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Lazio, Calori: “Moggi mi guardò in silenzio. La mia impresa più bella…”

Alessandro Calori
Alessandro Calori, ex giocatore di Serie A e ex allenatore della Primavera della Lazio, è tornato a parlare del famoso gol contro la Juventus
Stefania Palminteri Redattore 

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Alessandro Calori, ex giocatore di Serie A e allenatore della primavera biancoceleste, nella stagione 1999-2000 si rivelò l'uomo decisivo per l'assegnazione dello scudetto alla Lazio. Nell'ultima giornata di campionato, segnò il gol della vittoria del Perugia contro la Juventus per 1-0, sancendo con la sconfitta dei bianconeri e regalando il titolo ai biancocelesti. Ecco le sue parole alla Gazzetta dello Sport

Calori, sono quasi trascorsi 25 anni: quel gol alla Juve le ha giovato o alla lunga l’ha danneggiata?

“Non lo so. Non l’ho sfruttato, non ci ho costruito sopra nulla, anche perché non mi interessava farlo. Oggi diventerei virale sui social, che all’epoca non c’erano, ma non è questo. Quella rete mi ha reso antipatico agli juventini, simpaticissimo ai laziali e simpatico ai fiorentini, che sono i più anti-juventini di tutti. Una beffa, perché io da bambino ero tifoso della Juve e sono cresciuto con Gaetano Scirea come modello. Oggi parlano tutti di costruzione dal basso, Scirea la faceva già cinquant’anni fa con uno stile inimitabile”.

Ricordiamo quel gol: prima, durante e dopo.

“Una settimana di discussioni, si veniva dalla rete annullata al Parma a Torino contro la Juve, il colpo di testa di Cannavaro. Mi ricordo Luciano Gaucci, il presidente del Perugia. Ci disse che, se non avessimo vinto, ci avrebbe spediti a fare un ritiro in Cina. Non ci giocavamo la salvezza, ma con quei tre punti entrammo in Intertoto. Poi Collina al telefono durante la sospensione: non so con chi parlasse, penso con qualcuno della Lega o della Figc. In 10 minuti era venuta giù l’acqua di un mese o forse di più. Il prato del Curi teneva bene la pioggia, ma, quando ripartimmo, il terreno non era asciutto... È stata una cosa anomala. Il gol: Conte respinge di testa, io fuori area stoppo di petto, calcio di esterno collo e batto Van der Saar. Una bella rete”.

E dopo?

“Carlo Mazzone, il nostro allenatore, fece la battuta del giorno: ‘Ci voleva un romanista come me per far vincere uno scudetto alla Lazio’. Gli juventini erano furiosi. Normale”.

Luciano Moggi, dg della Juve?

“Mi guardò senza dire una parola”.

Calori allenatore.

“La mia impresa più bella resta la promozione in Serie B con il Portogruaro. Al Padova lanciai El Shaarawy. A Trapani, con il direttore Salvatori, sfiorammo una salvezza miracolosa, la situazione era disperata. Alla Primavera della Lazio lavoravo a contatto con Sarri, per me una stagione di crescita. Ho voglia di ripartire”.

La sua idea di calcio?

“Il mio gioco si basa sulle caratteristiche dei giocatori a disposizione, bisogna adattarsi a chi si ha. Oggi guardo Gasperini e Sarri, aggressività e organizzazione”.