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Lazio, Cataldi: “Sarri fondamentale per me, nelle lacrime al derby…”

Danilo Cataldi
Nel corso di una lunga intervista Danilo Cataldi si racconta a 360°: dagli inizi della sua carriera, ad un ruolo centrale nella Lazio di Sarri

redazionecittaceleste

Si è conquistato un posto inamovibile nel centrocampo di Maurizio Sarri. Danilo Cataldi si è preso la sua Lazio e sta vivendo il momento di carriera in cui sta giocando con più continuità. Il centrocampista biancoceleste ha concesso una lunga intervista ai microfoni di Dazn, nel corso della trasmissione Dazn Talks.

Ciao Danilo, come stai? Com'è andato l'allenamento?

"Bene, abbiamo fatto un allenamento abbastanza breve. Stiamo preparando la partita che ci aspetta che è parecchio impegnativa. Oggi è stato un allenamento abbastanza tranquillo, abbiamo lavorato più a livello tattico".

Com'è nata la tua passione per il calcio?

"La mia passione è nata da piccolo. Ho iniziato a giocare a 4 anni, nella borgata vicino casa. Sono rimasto lì fino agli 11 anni, poi sono arrivato alla Lazio e ho fatto tutta la trafila con le giovanili. E' un amore che parte da quand'ero piccolino. Come tutti i bambini dicevo che volevo fare il calciatore, lo sognavo. Poi quando sono cresciuto mi sono reso conto che era molto difficile. Quando si arriva in Primavera si capisce che fare quel gradino è molto complicato".

Ti capita di vedere ancora quegli amici, quei bambini con i quali andavi a scuola?

"Si ho sempre lo stesso gruppo di amici. Il mio migliore amico lo conosco da quando ho 3 anni. Mi hanno visto crescere sia nel quotidiano che dal punto di vista calcistico".

Quanto è stato difficile questo percorso?

"Parecchio, perché quando sono tornato da Crotone in Serie b, dove ho fatto il mio primo anno fuori da casa e a 19 anni non è facile, ho avuto subito un'ottima stagione. C'era mister Pioli e siamo arrivati in Champions e in finale di Coppa Italia. Ho giocato parecchio e in casa mia sono riuscito a realizzare tutto. Poi l'anno dopo, quando mi sono accorto di 'avercela fatta', l'ho subito un po' mentalmente, perché magari mi sono preso pressioni e responsabilità troppo grandi. Questa città è particolare, soprattutto se ci nasci e ci vivi è difficile da gestire. Le parentesi di Genova e Benevento mi hanno aiutato a riprendere la strada sui giusti binari. E' stato complicato dal punto di vista mentale".

Ci parli del tuo pianto dopo la vittoria nel derby?

"Una delle immagini alle quali sono più legato. Ho indossato la prima volta la fascia da capitano in quella stagione con Pioli perché Radu me l'aveva data e poi l'ho fatto in alcuni sprazzi di partite. Portarla al derby dall'inizio è stato parecchio particolare. I giorni prima sono stati devastanti, non rivivrei mai il pre-derby. Rivivrei la partita, quand'è finita mi sono liberato di tutta l'adrenalina. Fortuna che è andata bene..."

Cosa c'era in quelle lacrime?

"C'era un po' di tutto, è stata una liberazione per me perché è quello che ho sempre voluto. Il calcio poi si sta evolvendo tanto dal punto di vista tecnico-tattico e noi siamo una squadra che ricerca la perfezione, avendo un mister che ci tiene molto a queste cose. Ma vincerla così è stata un qualcosa in più. Qui a Roma il derby si vive in ogni momento dell'anno, e in quel momento rappresenti tutti, dal bambino al signore. E questa cosa mi è pesata parecchio per quanto riguarda le responsabilità che avevo in quella partita. In quel pianto c'era la liberazione di quei giorni".

Ricordi il tuo esordio in Serie A?

