secondo te Ronaldo ha fatto la scelta giusta andando all’Al-Nassr?
“Lui ha detto che ha vinto tutto in Europa, magari ha fatto una scelta di vita insieme alla famiglia in ottica futura. Non so se poi sarà ambasciatore per i prossimi Mondiali. Quando si sposta un giocatore come lui dietro ci sono tanti altri interessi. Lui dice di essere felice, magari aveva bisogno di andare lì per trovare nuovi stimoli”.
Sei stato allenato da Mihajlovic per due anni. Hai un suo ricordo?
“Sinisa era oltre che un grande allenatore un grande uomo. In quei due anni da fuori poteva sembrare una persona burbera per il suo carattere. Ma quando ci parlavi aveva un’umanità incredibile. Ti capiva e ti ascoltava, per i suoi giocatori penso avrebbe fatto la guerra. Un uomo di sani valori e sani principi. Anche Vialli, non l’ho conosciuto personalmente ma me ne hanno parlato. Due icone del calcio che hanno insegnato tanto per la loro lealtà sportiva e la loro purezza. Nel calcio a volte trovi persone false ed è una cosa brutta. Meglio dire cose brutte in faccia che falsità, Mihajlovic mi ha insegnato quello: che nel bene o nel male le cose le diceva perché ti voleva bene e per farti crescere. Mi è dispiaciuto molto, nella vita si va via troppo presto a volte. Non ci sono parole”.
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