Intervenuto ai microfoni di RadioSei l'ex allenatore della Lazio, Delio Rossi, ha detto la sua dopo il doppio confronto tra Coppa Italia e Serie A contro il Napoli di Antonio Conte.
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Lazio, Delio Rossi: “Mai avuto dubbi su Baroni. È da panchina d’oro”
"La gara di domenica è legata a quella di Coppa Italia. Dopo aver vinto in quella maniera, il peso era tutto sui titolari del Napoli. Al Maradona se vogliamo sono venuti meno gli attaccanti; Castellanos, Dia e Zaccagni non hanno fatto la solita partita. Sono contento che abbia fatto bene Isaksen: in una partita importante c’era bisogno di dare un segnale importante. Bravo il tecnico. L’ammonizione di Dia non c’era, chi ha giocato a calcio non sanzionerebbe mai una cosa del genere. Io non capisco chi ama diventare arbitro: capisco gli altri mestieri ma questo meno perché succede sempre che l’arbitro di turno non ha il senso del gioco. In un calcio che va sempre più verso il professionismo l’unico non professionista è l’arbitro, dobbiamo batterci per questo. Il regolamento dovrebbe capirlo anche un analfabeta, dovrebbe essere semplice. Ora non si esulta più dopo un gol, passano dei minuti con il controllo del Var e questo toglie l’essenza del calcio. Per me è gol quando la rete si gonfia. Io sono per il professionismo degli arbitri. Non avevo dubbi sulle qualità di Baroni, o sul fatto che fosse all’altezza; l’unico dubbio era sul fatto che potesse mantenere la rosa attenta su più competizioni, visto che non era abituato. C’era questa incognita, ma anche in questo caso ha dimostrato di essere bravo. Ha valorizzato l’intera rosa, anche i fuori rosa. Chapeau. E certo poi vincere aiuta a vincere. Il migliore in assoluto domenica è stato Guendouzi, nei particolari, nell’atteggiamento, senza palla. Siamo di fronte ad un giocatore davvero bravo, non me l’aspettavo. Su Noslin si è preso delle responsabilità anche Baroni, che lo ha fatto giocare in diversi ruoli. Per me chi sa fare tutto non sa fare niente, è giusto che i calciatori si specializzino. I calciatori importanti sono i leader non a parole, ma con la cultura dell’esempio. Quelli che si mettono a disposizione, che limano anche gli errori dei compagni. Questi ti aiutano a vincere. Una mia personalissima panchina d’oro la darei a Baroni, dal punto di vista tecnico e della sorpresa. Ma probabilmente se dovessi dare un premio solo, sceglierei Gasperini. L’anno scorso l’avrei data a Motta. Fermo restando che i risultati, i trofei e gli obiettivi o si raggiungono o meno, non ci sono le tappe come nel ciclismo. Io Baroni non lo sto apprezzando solo ora che vince, anzi lo apprezzo quando non vince, è sempre garbato e misurato. Questo ci fa capire com’è".
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