È un sole bugiardo quello che splende nel cielo di Roma, una città che ancora piange Mihajlovic. La Capitale ha perso un suo figlio adottivo, innamorato del posto dove ha costruito la parte migliore della sua vita: la famiglia. Arrivano per primi - alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri - i cinque figli scortati da mamma Arianna che, con la sua meravigliosa forza, fa da scudo. Lo ha promesso al suo Sinisa, si prenderà lei cura del loro capolavoro più grande e, nonostante un dolore inimmaginabile, non tradirà mai la parola data.
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Lazio, il calcio saluta Sinisa mostrando la sua parte vera: l’umanità
Col passare dei minuti le persone sono sempre di più alla basilica: oggi non conta la squadra, né la fede o i vessilli. Il "fratellino" Strankovic è già lì, ore prima dell'inizio della funzione. Sono tanti gli amici che sfilano a testa bassa per dare un ultimo saluto a Sinisa. C’è tutto il Bologna guidato da Thiago Motta, che del serbo ha preso il posto sulla panchina emiliana. Con gli occhi lucidi anche i “nemici” Francesco Totti e Daniele De Rossi. Immancabile tutta la Lazio per rendere omaggio a un pezzo della propria storia, un amico vero e leale. Non trattiene le lacrime Juric, uomo all'apparenza burbero, ma dal cuore enorme proprio come Mihajlovic.
L'ultimo saluto a Sinisa è stato un altro insegnamento. Come in occasione dell'annuncio della malattia, quando rimarcò l'importanza del non vergognarsi o piangersi addosso. Oggi Mihajlovic ha lasciato il suo ultimo grande messaggio: chi da lontano può sembrare invincibile, in realtà non lo è, e ha un lato debole. Oggi ha vinto la parte più vera e bella del calcio: l'umanità. Un'umanità vista all'uscita del feretro dalla basilica. Mancini e Stankovic, i suoi fratelli in campo, Arnautovic, che lo ha salutato come un padre, De Silvestri e Lombardo: tutti a sorreggerlo fino all'ultimo istante. Sinisa non c'è più, ma il suo ricordo resterà vivo per sempre.
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