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ESCLUSIVA – Silvagni: “Cataldi, ogni gara una battaglia. E su Romagnoli…”

redazionecittaceleste

L'ex biancoceleste, compagno in Primavera di Danilo Cataldi, parla in esclusiva della squadra di Sarri e si sofferma in particolare sul derby

Era uno dei difensori della Lazio Primavera dei sogni, parente lontana di quella attuale. In quella squadra giocava Danilo Cataldi, grande protagonista dell'attuale Lazio di Sarri. E allora, proprio per parlare con chi il centrocampista di Ottavia lo conosce bene, Cittaceleste ha contattato in esclusiva Lorenzo Silvagni. L'ex biancoceleste è intervenuto su Cittaceleste TV - canale 85 del digitale terrestre - durante Io tifo Lazio, condotto da Lorenzo Beccarisi e Valerio Marcangeli.

Che derby è stato domenica?

Il derby è il derby. Quando facevo parte della Lazio si diceva sempre che sono come finali, che conta vincerlo. E vincerlo 1-0 ricorda un altro derby, fa tanto piacere”.

Forse il migliore in campo, al di là di Radu, è stato Cataldi. Che due-tre giorni infernali pensi abbiano passato? Che piacere ti fa vederlo così?

Un piacere enorme. Quando ci ho giocato in Primavera è stato il mio primo capitano. Poi sono usciti altri caratteri dentro la squadra e per decisione comune la fascia fu dato a Falasca, allora aveva vinto tre campionati e con il nostro quattro. Per Danilo sono stra contento. È un amico, anzi, un fratello. Abbiamo condiviso un sacco di cose insieme, dentro e fuori dal campo. Vederlo lì mi fa un piacere enorme. So che ogni volta che Danilo va in campo ci va come in battaglia: non si sa se ne esce vivo.

È riuscito a dimostrarlo col tempo agli altri, lui ogni volta che entra in campo dà tutto. La fascia di capitano e la vittoria sono state la ciliegina sulla torta, una cosa impressionante. Si veniva da una settimana complicata, ci stanno durante l’anno, non si può sempre far bene. Il campionato è lungo, l’Europa è tosta e le trasferte brutte. Ma il derby è bello e vincerlo ancor di più, anche se poi importa principalmente nella Capitale. A livello generale conta meno di Rotterdam, vale tre punti come quello della Salernitana. Ma è un cane che si morde la coda: il derby è derby”.

Quanto è stato bello ritrovare due capitani entrambi di qui, cresciuti con le due squadre, ed entrambi protagonisti? Ti aspettavi che un giorno potesse Cataldi, ma anche Pellegrini, potessero arrivare fin qui?

Su Danilo dire ora che mi aspettavo arrivasse così a questo punto forse no. Ma mi aspettavo che spiccasse. È il suo ruolo, si diverte e se non c’è si sente. Vederlo così, capitano al derby e con un ruolo centrale, forse no. Ma ero certo che sarebbe spiccato. Ormai sono tanti anni dal suo esordio in Serie A, in quella stagione fece già il capitano. Per me fu un’emozione incredibile. Era l’anno della maglia bandiera. Di strada ne ha fatta, di pesci in faccia ne ha presi. Ma ora si merita tutto quello che sta portando a casa, tutti i complimenti. Lui sa cosa penso di lui e credo che chi è intelligente pensi lo stesso.

Su Pellegrini sì, ci ho giocato spesso contro. Allora non era uno dei principali elementi di quella Primavera. Non spiccava, ma era difficile confrontarsi con le altre Primavere: c’era un divario tecnico impressionante. Era comunque un buon giocatore, seppur non a questi buoni livelli. Domenica il primo a segnare la portava a casa e la fame l’ha dimostrata la Lazio. Di Pellegrini però non mi aspettavo arrivasse così in alto e da leader tecnico. Sta facendo qualcosa di importante nella Roma, soprattutto se si pensa alle figure importanti che lo hanno preceduto. Anche lui, forse troppo velocemente a differenza di Danilo, è arrivato su questi livelli. Non me l’aspettavo, ma domenica è andata male. Ritorniamo sempre là”.

Bravino anche Romagnoli, direi.

Quando giocavamo da piccoli contro, lui era della Lazio e non lo negava a nessuno. Ti parlo di Esordienti e Giovanissimi. Poi crescendo, diventando Allievi Nazionali e Primavera un po’ gli affari tuoi devi farteli. Inizi a toccare con mano il calcio vero e le persone che appartengono al calcio. Ma lui è sempre stato della Lazio, quando giocavamo contro gli ho sempre chiesto quando sarebbe passato da noi. Meglio tardi che mai. Ha alzato uno scudetto da capitano, ma ora ha ritrovato fiducia. Stava uscendo un po’ da una certa inquadratura. È stato anche giusto che ritrovasse una piazza simile, così clamorosa. Conta quello che c’è sotto la maglia, non il nome. Alessio ha trovato un ambiente fantastico, che ti fa crescere umanamente e caratterialmente. Gli ha dato quel trampolino che gli farà fare un altro salto di qualità.

Penso che rientrerà anche nel giro della Nazionale. E se ci entra lui tocca anche a Lazzari, Casale e Danilo. E Provedel c’è già entrato. Anche se si entra in certe dinamiche che è meglio non aprire: sono stati fatti stage senza tanti giocatori della Lazio. Ma noi ci troviamo da fuori, magari chi sta dentro la pensa diversamente. Ma di meriti questa squadra ne ha e se ci sono giocatori italiani penso che qualcosa possano darlo alla Nazionale, visto anche l’andamento attuale”.

Quanto è importante piazzare una vittoria simile dopo una settimana come quella che ha preceduto il derby? Cosa manca alla Lazio per ritrovarsi contemporaneamente terza in classifica e per passare il girone europeo?

Questo derby è stato stancante? Ora non lo si vede nel passaggio non avvenuto nel turno o con la Salernitana. Lo si vedrà giovedì, domenica. È una crescita che ancora va fatta, siamo ancora un po’ provinciali. Non passare un girone simile ti fa mangiare le mani. Le somme si tirano alla fine di ogni gara: il Napoli non pensa alle vittorie consecutive ma alla gara vinta. Ma è una cosa che non si scopre subito, c’è bisogno di tempo. Io mi trovo a parlare con laziali e romanisti. Qui si parla di derby, di qualcosa che non fa crescere.

La Lazio è una grande squadra, ma possono esserci momenti difficili. A rosa completa la Lazio può giocarsela con tutti, poi contano i momenti. Si è vinto senza Immobile e Milinkovic. La mentalità è importante, è una cosa che danno tutti: dai fisioterapisti e i magazzinieri ai Provedel e i Cancellieri. Ma in certi momenti possono capitare i momenti difficili. Il derby si sente, porta via anche un po’ di salute. La mentalità non si scopre subito e a Roma non è facile”.