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Lazio, Dia: “Darò tutto per questa maglia. La concorrenza con Castellanos…”

Dia
La punta senegalese, finora ultimo acquisto in ordine di tempo dell'estate biancoceleste, si presenta ai nuovi tifosi: le sue prime parole
Michele Cerrotta

Non ha avuto modo di esordire domenica contro il Venezia Dia, ma di certo arriverà presto il suo momento. L'attaccante senegalese, arrivato alla Lazio a poche ore dall'esordio in campionato, si sta allenando regolarmente agli ordini di Baroni e spera di trovare almeno qualche minuto già sabato contro l'Udinese. Intanto, per presentarsi ai suoi nuovi tifosi, Boulaye Dia è intervenuto ai microfoni dei canali ufficiali del club biancoceleste. Queste le sue parole: “È vero, la mia storia proviene da molto lontano, ci sono stati tanti ostacoli all’inizio della mia carriera. Sin da quando ero più giovane mi dicevano che non ero abbastanza grande. Effettivamente ero piccolo di stazza e diversi club mi hanno rifiutato per l’altezza. Ci sono voluti alcuni anni prima di poter firmare un contratto. Il primo è arrivato dopo i vent’anni, intanto lavoravo in officina alzandomi alle quattro di mattina per aiutare economicamente la mia famiglia. Poi è arrivata la chance che aspettavo per ripagare il supporto dei famigliari, dei miei fratelli e degli amici che mi hanno sempre sostenuto. È andata come volevo che andasse e ora sono felice di potermi godere questo privilegio.

Il trasferimento alla Lazio per me è importante, è uno step importante nella mia carriera. Significa tanto per me. Per me giocare a calcio, dopo una stagione molto difficile, è fondamentale. Voglio aiutare la squadra negli obiettivi, sono contento di giocare con la Lazio. Mister Baroni? Non urla tanto ma si fa capire quando parla individualmente o davanti a tutti. Ho trovato un gruppo che è come una famiglia, siamo tutti insieme l’uno per l’altro. È un gruppo che vive bene, uno spogliatoio che sta bene. Il numero? Non c’era il mio numero preferito, l’11, e Loum (Tchaouna, ndr) mi ha consigliato di prendere la 19. Io e lui abbiamo giocato solo sei mesi insieme, ma l’ho visto crescere tanto in poco tempo. È molto giovane, ha un grandissimo talento, deve lavorare sotto ogni aspetto del calcio. È giovane e ha tempo di crescere ancora.

La concorrenza tra me e Castellanos deve esserci sempre, purché sana. Aiuta noi giocatori e anche la squadra, bisogna essere forti e fare sempre meglio: così facendo si aiuta la squadra. Per un attaccante è importante avere compagni che hanno la qualità di superare l’avversario, per noi che siamo dentro l’area e che possiamo far gol è importante. Arrivano cross. E poi aiuta anche nelle situazioni complicate a venirne fuori. Keita? Non l’ho ancora sentito, devo chiamarlo. Lui è senegalese come me, me lo ricordo quando era alla Lazio. Era giovane, mi ricordo di lui e di Klose, un attaccante forte che ha segnato tanti gol. Il gol a cui sono più legato? Quello al Liverpool in semifinale di Champions è importante, ma quello in Coppa del Mondo col Senegal contro il Qatar è stato più importante.

Mi sento un papà che deve essere da esempio per il proprio figlio e per la propria famiglia. Quando un bambino cresce vede sempre i genitori, che devono essere sempre la cosa più bella per lui. Mi piace molto la moda, anche se sono discreto e non metto tutto su Instagram. Mi piace anche il basket, il mio preferito è Lebron James. La prima volta che ho guardato una partita di NBA era con Iverson in campo. Musica? Niente. È vero che ho fatto la scuola per essere elettricista, ho preso il diploma ma non ho lavorato tanto. Una volta in Francia al Rennes un compagno mi ha chiamato per farmi uno scherzo, dicendomi che aveva bisogno di aiuto per un lavoro da elettricista. Un’esultanza? Non la preparo mai prima della partita, mi viene in automatico dopo il gol. Soprannome? Non ne ho. Ai tifosi della Lazio prometto che farò il più possibile per onorare la maglia”.