"Si era Lazio-Napoli, perdemmo 1-0 con gol di Higuain. Fu particolare, con i miei genitori allo stadio. La partita non siamo riusciti a pareggiarla e c'era un po' d'amarezza. Da un lato c'era la contentezza per esordire con la tua squadra nella tua città e la realtà di aver perso la partita. C'era un mix di emozioni. Fortunatamente la settimana dopo contro il Milan, ho giocato dall'inizio e abbiamo vinto 3-1. Quello è stato il vero esordio (ride n.d.r)".

Ora arriva Napoli-Lazio, come la vivi?

"Una partita importante e complicata. La vivo bene, sono fiducioso della squadra e cerco di avere sempre pensieri positivi. E' innegabile che il Napoli è una delle squadre più in forma d'Europa però penso che possiamo fare bene. Vediamo come va".

Qual è l'avversario più complicato che hai affrontato in questa stagione?

"Una bella domanda, perché incontri squadre che sono più fresche in alcuni momenti della stagione. Devo dire che l'Atalanta quando è venuta a giocare da noi ha fatto probabilmente la miglior partita dell'anno. E' stato complicato perché arrivano uomo su uomo e se stanno bene è difficile trovare spazi. E' stata la partita in cui personalmente sono andato più in difficoltà".

E a livello di singoli, chi ti ha impressionato di più?

"Restando in tema Napoli-Lazio dico Kvara. Abbiamo giocato contro il Napoli alla 4a giornata e lui era un oggetto misterioso ancora. Se ne parlava bene ma non mi aspettavo questo impatto. E' stata una bella sorpresa".

Con Sarri parli solo di calcio?

"Si. E' uno che sa il fatto suo e si parla spesso di calcio con lui perché è un perfezionista. Non è quasi mai contento, anche quando facciamo un'ottima prova cerca sempre l'aspetto da migliorare. E questo va apprezzato. Poi però quando è fuori dal contesto calcio se ne esce con qualche aneddoto della sua vita precedente e quella è la parte più divertente del mister. Non ho mai visto il blocchetto su cui scrive, sono sincero. Sicuramente si segnerà i minuti della partita in cui ci accade qualcosa che poi ci farà rivedere nei video agli allenamenti, ma non l'ho mai visto".

Perché il numero 32?

"A Crotone avevo il 28 e pensavo di riprendere quello. Perché sei un ragazzo, torni in una squadra importante e prendi il numero che c'è. Il 28 era occupato e un massaggiatore mi disse di prendere il 32 e l'ho fatto. Ho provato a cambiarlo un anno con il 5 e non è andata alla grande. Quindi ho ripreso il 32".

Ci racconti la città da calciatore? Cosa ti dicono?

"Mi reputo un anti-calciatore perché cerco di vivere la vita nel modo più normale possibile. Porto mio figlio ai parchi, gli faccio fare delle passeggiate. Vivo la città in modo più tranquillo possibile, poi c'è sempre il tifoso che ti riconosce e che ti dice sempre 'mi raccomando il derby'. Non so quale sia stata la cosa più divertente che mi abbiano detto, mi scordo tutto".

Ti sei sposato molto giovane, è vero che non avete voluto regali?

"Abbiamo fatto una raccolta per delle persone a noi vicine. E abbiamo deciso di dare loro una mano, ci siamo sentiti di fare questa cosa. Una parte dei regali l'abbiamo data a queste persone che ne avevano bisogno".

Sei una persona generosa quindi.

"Abbastanza, è un qualcosa che faccio nel quotidiano senza andare a cercare i riflettori. Non mi piace stare tanto sotto i riflettori, sui social. Vivo la mia vita senza stare lì a mostrare troppo le cose. Vorrei essere nato nel calcio di un'altra epoca rispetto a quello attuale. Ci sono cose positive, però in alcuni casi è meglio evitare di esporsi ed ostentare".

Sei un appassionato di videogiochi?

