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Nicolò Casale
Un mercato, quello estivo, pensato e portato avanti con intelligenza. Quattro mesi dopo l'inizio del campionato, alla luce di quello che la prima parte di stagione ha raccontato, un terzino sinistro di ruolo e forse un vice Immobile puro non avrebbero di certo fatto male. Ma il mercato della Lazio non può essere considerato insufficiente. Otto volti nuovi all'ombra del Colosseo: una difesa ricostruita, un centrocampo arricchito di quantità e qualità e un reparto offensivo a cui sono stati aggiunti giovani promettenti. La scena se l'è, giustamente, presa la difesa. Provedel ha ridato fiducia e sicurezza al reparto, Romagnoli è già leader di questa squadra. In secondo piano, tuttavia, non può passare la crescita evidente di Nicolò Casale. Lanciato per ultimo da Sarri ma diventato subito una certezza nella sua difesa.
Sei, la partite che Casale ha dovuto aspettare prima che Sarri lo lanciasse all'Olimpico. Titolare contro il Verona, squadra che lo ha cresciuto come uomo e come atleta, per uno dei più classici scherzi del destino. Ci ha lavorato con pazienza e meticolosità Sarri, dandogli tempo di adattarsi ai dettami di una difesa a quattro di reparto (lo aveva già fatto per poco a Empoli con Dionisi). Compito non facile per lui cresciuto nella difesa a tre con il dogma della marcatura a uomo. Il sorpasso su Patric è stato prima forzato, poi voluto e meritato. Nel mese di novembre è stato l'unico a partire sempre titolare insieme con Provedel e Felipe Anderso. Ciò che testimonia alla fine l'effettiva crescita di Casale sono i numeri: Ha giocato tra Europa League e Campionato dieci partite. In queste dieci gare la media dei gol subiti è di 0,8. Senza di lui la media è di 1,3. Sarri lo ha aspettato e lui ha risposto presente.
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