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Maurizio Domizzi
È cresciuto nella vivaio della Lazio negli anni che poi portarono allo Scudetto nell’anno del centenario. Non ha però mai avuto modo di esordire con la prima squadra e proprio ai biancocelesti ha tolto in più di un’occasione la Champions con l’Udinese di Guidolin. E allora, proprio per parlare della sfida del prossimo weekend ma non solo, Cittaceleste ha contattato in esclusiva Maurizio Domizzi. L’ex calciatore, oggi allenatore in Eccellenza, è intervenuto su Cittaceleste TV - canale 85 del digitale terrestre - durante Io tifo Lazio, condotto da Lorenzo Beccarisi e Valerio Marcangeli.
Che impressione hai della Lazio di Sarri?
“Sicuramente il dato che salta agli occhi sono i pochi gol subiti, è la miglior difesa con l’Atalanta fino a questo momento. È un dato che è cambiato rispetto agli ultimi anni, poi si è tramutato anche nell’avere qualche punto in più in queste prime partite. La Lazio in giornata da diversi anni ormai sa segnare tanto in una singola partita, ma vederla come miglior difesa è sicuramente una cosa diversa. Una cosa che ha anche dato tanta fiducia alla squadra”.
Da difensore come spieghi un salto di qualità del genere?
“Il modo in cui intende la fase difensiva Sarri è particolare rispetto agli altri ed è poco utilizzato. Sicuramente i giocatori hanno bisogno di un periodo di adattamento abbastanza lungo per capire certi meccanismi. È la dimostrazione del fatto che i giocatori sono cresciuti singolarmente e hanno acquisito una sicurezza maggiore e si sta vedendo”.
Quanto è importante aver trovato un portiere come Provedel che dà questa sicurezza?
“Per quanto riguarda il pacchetto arretrato il cambiamento più grande è stato proprio in porta. Ne sono arrivati due, è stato fondamentale. Negli ultimi anni due portieri di pari livello la Lazio non li aveva mai avuti. Poi va detto che Provedel sta facendo prestazioni veramente importanti, sta facendo la differenza. Al di là della sicurezza con i piedi che ha sempre avuto si mostra spesso decisivo in porta per tenere la partita in equilibrio quando c’era bisogno”.
I bianconeri di Allegri hanno perso in Champions: come si esce da una situazione del genere?
“È dura da capire. Penso che la scelta della proprietà di difendere a prescindere alcune scelte derivi dal fatto che al momento non vedano neanche loro una soluzione. Probabilmente il punto è proprio lì, si può correggere qualcosa, anche tanto. Ma la situazione è inspiegabile da diversi punti di vista: dal gioco ai risultati. Ci sono state stagioni in cui hanno giocato male ma il risultato lo portavano comunque a casa. Ora manca davvero tutto”.
Hai giocato tanti anni a Udine, raggiungendo livelli importanti. L’Udinese di oggi che squadra è? Può sognare un posto in Europa?
“È presto per dirlo. Sono passate poche partite e almeno fino a novembre sarà un campionato strano, troppo concentrato. Magari i valori non verranno fuori del tutto. Probabilmente da dopo la pausa dei mondiali le cose si delineeranno di più. Ma l’Udinese negli ultimi anni ha ritrovato valori tecnici importanti, da Deulofeu e Pereyra già pronti fino a quelli che sono cresciuti. Quest’anno poi grazie all’allenatore ha ritrovato entusiasmo e voglia di interpretare la partita e il calcio in modo più positivo. Sottil trasmette positività e sicurezza in quello che fa, nei valori che hanno. E questo si vede perché poi diversi giocatori della rosa hanno valori importanti”.
Quali sono state secondo te le difficoltà della Lazio con l’Europa? Quanto è difficile per un calciatore a livello di testa e fisico giocare ogni tre giorni?
“È difficilissimo, lo paghi sia mentalmente che fisicamente. Poi probabilmente quello che succede alla Lazio è lo specchio del dislivello che si sta creando tra il nostro campionato e il resto d’Europa. Spesso è più difficile giocare contro qualsiasi squadra nelle coppe europee che giocare una partita qualsiasi nel nostro campionato”.
Giocare in Europa stanca. Ma spesso Sarri parla di ritmi più alti: queste continue dichiarazioni possono essere anche esse stesse il motivo per cui la Lazio cambia atteggiamento? Può essere che la squadra si lasci influenzare?
“Non credo, bisognerebbe vedere da dentro ma da ex giocatore non credo che a questi livelli queste cose influenzino. Ma quello che dice Sarri è fondato. Dal punto di vista fisico e dell’intensità quel gap lo stiamo colmando, ma 10-15 anni fa era molto peggio. Il calcio in Italia era interpretato in un modo, in Europa in un’altra invece. Si trovavano squadre aggressive che difendevano altissime e continuavano ad attaccare sempre”.
Domenica si affrontano Lazio e Udinese, squadre diverse per idee di gioco. Che gara ti aspetti?
“L’aspetto mentale potrebbe essere decisivo. Sono due squadre che vengono da una striscia di risultati utili e prestazioni importantissime. Per ovvi motivi, soprattutto scontrandosi, è probabile che una delle due interrompa la striscia. Quella che si farà influenzare meno nel corso della partita potrà avere un grosso vantaggio. Le partite iniziano a essere tante, quell’aspetto conta. Poi al di là del risultato sono convinto verrà fuori una bella partita dal punto di vista tecnico”.
Che giocatore è, da nuovo allenatore, Milinkovic? Lotito spesso dice che vale 100 milioni, dal 2020/2021 solo De Bruyne ha fatto meglio di lui. Quanto vale?
“In questo momento senza dubbio per il nostro campionato lui ha troppe qualità da ogni punto di vista, tecnico e fisico. Sarei curioso di vederlo in altri campionati, dove l’aspetto fisico riescono quasi tutti a pareggiarglielo. E vedere se continua con questo tipo di crescita. Qui da noi a tratti è troppo superiore da ogni punto di vista. Si ha l’idea che tenda a giocare sotto ritmo durante la partita proprio perché consapevole del fatto che è dominante sotto ogni punto di vista. Il valore al momento lo fa anche il campionato dove giochi. Se giochi in Premier vali il 30-40% in più, è una cosa relativa il valore. Ma ovviamente ha numeri da top, anche dal punto di vista economico”.
Com’è la vita da allenatore rispetto a quella da giocatore?
“È totalmente diversa. Ci vuole un’altra attitudine, ti rendi conto velocemente di averla o non averla. Sono di più le preoccupazioni e i problemi, ma una singola gioia le compensa tutte. È molto diverso, c’è squilibrio tra ciò che bisogna gestire e la possibilità di ottenere soddisfazioni dai singoli episodi”.
Da chi ruberai di più rispetto agli allenatori che ti hanno allenato?
“Tecnicamente farò fatica: negli ultimi dieci anni il calcio è cambiato tantissimo in Italia. È talmente cambiato che è difficile prendere spunto dagli allenatori che ho avuto. Nella gestione, invece, ho imparato molto: ho fatto mie le esperienze e ora le plasmerò sul mio carattere”.
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