La Lazio prepara il match in programma venerdì al Maradona contro il Napoli. I biancocelesti sono attesi in casa dei primi della classe, che stanno giocando un campionato a livelli altissimi. Nel numero mensile di Lazio Style Magazine, ora in versione digitale, la società ha intervistato l'ex calciatore biancoceleste Cesar. Arrivato in Italia nel 2001 ha poi deciso di rimanere a vivere a Roma, dove ha vissuto la sua miglior parentesi in carriera. "Ho vissuto ogni tipo di Lazio. Amo questa città, i miei figli sono nati qui" apre l'intervista a 'Cesaretto'.
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Lazio, Cesar: “Il gol al derby una liberazione, non capii più niente”
Una delle serate che non dimenticherai mai è il derby Lazio-Roma 3-1 del 5 gennaio, in cui hai anche segnato.
"Il gol nel derby fu una liberazione, era la mia prima vittoria contro la Roma. La Lazio non la batteva da 5 anni. Vivevamo un momento difficile in campionato e loro avevano appena pareggiato. Il 2-1 arrivò al momento giusto, quando vidi la palla in rete non capii più niente. Fu una vittoria fondamentale per il resto della stagione, i tifosi ancora mi fermano e scrivono per quel gol".
Come fu la vigilia?
"Eravamo tutti carichi, soprattutto Di Canio. Trasmise la voglia di vincere ai nuovi arrivati, io invece ero a Roma da tempo e già sapevo cosa significasse un derby per i tifosi. Non avevamo tante qualità ma volevamo solamente vincere, i gemelli Filippini furono pazzeschi".
Arrivi in Italia giovanissimo, cosa hai provato quando ti sei trovato insieme a tanti campioni?
"Provai un'emozione pazzesca, la Lazio in quel momento era la squadra più forte al mondo. Entrai in punta di piedi. Quando c'era la sosta per le nazionali Formello era vuota: questo la diceva lunga sulla qualità di quella squadra".
Diventi il padrone della fascia sinistra e sfiori la finale di Coppa Uefa. C'è qualche rimpianto per la gara di andata contro il Porto (persa 4-1, ndr)?
"Non tanti, sinceramente. Loro erano all'inizio di un ciclo dove con Mourinho avrebbero vinto tutto. Passammo in vantaggio ad Oporto, giocammo alla grande per il primo quarto d'ora. In Europa però basta una piccola distrazione per pagarla cara ed essere eliminati. Incassammo 4 gol e al ritorno fu impossibile ribaltare la situazione".
Tanti infortuni l'anno successivo ma una Coppa Italia conquistata da protagonista. L'anno più bello?
"Assolutamente. Una stagione bellissima, giocavamo un calcio pazzesco con una mentalità vincente. Ci siamo divertiti tanto con Mancini, avevamo tutti un bellissimo rapporto. Trovai il mio primo gol in Champions League e a maggio conquistammo la Coppa Italia contro una Juventus piena di campioni".
2-0 all'andata, con un tuo rigore sbagliato e 2-2 in rimonta a Torino...
"Incredibile, la mattina prima della gara di andata avevo segnato tutti i rigori. Quella sera andò male, per fortuna ci pensò Fiore con una doppietta. Al ritorno andammo sotto 2-0, da quel momento cominciammo a giocare e ci prendemmo la Coppa davanti ai nostri tifosi che avevano invaso Torino. Sento ancora Inzaghi, Oddo e Liverani".
Avresti visto bene qualcuno della tua Lazio in questa?
"Liverani e Fiore avrebbero potuto fare bene, ma anche il sottoscritto (ride n.d.r). Anche la nostra 'Banda Mancini' era una squadra molto tecnica".
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