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Lazio, parla l’agente di Marusic: “Volevano uccidermi. Adam mi ha salvato”

Marusic
Le parole di Uros Jankovic, uno degli agenti di Adam Marusic, vittima di un'aggressione e salvato dall'intervento del terzino biancoceleste

Martedì scorso, al termine di Serbia-Montenegro, Uros Jankovic - uno degli agenti del calciatore biancocelesteAdam Marusic - è stato vittima di un'aggressione fuori da un ristorante di Belgrado, dove il laterale biancoceleste stava festeggiando il compleanno. “Un vero e proprio agguato. Siamo arrivati poco più di un'ora dopo il termine della gara e siamo usciti dopo un'oretta e mezza dal ristorante” - racconta Jankovic a Tuttosport - “Dovevamo e volevamo rientrare presto visti i nostri impegni. Fuori ad aspettare me, Adam, sua mamma, la compagna e la sorella c'era il mio driver. Nemmeno il tempo di avvicinarmi all'auto però e sono stato assalito da più uomini, che non solo non ci hanno permesso di entrare nella vettura, ma hanno iniziato a colpirmi in testa con una pistola. Ho ricevuto trenta, quaranta colpi. Mi hanno distrutto.

Jankovic ringrazia l'intervento di Marusic, salvifico per la vita del procuratore: “In questo momento mi trovo in ospedale, ho una gamba rotta e la faccia sfigurata. Hanno tentato di uccidermi. Per fortuna Adam mi ha soccorso, anche se gli hanno puntato contro una pistola. Avessero premuto il grilletto avrebbero ucciso un innocente. Adam è un eroe. È grazie al suo intervento che sono vivo. Non ci fosse stato mi avrebbero ucciso. Ne sono certo, al 100%”. 

L'obiettivo era lei e non Marusic. Per quale motivo l'hanno aggredita?

“La verità è che si tratta di un'organizzazione con giri loschi, che io definisco mafiosa, che ha provato a spillarmi denaro per il mio lavoro. Io non mi sono mai piegato. Avevano già provato a chiedermi soldi in passato più volte, l'ultima un anno e mezzo fa, ma nulla a che vedere con quanto accaduto l'altra sera, quando è successo quello io definisco un vero e proprio attacco terroristico”.

Come si è evoluta la vicenda?

“La polizia ha arrestato questi criminali. O meglio, ne ha arrestati tre. Nei video, che hanno registrato tutto, si vedono più persone. Mi hanno picchiato in quattro, tre con la pistola, uno senza. Ma in realtà mi pare di aver capito che fossero in quindici con compiti precisi. Prima che uscissimo tutti dal ristorante, avevamo infatti bloccato l'intera strada prima dell'aggressione”. 

Ha paura anche adesso per la sua vita?

“Hanno provato a uccidermi. Ma lotterò affinché venga fatta giustizia. E che le autorità serbe sbattano in prigione queste persone per moltissimo tempo”. 

Il suo socio Kezman non teme di essere il prossimo?

“Non credo. Per fortuna ci sono le immagini che certificano tutto quello che è successo. Senza il video, forse, le persone sarebbero rimaste in silenzio, anche nei media. Ma ormai quanto accaduto è di dominio pubblico”.

Con Marusic e la sua famiglia vi siete sentiti?

“Noi ovviamente parliamo sempre. Ma lui ora non deve rilasciare dichiarazioni a voi della stampa, lo farà a tempo debito. Racconterà quanto accaduto agli inquirenti e la giustizia farà il suo corso. Questa è la cosa più importante”. 

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