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Brocchi: “I primi mesi alla Lazio stavo malissimo. Sul fallo di Matuzalem…”

Brocchi
L'ex centrocampista, alla Lazio tra il 2008 e il 2013, ha ripercorso la sua esperienza a Roma, dal suo arrivo alla fine della sua carriera
Stefania Palminteri Redattore 

Christian Brocchi torna a parlare di Lazio. In biancoceleste dal 2008 al 2013, l'ex Milan a Roma raccolse ben 128 presenze e 3 gol. Rimasto nei cuori dei tifosi capitolini per la sua grinta e la sua abnegazione, chiuse la carriera dopo la vittoria della Coppa Italia contro la Roma datata 26 maggio 2013 a causa di una serie di problemi fisici che lo avevano tormentato nei mesi precedenti. Smentita la versione per cui chiuse la sua carriera per un fallo killer di Matuzalem in un Genoa-Lazio della stessa stagione - di cui ha parlato nel corso dell'intervista -, ha parlato nel corso della prima puntata della rubrica Topps Match Attax del canale Youtube 'The Squad' ripercorrendo i momenti saliente della sua esperienza nella Capitale. Queste le sue parole.

Su Romagnoli e il passaggio dal Milan alla Lazio

"Romagnoli fa un passaggio di carriera che feci anch'io. Per lui è stato più facile, è sempre stato romano e laziale, io lo avevo fatto perché volevo vincere con una maglia diversa rispetto al Milan. Ho avuto la possibilità di andare e ho detto 'Vado', rinunciai a soldi e vita privata a casa. Non mi avrebbero mai mandato via, io andai per orgoglio. Per me fu difficilissimo: nato e cresciuto a Milano, a San Siro quando finisce la partita esci dallo stadio e poi finisce lì, riprendi con la tua vita. Roma è un ambiente completamente diverso, radio 24 ore su 24, i tifosi sono diversi proprio nella gestione della cosa. Io ho fatto molta fatica all’inizio. Poi anche integrarmi in un gruppo che aveva avuto delle problematiche: molti furono mandati via, io ero un nuovo acquisto e quindi non ero stato subito ben visto all'inizio da una parte dello spogliatoio perché avevano mandato via dei compagni, degli amici, ma ovviamente non era colpa mia. Ci misi qualche mese a integrarmi, diciamo che fino a gennaio non vedevo l’ora arrivasse la domenica per la partita e poi tornare a Milano un giorno e mezzo. La situazione con Romagnoli è stata un po' diversa da questo punto di vista: lui è tornato a casa, si sente a casa, è molto felice di stare lì. Invece io i primi tempi alla Lazio sono stato malissimo".

Sul fallo killer di Matuzalem

"Siccome sono uno che non molla, non accettavo di chiudere così la mia carriera e ho fatto di tutto per recuperare, la società mi ha anche prolungato il contratto e l'anno dopo andai in campo con le infiltrazioni, ai medici dicevo che stavo bene. Per me la squadra era la priorità rispetto ai miei problemi, ma la verità è che non riuscivo più a giocare. Prima o poi andrà smentita questa cosa. Molti pensano che abbia chiuso la carriera per colpa di Matuzalem, ma non è assolutamente vero: mi ha fatto un’entrata brutta, questo bisogna dirlo, che non si deve fare ma non ho smesso per quello. Nell’ultimo anno mi sono fatto male a un piede in maniera grave, non mi sorreggeva più. Tutt'ora oggi mi trascino certi problemi, se gioco a Padel ogni tanto mi stiro".

L'arrivo alla Lazio

"A gennaio una chiamata con Tare ha cambiato tutto, gli avevo detto che volevo andare via, ma abbiamo parlato tanto: 'Sei venuto qua per vincere e vuoi andare via perdente?', da lì ho svoltato, a maggio abbiamo vinto la Coppa Italia e ad agosto la Supercoppa contro l’Inter del triplete. Non mi sono mai pentito della mia scelta di andare alla Lazio".

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