"Ho giocato un po', ma da quando è nato mio figlio ho messo in pausa tutto. Una sera mia moglie, durante la pandemia, mi ha staccato tutto. La pandemia era l'emblema della Playstation, è una cosa che è capitata a tanti..."

Quanto è stato importante l'arrivo di Sarri, visto il ruolo delicato che ricopre il play davanti alla difesa?

"Personalmente è stato molto importante, venivo e venivamo da Inzaghi che aveva in mente un altro tipo di calcio, dal modulo all'approccio alle partite. Mister Sarri chiede pressione sulla palla, una squadra corta e vuole un play di palleggio. Ho cercato di calarmi nella realtà del mister. All'inizio è stato un po' difficile perché mi allenavo da mezz'ala. E' stato un percorso che ho intrapreso piano piano per crescere anche in fase difensiva, che non è il mio forte. Se è una scommessa vinta? Speriamo dai."

Senti il peso di essere un suo pupillo?

"Si. Sembra paradossale perché tra poco compirò 29 anni, ma questo è il primo anno che rivesto un ruolo così centrale. Nonostante l'età è un qualcosa di nuovo, speriamo di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati".

Hai realizzato tutti i sogni che avevi o c'è qualche conto in sospeso con la vita?

"Quando sei un ragazzo sogni sempre cose importanti, come vincere lo Scudetto, la Nazionale... C'è ancora qualcosa che mi manca ma chissà, nella vita non si sa mai, spero possano avverarsi. I sogni più importanti però li ho già realizzati: avere una famiglia, giocare in Serie A, i miei genitori stanno bene. Quello è l'aspetto più importante".

Ci racconti la crescita di Provedel?

"Come prima cosa è un bravissimo ragazzo. E anche se è uno silenzioso per i modi che ha, ti trasmette tranquillità e sicurezza. Secondo me è un grandissimo portiere: non gli serve urlare, ti dà tranquillità senza fare sceneggiate. Lui è atipico, ti dà sicurezza senza inveire più di tanto".

Chi è il più 'fumantino' in squadra?

"Luis Alberto è fumantino. E' così, è il numero 10".

Che gruppo c'è nello spogliatoio?

"Da noi ci sono bei personaggi, divertenti. Siamo un bel gruppo: quest'anno è arrivato il capo che è Casale. Un personaggio straordinario, mai visto. E' un soggetto, non so spiegarti perché ma fa ridere. Parliamo di un grandissimo giocatore, ci tengo a chiarirlo, però ti fa divertire. Quello che si veste peggio? Gila, mette cose di 3-4 taglie più grandi. Se fate questa domanda a qualcun altro sicuro risponde allo stesso modo. Secondo me lo dice anche lui, e noi glielo ripetiamo tutti i giorni. Lui è anche sicuro di come si veste, noi rispettiamo il suo stile ma ovviamente viene preso di mira".

Che rapporto hai col fantacalcio?

"Pessimo. Non l'ho mai fatto in tutta la mia vita, poi un paio d'anni fa mi hanno convinto degli amici. Mi scordo di mettere la formazione, mi dimentico di chi è squalificato, infortunato: nelle ultime partite ho rimesso Romagnoli. Mi dimentico che ci sono le partite, tipo il venerdì. Ora lo so perché giochiamo noi ma in genere sono un disastro".

Come pensi di fermare Lobotka venerdì?

"E' complicato. Innanzitutto bisogna fargli i complimenti, perché è uno che all'inizio ha avuto un po' di difficoltà. E a un giocatore che fa prestazioni del genere in una piazza come Napoli bisogna solo fare i complimenti, è cresciuto in maniera incredibile. Non so come possiamo fermarlo, vediamo".

Infine un appello per il fantacalcio

"Create un'app unica per tutto con le probabili formazioni, l'asta. E bisogna mettere i cambi automatici per gli squalificati ed infortunati, così è troppo complicato".