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Sarri
Senza fretta, tempo al tempo; il lavoro di mister Sarri sulle varie panchine va aspettato, come fosse un qualcosa a lunga preparazione. Al tecnico della Lazio serve tempo per inserirsi e farsi conoscere e soprattutto per diffondere e instaurare un'idea di calcio non semplice ma che, una volta attecchita, diverte e fa divertire chi lo gioca. Nel primo anno tende a seminare, per raccogliere l'anno successivo. In tutte le sue esperienze durate più di un anno è sempre stato così: Empoli e Napoli sono la dimostrazione che al secondo anno Sarri e le sue squadre facciano un'importante evoluzione. Difficile paragonare le squadre, i giocatori o le stagioni ma un elemento in comune tra i vari Sarri delle varie squadre esiste.
A Empoli, nella stagione 2012/13 in Serie B totalizzò ben 73 punti piazzandosi quarto e accedendo così ai play-off senza centrare la promozione. Salto di categoria raggiunto l'anno successivo quanto totalizzò sì un punto in meno (72) ma si piazzò secondo venendo promosso direttamente. Sarri sulla panchina dei Toscani rimase un altro anno ma non può essere messo a paragone con i due anni nel campionato cadetto. A Napoli, dove Sarri è diventato grande, raggiunse al primo anno il secondo posto con 82 punti. Al termine della seconda stagione (2016/17) arrivò terzo ma totalizzando 86 punti.
Nel calcio di Sarri un anno zero c'è sempre e anche nel momento del suo arrivo a Formello questo era stato annunciato. Ora è passato e la Lazio oggi è quarta in classifica dopo sette giornata con 14 punti, 3 in più rispetto allo scorso anno. Il campionato è lungo e i conti si fanno, giustamente, alla fine ma se un segnale c'è va colto per cercare di capire miglioramenti o peggioramenti di una squadra che ambisce a crescere in maniera continua ed esponenziale
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