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È festa grande al triplice fischio di Colombo. L'urlo di Sarri, breve ma potente, è l'urlo dei laziali che sa di liberazione dopo due gare non all'altezza che avevano inevitabilmente fatto storcere il naso. Nonostante un colpevole ritardo la Lazio si presenta al campionato espugnando ancora il Maradona affliggendo al Napoli la prima sconfitta post Luciano Spalletti. Aveva ragione Sarri a insistere sul fatto che le motivazioni sono tutto per un gruppo ancora difficile da interpretare. Limiti di gioco ancora ci sono ma la boccata d'aria presa con questi tre punti assume ancor più valenza se si volge lo sguardo a quello che sarò il futuro prossimo.
Ora la sosta, alla quale ci si arriva con una classifica diversa ma soprattutto una consapevolezza nuova. La consapevolezza di aver espugnato, per il secondo anno consecutivo, uno stadio che fino alla scorsa stagione sembrava stregato. Immobile e compagni replicano il successo della scorsa annata centrando il bis quasi un secolo dopo (1934 l'ultima volta). Un risultato che dunque deve sapere di nuovo inizio per una squadra che ha abituato a tempi più lunghi di rodaggio ma che ora ha l'obbligo di scalare ancora più rapidamente le marce.
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